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‘La civiltà dell’acqua in Lombardia’

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MILANO – ‘La civiltà dell’acqua lombarda’, ossia il progetto di Regione Lombardia e dei Consorzi di bonifica e
regolazione dei laghi e delle loro associazioni nazionali (ANBI) e regionali (URBIM) per inserire le grandi opere idrauliche e irrigue lombarde nella lista del Patrimonio Mondiale, Naturale e Culturale dell’Unesco, è in attesa di essere inserito dal MIBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) nella lista dei siti italiani da candidare alla salvaguardia. L’importante passo per la tutela di 15 impianti idrovori, 7 manufatti irrigui, 13 fontanili e marcite e 7 ecomusei è atteso entro l’estate.

Di questo si è parlato oggi ha Palazzo Pirelli dove accanto al Presidente del Consorzio ETVilloresi Alessandro Folli (oltre che Presidente di URBIM ANBI Lombardia), degli Assessori regionali  Pietro Foroni (Territorio e Protezione Civile), Stefano Bruno Galli (Autonomia e Cultura), Fabio Rolfi (Agricoltura,Alimentazione e Sistemi Verdi), dell’Europarlamentare Angelo Ciocca, nonché di Lorenzo Lipparini, Assessore al Comune di Milano alla Partecipazione, Cittadinanza Attiva e Open Data, e di Giorgio Giovanni Negri direttore di URBIM – ANBI  Lombardia. I lavori sono stati coordinati da Diego Terruzzi Direzione Generale Territorio e Protezione Civile di Regione Lombardia.

“Investire ancora di più sull’acqua. E’ una sfida importante che possiamo vincere partendo proprio dalla nostra storia. Canali, rogge e fontanili, frutto dell’ingegno dell’uomo, che irrigano oggi 700.000 ettari di campagne – ha spiegato l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi – sono un’articolazione capillare, efficiente ed efficace che s’innerva nel territorio e hanno creato un’identità lombarda basata sull’acqua, a seguito della quale si è generata una cultura dell’utilizzo dell’acqua che altre regioni non hanno. Infatti l’acqua non è solo elemento paesaggistico, ma anche elemento chiave della storica produttività lombarda perché alimenta da secoli una delle agricolture di maggiore qualità del nostro Paese”.

“Siamo ormai ad uno stadio molto avanzato, grazie al lavoro che è stato svolto – ha sottolineato l’assessore regionale all’Autonomia e Cultura Stefano Bruno Galli – Quella lombarda è una storia di liquidità, perciò candidare questo grande patrimonio di acqua e ingegno all’Unesco è un omaggio alle nostre radici. Metterlo a sistema e costruirci sopra degli itinerari di senso è fondamentale, ma – ha precisato – l’auspicio è che si vada oltre il semplice riconoscimento”.

“Dei 54 siti italiani nella lista Unesco – ha proseguito – ben 11 sono lombardi ma spesso questo riconoscimento si è fermato ad un cartello stradale. Serve che quello della civiltà dell’acqua non diventi il dodicesimo medaglione, ma occorre piuttosto utilizzare i siti Unesco come leva per lo sviluppo strategico economico, turistico, monumentale: questa è la vera sfida e proprio per questo abbiamo chiesto, nel pacchetto dell’autonomia, la regionalizzazione delle sovrintendenze. Giusto che la tutela dei siti resti in capo allo Stato ma la loro valorizzazione deve essere regionale”.

“Regione Lombardia – ha spiegato l’assessore al Territorio e Protezione civile Pietro Foroni – utilizza le opere idrauliche anche contro il dissesto idrogeologico e i consorzi per la programmazione della protezione del suolo. Una plurifunzionalità
dei manufatti che costituisce un’articolazione ambientale che può diventare anche un volano turistico se adeguatamente valorizzato. Un contesto fino adesso inesplorato – ha concluso l’assessore – con grandi prospettive, che è dovere di Regione Lombardia proteggere, attenzionare e promuovere”.

“Il  primo grazie – ha detto Alessandro Folli – va a  Regione Lombardia che dal 2005 ad oggi ha investito concretamente, nell’estendere le competenze dei Consorzi di bonifica inizialmente limitate, appunto, all’irrigazione dei campi”. “Personalmente – ha continuato il Presidente di ANBI URBIM Lombardia –  ho capito che c’era una sfida da cogliere e potenzialità enormi da sviluppare per arrivare alla multifunzionalità”. “I risultati sono arrivati infatti – ha rimarcato Folli – tanto che ogni anni arrivano oltre 30 turisti in visita alla Diga del Panperduto e all’anello Verde Azzurro”.

 “Ma la vera intuizione – ha continuato Folli – è stata di quella di avviare una sinergia a livello istituzionale. Perché salvaguardare l’acqua, significare garantire il buon funzionamento delle oltre 60 mila aziende agricole lombarde”.

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