Lo Xinjiang è una regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese, a Nord-Ovest del paese. La maggioranza della sua popolazione è Iugura, una etnia di religione islamica.
Gli Uiguri hanno mire indipendentistiche fin dagli anni trenta del ‘900. Sempre soffocate dal governo centrale. Dal 2001 Pechino ha intensificato la repressione nei confronti delle popolazioni locali. Un’imponente de-islamizzazione del territorio, per cancellare culture, storie ed identità locali, è stata messa in atto con la creazione di campi di ri-educazione (per la Cina sono centri di formazione professionale). Dove gli uiguri-musulmani sono costretti a imparare il cinese e a lodare il Partito comunista.
Inoltre, le autorità cinesi ritengono sospetto, a livello terroristico, e quindi passibile di internamento nei campi di ri-educazione: portare la barba; indossare l’hijab; l’astensione dal bere alcol (!!!) o dal fumare (!!!); l’aver visitato Kazakistan, Turchia, Russia, ed Emirati Arabi Uniti; l’utilizzo di WhatsApp…
Gli Uiguri hanno risposto con attentati all’arma bianca nel cuore di Pechino, Kunming e Urumqi. La replica cinese è arrivata, violentemente, nel 2014, con l‘operazione Strike Hard, durante la quale è stato incarcerato il Mandela cinese: Ilhan Tohti, professore universitario uiguro.
Nel Dicembre del 2017 il Governo centrale ha lanciato una campagna di cinesizzazione della Iugura, il programma Becoming Family: per 5 giorni al mese, più di un milione di quadri del partito comunista, che abitano soprattutto in zone rurali, si trasferisco a vivere nelle case degli abitanti dello Xinjiang.
Marco Crestani
