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La Battaglia di Magenta tra storia e leggende

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

MAGENTA – Come ogni prima settimana di Giugno, i Magentini hanno celebrato l’anniversario della “Battaglia di Magenta” (il 159° quest’anno). Anche noi non abbiamo mancato ai festeggiamenti per questo fatto storico, che ha segnato i destini d’Italia e la storia delle nostra città rendendola famosa in tutto il mondo, senza andare “a spasso per voi”. Ogni magentino pensa di conoscere per filo e per segno le fasi salienti della battaglia, ma ci sono delle curiosità che solo veri esperti conoscono.. Volete mettere alla prova la vostra “Magentinità”? Non imbrogliate e ammettete quanti dei punti qui sotto potete barrare come noti!

 

  • ROSSO MAGENTA. Vi siete mai chiesti da dove arriva l’origine del nome del colore? Svariate sono le teorie: mentre una prima sembrava rimandare al colore dei pantaloni degli zuavi francesi, l’ipotesi più accreditata è quella secondo la quale, alla scoperta di questa tonalità nel 1859, Magenta era un nome noto in tutta Europa per la battaglia, fra le più sanguinose mai combattute nel corso dell’anno. Da qui la decisione di intitolare questa variante di rosso alla nostra città.
  • IL PONTE SUL TICINO. Gli austriaci chiesero ad un Ingegnere lecchese di minare questo ponte ideato da Napoleone I nel 1809, in occasione della battaglia di Magenta. Ma l’Ingegnere essendo un patriota piazzò gli ordigni in maniera tale da renderlo ancora percorribile aiutando così i francesi.
  • IL FIDO AMICO DEL GENERALE ESPINASSE. Durante l’assalto a Casa Giacobbe, morì alla testa dei suoi zuavi il generale Espinasse. Il valoroso ufficiale aveva portato con sé dalla Francia un cane, che gli fu vicino durante tutto lo svolgersi della battaglia. Morto il padrone, non fu possibile allontanare l’animale dalla salma e quando quest’ultima venne portata in Francia, il cane rimase sul luogo dove il generale fu colpito, presso la stazione ferroviaria, lasciandosi morire lì.
  • LA LEGION EST à MAGENTA, L’AFFAIRE EST DANS LE SAC. In molti conosceranno la celebre frase pronunciata dal maresciallo MacMahon, ma pochi conoscono l’aneddoto che vi sta dietro. La leggenda vuole che durante l’assalto finale, fosse sopraggiunta in aiuto della legione straniera francese una colonna di volteggiatori della Guardia Imperiale. Un tale Colonnello Martinez, comandante del 1° reggimento della Legione Straniera, avrebbe esclamato con rabbia: <<Noi non li vogliamo! Che vadano a fare la guardia al palazzo di Saint-Cloud!>>. In seguito, senza attendere lo schieramento dei volteggiatori, alla testa dei suoi uomini, insanguinato e con in pugno una carabina tirolese raccolta nella mischia, Martinez sarebbe partito alla carica per conquistare Magenta, impresa che gli riuscì e che diede modo a MacMahon di comunicare la presa della città  con la celebre frase.
  • LA SECCHIA BUCATA. Un soldato francese verso la conclusione della battaglia sostava nel cortile dell’attuale casa Ponti, in quella che ora è via Cavallari. Mentre si dissetava, una ultima fucilata austriaca perforò il secchio dal quale stava bevendo. Il soldato ridendo continuò a bere attraverso il foro dicendo <<Così va decisamente meglio >>.
  • IL PARROCO GIARDINI. Si narra che l’allora parroco di Magenta, Carlo Giardini, avesse esortato gli Austriaci a resistere per la gloria della bandiera imperiale e che avesse in seguito invitato, il giorno dopo la battaglia, Napoleone III e Vittorio Emanuele II nella sala maggiore delle canonica. Durante il pranzo, l’imperatore venne informato del tradimento di un prete magentino, ma venne indicato come colpevole tale Beretta. Napoleone III diede l’ordine immediato di fucilare  il prete con l’assenso del Re, mentre Il Parroco Giardini tacque. Per fortuna l’equivoco fu chiarito in tempo e il Beretta fu rilasciato. Successivamente, il parroco Giardini lasciò Magenta e quando tornò fu emarginato dai suoi concittadini e visse solo e avvilito perché si poteva perdonare “l’incitamento” fatto ai soldati austriaci ma non la viltà per aver taciuto nel momento in cui si pronunciò la sentenza di morte per un innocente.
  • POVERTA’. Vanno ricordati gli atti di sciacallaggio compiuti dai magentini dopo la battaglia, se non altro per rendersi conto di quali fossero le condizioni di indigenza del tempo: appena dodici ore dalla fine della battaglia, la maggior parte delle salme presenti sul territorio di Magenta furono ritrovate senza vestiti. Il fatto creò non poche difficoltà al successivo riconoscimento dei morti.
  • II monumento, come tutti abbiamo ben presente, è in forma piramidale, e di aspetto severo quale si conviene ad un ossario: alto 35 metri e largo alla base 8, è composto di quattro facciate perfettamente uguali e rivolte ai quattro punti cardinali. La leggenda vuole che due scheletri interi occupino una parte del suolo: quello di un colossale soldato ungherese alto 2 metri e quello di un piccolo zuavo francese alto 1,40 metri.
  • NAPOLEONE III. Quando il fuoco della battaglia cominciò a spegnersi, Napoleone III completamente vestito si coricò in una locanda a San Martino, semidistrutta e circondata di carri che cadevano a pezzi e mezzi carichi di soldati feriti. Fu solo quando un suo ufficiale di picchetto lo svegliò, parecchie ore più tardi, che l’imperatore venne a sapere che la vittoriosa avanzata di MacMahon aveva liberato Magenta e la strada per Milano.
  • LA MADONNA DI SALETTE. Siamo nel pieno centro della città, tra via Roma e via San Martino. All’interno di un cortile di via Santa Teresa si trova un affresco risalente al 1859, con raffigurata la Madonna di La Salette. Tale affresco fu dipinto da un soldato francese subito dopo la battaglia, molto probabilmente si tratta di un ex voto, per la Madonna che lo aveva risparmiato dalla morte. Non c’è certezza, ma è probabile che la vecchia corte di vicolo Santa Teresa, durante la battaglia, venne utilizzata come ospedale da campo per raccogliere i feriti.

 

“Adesso tiriamo le somme: se potete affermare di conoscere almeno 8 curiosità su 10 siete dei veri esperti, se ne conoscete 6..vi conviene fare qualche ripasso, mentre se ne conoscete di meno.. correte a studiare subito! Rischiereste che vi venga revocato il diritto di residenza a Magenta immediatamente!”

 

Federica Goi

 

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