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Dall'archivio:

In memoria di Marie dei Roxette: It Must Have Been Love, la ballata perfetta

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

C’è da supporre che It Must Have Been Love dei Roxette – cantata da Marie Fredriksson, morta dopo 17 anni di lotta – sia la più grande ballata degli anni Ottanta, di certo tra quelle indimenticabili. Il coro, epico – It must have benn love, but it’s over now – si può intonare ovunque, in uno stadio come nel proprio bagno di casa… Ironia della sorte: una canzone che da trent’anni è onnipresente in radio ha iniziato la sua vita nel 1987 come singolo natalizio per soli svedesi (il sottotitolo era Christmas for the Broken Hearted). La EMI Germania aveva chiesto a Per Gessle dei Roxette un “singolo per Natale, intelligente”, ma aveva rifiutato di pubblicarlo nel mercato internazionale. In Svezia la canzone conquistò un più che rispettabile quarto posto in classifica, ma fu l’inclusione nella commedia romantica per antonomasia, Pretty Woman, era il 1990 – e c’erano Richard Gere e Julia Roberts – a far esplodere il singolo in tutto il mondo, restando per 14 settimane nella classifica del Regno Unito, portando l’album dei Roxette in cui è contenuto il brano a tre dischi di platino negli Usa. Per il film, come si sa, sono state apportate alcune modifiche: la nota sul Natale (It’s a hard Christmas day) è stata modificata in It’s a hard winter’s day dando un fascino più universale alla canzone.

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Gessle, che da bambino si intrufolava nella stanza del fratello maggiore per cantare gli Animals, ha mutato il pop e il folk svedesi. A causa del loro aspetto, tipico degli anni Ottanta (capelloni, vesti sgargianti), dell’uso dei sintetizzatori e altre armature musicali del tempo, i Roxette sono stati liquidati a lungo come una band di fluff pop.  In pochi li hanno citati come fonte di ispirazione. I Savage Garden, ad esempio, spesso paragonati a loro, hanno preso le distanze da ogni influenza dei Roxette. D’altronde, Gessle ha sempre ribattuto a questo sottile ostracismo: “per anni gli Abba non hanno avuto buone recensioni in Svezia”. Il suo commento non è inappropriato.

Con gli anni, in effetti – come è accaduto agli Abba – le battute sulle acconciature e sugli abiti dei Roxette hanno lasciato spazio all’apprezzamento. It Must Have Been Love è ancora uno di quei rari brani che si cantano di continuo. La forza della canzone, probabilmente, è dovuta a qualcosa che va al di là della bella voce e del ritornello convincente. Il vecchio schema Motown si fonde con un’estasi sonora perfetta e all’agonia lirica. È la canzone di un amore perduto, è la canzone del rimpianto: la persona che canta avrebbe potuto – avrebbe dovuto – lottare con più forza per tenere viva la relazione. It must have been good / but I lost it somehow: l’euforia brutalmente ironica di questo distico ha il nitore del patibolo. Suggerisce che in fondo non si sarebbe potuto fare nulla: Fredriksson, sola e confusa, annuncia che nessuno può comprendere l’amore e il suo segreto. Ma nonostante questo malinconico crepacuore, occorre andare avanti – il talento della Fredriksson sta nel mantenere una voce pulita, stoica, senza inutili tormenti, dimostrando che si è rassegnata al proprio destino. L’improvviso cambio di tono, poi, ci mostra che il dolore è ancora lì, presente, non passa, e ci precipita nel punto di prima. In 4 minuti e 15 secondi tutti i sentimenti dell’amore, così complessi, sono riassunti, mirabilmente. Marie Fredriksson non è più qui con noi a cantarla, ma quella canzone dei Roxette non morirà mai.

Dave Simpson

*L’articolo è pubblicato dal “Guardian” come “It Must Have Been Love: Roxette’s power ballad is a masterpiece of pain”

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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