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La 1.000Miglia: “Vista da fuori emoziona, vista da dentro sconvolge”

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

LEGNANO –   Vi avevamo annunciato la partecipazione di Elisabetta Cozzi, direttrice del Museo Fratelli Cozzi, alla 1000Miglia partita da Brescia il 15 maggio scorso e conclusasi il 18. 1600 chilometri a bordo dell’Alfa Romeo S.Z. del 1989 della collezione Cozzi, annoverata tra le partecipanti all’Albo Zagato 100, una gara nella gara, che ha condiviso il percorso  della 1000Miglia classica, ma con classifica separata.

L’abbiamo incontrata al suo rientro al Museo Fratelli Cozzi e le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza.

 

Elisabetta, quando hai realizzato che stavi davvero partecipando alla 1000Miglia?

Abbiamo avuto pochissimo tempo per prepararci, ma quando siamo arrivati a Brescia e, insieme agli altri partecipanti, abbiamo iniziato a personalizzare l’auto, mettendo gli adesivi ufficiali, abbiamo realizzato che avremmo davvero partecipato.

Parli al plurale, con chi hai condiviso questa esperienza?

Questa esperienza è stata bella anche per il fatto di averla condivisa con Marco, mio marito, che mi ha accompagnata fino a Roma, poi ha dovuto lasciarmi per pregressi impegni lavorativi. Sapevamo che non avrebbe potuto partecipare per tutta la gara, per questo Zagato mi ha proposto di fare il ritorno con Klaus Busse (ndr Head of Design for Fiat, Abarth, Lancia, Alfa Romeo, Maserati at FCA Fiat Chrysler Automobiles). Ero un po’ preoccupata, si trattava di condividere l’abitacolo per decine di ore, in situazione di stress e pressione e invece, aver conosciuto Klus, è stata una delle sorprese più belle di questa avventura. Entrambi abbiamo un grande spirito competitivo. Ci siamo affiatati con l’obiettivo di fare un buon risultato. E’ uno dei tanti grazie di questa 1000miglia.

 Ma, cosa hai provato nei secondi prima della partenza, quando aspettavi il via sulla pedana?

Tremavo un po’, ero molto emozionata perché partecipare a una corsa con una storia  epica, la più bella corsa del mondo, è qualcosa che vista da fuori emoziona, vissuta da dentro sconvolge. E’ stato bellissimo portare insieme a me ciò in cui credo: la storia di questo marchio, della mia famiglia e dell’azienda della mia famiglia. Mio padre era alla partenza, per me è stato un regalo bellissimo, perché è venuto fin lì solo per farmi sentire la sua vicinanza.

 

Una storia di bellezza, di motori, ma in fondo è una storia d’Amore…

Sì!  E’ incredibile quante persone accoglievano il nostro passaggio con saluti, applausi, bandierine, come se volessero incitarci, celebrando queste emozioni. Erano tantissime le persone che avevano la bandierina 1000Miglia e tantissime le bandierine Alfa Romeo. Tutti urlavano “Quella è la SZ, è bellissima, è il mostro” (ndr soprannome della SZ). Apprezzavano questa auto perché molti  l’avevano vista circolare per la strade e si riconoscevano in quei tempi.

La cosa che mi ha colpito di più è che in diversi paesi abbiamo sentito le persone che avevano visitato il Museo, incitarci. Erano venuti apposta alla tappa per salutarci! Passavo e mi dicevano “Ciao Elisabetta, siamo stati al tuo Museo”. Questo è stato incredibile, mi ha fatto sentire un affetto e un’energia positiva meravigliosa. Qualcosa di sincero, il modo per stare vicino a qualcuno,  qualcosa di umanamente meraviglioso.

Fin qui solo cose belle, ma quali sono stati i momenti più difficili della gara?

A un certo punto abbiamo sentito un rumore, ci hanno sorpassato e ci hanno segnalato che stavamo perdendo la marmitta. Ci siamo guardati in faccia con un “E adesso?” disegnato sui nostri volti. In quel momento passava lo staff tecnico ed è lì che abbiamo conosciuto Altin (che vogliamo ringraziare). In men che non si dica, ha staccato la marmitta dicendo “Non succede niente, tanto voi andate lo stesso. Farete ancora più rumore”. Abbiamo postato subito la diretta facebook sulla nostra pagina e i commenti ci hanno aiutati a smorzare la tensione. In fondo, per un alfista doc, il rumore del motore Alfa non è mai abbastanza forte.

Quello stesso giorno, ci siamo fermati per un pit stop caffè e, prima di risalire, abbiamo visto una macchia di benzina sotto l’auto. Io  e Marco ci siamo guardati e abbiamo detto “Qua finisce la nostra 1000Miglia”. Eravamo a Corinaldo. Abbiamo chiesto ad alcuni passanti di indirizzarci da un meccanico. Erano le 12,10  e tutti erano chiusi per la pausa pranzo. Alla fine ho cercato on line e ho trovato, in realtà l’ho supplicato, un meccanico ancora aperto ed è stato gentilissimo. Abbiamo messo la macchina sul ponte e nel frattempo ci hanno raggiunto i tecnici Zagato, che hanno fatto un lavoro straordinario (grazie Umberto!!!). Una guarnizione del tappo del serbatoio si era seccata e andava sostituita. Abbiamo rimontato tutto e siamo ripartiti, ma  a quel punto era impossibile centrare i controlli orari. .

Il terzo giorno siamo arrivati a Roma dove mi ha raggiunto Klaus. Abbiamo fatto le presentazioni alle 6,30 del mattino e siamo partiti, da lì in poi la macchina è andata sempre bene confermando che “donne e motori sono gioie e basta”. E ci siamo impegnati per dare il massimo. Escludendo il secondo tragico giorno, ci siamo sempre piazzati al 3° posto.

Elisabetta ci sono delle persone che vuoi ringraziare per averti fatto vivere questa storia epica?

Sicuramente Andrea e Marella Zagato che hanno invitato il Museo a fare parte del Team Zagato 100 perché mi hanno regalato un grande sogno e una grande opportunità per il Museo. All’interno del team Zagato ci sono state persone fondamentali come Paolo di Taranto e Silvia D’Aguanno e tutti i meccanici. Ringrazio Marco per avermi affiancata nella prima parte di gara, e Klaus Busse per aver affrontato insieme a me questa strada,  condividendo tutto e per tutto. Ringazio tutta l’organizzazione e la Polizia Stradale (che ha fatto un lavoro straordinario), le Città, le Amministrazioni e le Persone! Un ringraziamento speciale a  Franco Cataudo perché lui ha preparato la nostra “piccola” in tempi record.

Non ultimo Pietro Cozzi. Lui è il primo, perché, grazie alla sua lungimiranza, ho avuto un motivo per partecipare alla 1000Miglia. A lui devo la bellezza di tutto ciò che ho vissuto perché tutto parte da lì, tutto parte da lui.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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