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Immensamente Gassman: 20 anni fa la morte del Mattatore

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di Martina Coppola

‘Non fu mai impallato’. È l’epitaffio che Vittorio Gassman aveva scelto e che campeggia sulla sua lapide a forma di libro nel cimitero del Verano a Roma. “È impallato ciò che si nasconde alla macchina da presa. Io mi sono sempre fatto vedere, mi sono esposto”, aveva spiegato l’attore in un’intervista a Corrado Augias. A vent’anni di distanza dalla sua scomparsa, avvenuta il 29 giugno del 2000, l’affermazione è quanto mai attuale. Attore, regista, sceneggiatore, scrittore, protagonista di teatro, cinema e tv, Gassman è considerato uno degli interpreti italiani più rappresentativi di sempre. “Sono trascorsi vent’anni dalla scomparsa di Vittorio Gassman, ma il segno che ha inciso nel teatro e nel cinema italiano è tuttora vivo nel ricordo e nella cultura del nostro Paese”, ricorda il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Gassman nasce il primo settembre 1922 vicino a Genova, da un ingegnere civile tedesco, Heinrich Gassmann, e Luisa Ambron.
Molto giovane, e dopo una parte dell’infanzia trascorsa in provincia di Reggio Calabria, si trasferisce a Roma dove frequenta l’Accademia nazionale d’arte drammatica per poi debuttare in teatro a Milano e approdare all’Eliseo di Roma. L’esordio cinematografico arriva nel 1945, in ‘Incontro con Laura’, di Carlo Alberto Felice, ma la pellicola va perduta. Nel 1947 si fa conoscere dal grande pubblico con ‘Daniele Cortis’, di Mario Soldati, per poi arrivare, due anni dopo, al suo primo grande successo con ‘Riso amaro’, diretto da Giuseppe De Santis. Negli anni ’50 concentra le sue energie sul palcoscenico e assieme a Luigi Squarzina, fonda e dirige il Teatro d’Arte Italiano.
Sul grande schermo nel 1958 è la volta del capolavoro ‘I soliti ignoti’ di Mario Monicelli, in cui si rivela come attore comico col personaggio di Peppe ‘er Pantera’, lui che dopo ‘Riso amaro’ si era sempre distinto per ruoli atletici e affascinanti. È l’inizio di un nuovo successo che lo consacra come uno dei più grandi interpreti della commedia all’italiana insieme ad Alberto Sordi, di cui si è celebrato il centenario lo scorso 15 giugno, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni. Tuttavia il soprannome che lo accompagna tutta la vita, il ‘Mattatore’, viene dalla tv e lo eredita dall’omonimo programma che conduce nel 1959 sulla Rai.
Gli anni ’60 cristallizzano poi il suo successo con pellicole come ‘La grande guerra’, il dittico ‘L’armata Brancaleone’ e ‘Brancaleone alle crociate’, e, sotto la regia di Dino Risi, oltre a ‘Il mattatore’, arrivano in sequenza ‘La marcia su Roma’, ‘I mostri’, ‘Il gaucho’. Gassman avvia un intenso scambio con Ettore Scola, per il quale recita in ‘C’eravamo tanto amati’ e ‘La famiglia’, mentre all’estero si fa apprezzare in ‘Un matrimonio’ di Altman. Non abbandona mai il teatro e le sue produzioni comprendono molti dei più famosi autori del XX secolo, tra cui la direzione dell’Adelchi di Manzoni, oltre a frequenti ritorni ai classici come Shakespeare, Dostoevskij e i drammaturghi greci.
Vittorio Gassman negli anni Novanta
(LaPresse)

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