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Impianto di rifiuti trasformato in discarica abusiva: un arresto in provincia di Varese

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VARESE – Avrebbe ricevuto 200 mila euro per trasformare il proprio impianto per il trattamento dei rifiuti una discarica abusiva. Per questa accusa un’imprenditrice di 48 anni è stata arrestata dai carabinieri del Noe che hanno anche sequestrato due aziende (le società proprietaria del capannone e quella titolare dei terreni) e i 200 mila che la donna ha ottenuto come “profitto illecito”. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 1 milione di euro. E’ l’ultimo fronte dell’inchiesta condotta della Dda di Milano che il 20 ottobre scorso aveva portato a 15 arresti e a una raffica di sequestro:
sotto sigillo erano finite 7 aziende attive nel settore del trattamento rifiuti, 9 capannoni industriali tra Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venzia Giulia, macchinari e automezzi e altri bene per un importo di circa 6 milioni.

La donna arrestata questa mattina su disposizione del gip Alessandra Simion è accusata di traffico illecito di rifiuti, gestione di rifiuti non autorizzata e realizzazione di discariche abusive. Secondo la ricostruzione dei pm Sara Ombra e Francesco De Tommasi, avrebbe messo a disposizione degli altri componenti dell’organizzazione il proprio impianto in provincia di Varese e contribuito alla falsificazione di autorizzazioni e documenti in cambio di un “illecito corrispettivo” quantificato in 200 mila euro. Così facendo, avrebbe rivestito un ruolo decisivo nell’organizzazione criminale sgominata dalla Dda di Milano.
Un’organizzazione strutturata e proprio per questo in grado – è stato accertato nelle indagini – di smaltire illecitamente oltre 24 tonnellate di rifiuti. Soprattutto indifferenziati urbani o di produzione industriali e artigianale, ma anche rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) prima stoccati e poi abbandonati in discariche abusive realizzate in capannoni industriali dismessi.

 

(foto di repertorio)

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