― pubblicità ―

Dall'archivio:

La complicazione del Bello- di Emanuele Torreggiani

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

Bello è una parola che si dice tante volte nel corso del giorno e nelle più svariate situazioni. Nella vita poi, si arriva a dichiarare che è stato bello anche quel tempo, quel luogo, quel giorno che, al momento del vivere, ci parve gonfio di tristezza: “…però!… è stato un bel funerale!”. Così, cerchiamo il bello anche nella morte, e non certo da oggi. Da tempo immemore. Da quando si predisposero tombe con le provviste per il viaggio. Da quando si innalzarono pire con le monete d’oro sugli occhi per pagare il disturbo. Da quando la morte del nemico viene onorata dal canto. La morte di Ettore indimenticabile nella sua bellezza di crudele perfezione, non è ancora spirato Ettore che Achille, ebbro di odio, lo lavora ai talloni per infilare le corregge da legare al suo carro e trascinarlo tutt’intorno la spianata della città troiana, e lo destina alla gloria eterna. E che dire di Gustav von Aschenbach sdraiato sulla spiaggia del lido, consapevole che la morte per colera lo divora, mentre lui insegue la bellezza concreta del bruciante impossibile amore e già il sole è al tramonto. E non è forse bello The Schindler’s List, con quella bimba in cappottino rosso che smarca il bianco e nero dei nostri giorni di cupa memoria, Ah! Cappuccetto Rosso che cammina così nella foresta circondata dal secolo canelupo: il nostro. Bello, si dice. Bellissimo, con in gola un sapore amaro, ch’è frutto della consapevolezza.

 

E che dire di Gesù, il cui supplizio e la conseguente morte, hanno partorito opere che dire belle è ancora esigua espressione?, e voltandoci dal Cristo morto e compianto da quattro angeli, tutt’un tratto, com’è bella quella ragazza rapita nell’ammirazione di Giovan Battista di Jacopo di Gasparre, detto il Rosso Fiorentino che commosse il generoso Giorgio Vasari, pittore e sommo scrittore. Com’è bella e intima quella ragazza rapita, che sembra così lontana da noi, sembra lei sia in quella stanza tutta per sé di Virginia Woolf. Certo, e com’è bello il bimbo che saluta con la mano la mamma mentre s’avvia al suo primo viaggio solitario sul trenino delle giostre. Ciao mamma, ciao mamma, e la bella mamma trepidante sorride, inconsapevole che sta iniziando il lungo addio. Sono belle le giostre vero amore mio, gli dirà subito poi baciandolo appassionatamente. Un bel bacio a schiocco sulle guance paonazze mentre l’organetto suona la marcia e la campana del primo giro squilla. Ach! Com’è complicato il bello…

Emanuele Torreggiani

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi