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Intervista di Radio Magenta a Giuseppe Crestani: altri tempi, altri uomini, altri sindaci

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MAGENTA – Consigliamo vivamente di rivedere su Facebook, la pagina è quella di Radio Magenta (lo scriviamo anche noi, così magari la guarderanno più persone.. ovviamente si scherza), la video intervista che Carlo Morani, ex assessore e magentino appassionato di storia e costume locale (basti ricordare le sue importanti pubblicazioni sul tema), ha realizzato assieme a Giuseppe Crestani, che molti ricordano come Beppe.

Politico di lungo corso, dirigente in campo sanitario, Beppe Crestani fu una delle migliori e più prolifiche menti scaturite dall’allora grande serbatoio della Democrazia Cristiana magentina. Fu soprattutto sindaco di Magenta dal 1979 al 1982, quando raggiunfse la poltrona di primo cittadino a meno di 40 anni.

Nell’intervista a Radio Magenta, Beppe Crestani ha rievocato il suo trascorso di studente (alla Bocconi), giovane iscritto alla Dc e giovanissimo neo consigliere comunale ai tempi del sindaco Passoni (quando suo coetaneo e avversario di schieramento, ossia sui banchi del Pci, c’era Piero Spadaro) e successivamente di ‘Ambrogino’ Colombo, che negli anni Settanta fu sindaco, fondatore del Parco Ticino e successivamente senatore.

Nella ricostruzione di Crestani c’è spazio per altri personaggi del trascorso politico di Magenta, dai comunisti Ferrario e Vegetti al segretario della Dc Piero Tunesi (“lavorava all’Alfa Romeo negli anni delle Brigate Rosse, degli attentati e delle gambizzazioni. Ci raccomandava sempre di stare attenti”).

Una parentesi importante dell’intervista è dedicata da Beppe Crestani alla situazione sanitaria e pandemica:  da residente a Roma, l’ex sindaco magentino ha sottolineato l’ottima performance della sanità laziale e rilevato come la locomotiva lombarda si sia ‘riposizionata’ e rimessa in sesto dopo una iniziale fase di sbandamento.

Ma il rilievo politicamente più importante è quello che ha dedicato alla riforma sanitaria di Roberto Formigoni, ‘che è stato un grave errore abbandonare e in un certo senso tradire, perché era stata quella di rendere la Lombardia il riferimento assoluto in campo nazionale ed anche europeo’.

Una piacevolissima chiacchierata che ha rinverdito l’importanza e la assoluta centralità dei partiti, della formazione culturale, della selezione della classe dirigente e del suo rapportarsi agli organismi dirigenziali, tutti elementi pressoché scomparsi dai ‘riti’ della politica di oggi.

A consuntivo, e nel ribadire l’invito a vedere l’intervista nella sua completezza, ci troviamo per l’ennesima volta a recitare un mantra che ad alcuni apparirà anche stantio, ma che dopo aver (ri)sentito Beppe Crestani suona come più attuale che mai: altri tempi, altra politica, altri uomini. E altri sindaci.

 

 

F.P.

 

 

 

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