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Il XXII Festival Jazz di Magenta chiude con la classe giocosa di Greta Panettieri

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MAGENTA – Il nero sul proscenio, l’azzurro d’angelo che fu di Marlene, il rosso acceso di un paio di labbra dispensatrici di suoni alogeni. Il blue, che son i mezzi toni della musica dell’anima per eccellenza; il rouge brillante proprio delle scene, dei palchi, dei club notturni, delle mille luci di New York. Signore e signori, Greta Panettieri, una musicista di altissima formazione ed una vocalist di rara capacità. Artista eclettica, anche nell’immagine, la Panettieri sceglie di offrirsi al proscenio del Teatro Lirico di Magenta in nero, in lungo, in gala e vezzo. Figura alta, incedere regale, corpetto asimmetrico a fasciare il busto, lasciando liberi spalla e braccio destri (quelli che impugnano il microfono); sotto il corpetto le ampie balze di una larga gonna a strascico, aperta sulle lunghe ed affusolate gambe, sorrette da scarpa a sandalo brillante e tacchi a spillo. Una figura magnetica e discreta al tempo stesso, concentrato di energia ma sempre calibrata; in accordo spaziale e pentagrammatico con i musicisti attorno a lei: il piano, la batteria, il basso. Tre pezzi fissi ed uno mobile, a filare le note tra gli strumenti ed il pubblico. Il tutto forma un quadro di quieta espressività e composta vertigine. Equilibrio nell’audacia. Un gran gala nell’ironia. La signora che canta (e suona e compone) il jazz e la sua forneria smart .

“Non gioco più”, il titolo dello show e di un album (2014) che l’artista umbra ha dedicato alla reinterpretazione di Greta Panettierialcuni dei maggiori successi di un’altra signora della canzone italiana, Mina. Eppure, a dispetto del titolo, la dimensione giocosa, insieme all’ironia, è la cifra stilistica dello stesso concerto. La Panettieri molto suadentemente prende per mano il pubblico: prima ipnotizzandolo con le parole, le interessanti didascalie ai pezzi, poi – come uno zufolaio magico – inducendolo a seguirla in alcuni vocalizzi… “non siate timidi….”  (ed il pubblico magentino si scopre intonatissimo, anche nelle sequenze più ardite!).

Questione di classe, di esperienza, di seduzione. “Non gioco più”… quale miglior modo per cominciare? Il gioco si chiama jazz e canzone italiana degli Anni Sessanta. Ed è proprio qui che la serata si inserisce nel canovaccio della ventiduesima edizione del Festival Jazz magentino: la musica e la creatività tra gli anni Sessanta e Settanta in occasione del 50° anniversario dell’evento rock (e non solo!) conosciuto come “Woodstock”.

Greta Panettieri - XXII Magenta Jazz Festival
Greta Panettieri con la sua band sul palco del Teatro Lirico di Magenta – AB-Ph©2019

“Sono qui per te” apre e si offre l’artista al suo pubblico, strizzando l’occhio al passato, con questa canzone firmata niente che meno Canfora-Wertmuller: “sono qui per te stasera, guardami come mi guardavi allora… sono qui per te e tu lo sai”: una ammiccante dichiarazione di intenti, i termini, le regole, del gioco .  Una partenza morbida, arrendevole, strumentisticamente avvolgente. Si apre il sipario, è velluto rosso.

Come secondo brano, a spezzare subito l’assioma “Mina”, l’ebbrezza fresca di un “Easy” (..like Sunday morning…) di Lionel Ritchie (wow! che piacevole sorpresa!). “Anonimo veneziano” di Stelvio Cipriani, seconda deviazione dai dichiarati intenti, per regalare un altro grande autore italiano e la maestria dei musicisti della premiata forneria gretiana. (entrambi compresi nell’album “With Love” del 2018).Greta Panettieri a Magenta

Atmosfera, virtuosismi elargiti con discrezione e misura; la spiegazione della Panettieri, la timidezza che si scioglie con le “parole – parole – parole” snocciolate in vocalizzi che si fanno sempre più spazio a mano a mano che la scaletta si dipana. Passando dall’eccezionale escalation di “Se telefonando”, fino a trionfare e liberarsi senza più timidezze nel finale di un “Brava”, reso divinamente, sorprendentemente, vorticosamente … e senza mai pronunciare la parola “brava” (non rimaneva che pensarlo: “ma quanto sei brava???!”). Fantastico!

Ascoltavi Greta Panettieri, la vedevi muoversi con classe ed equilibrio sui crinali spericolati della voce; una capacità di modulare e padroneggiare corde vocali e diaframma tale da non necessitare mai – dicasi mai – l’urlo, il volume: suoni sottili come lame, eppure mai freddi; suoni profondi come pozzi, eppure mai oscuri. La gola di Greta Panettieri, le sequenze scoppiettanti alla Gegè Telesforo (i due hanno collaborato a lungo… e si sente!); la voce che imita tromba e percussioni; la canzone italiana, ma siamo in un club di New York. I suoni sembrano distanti e sottili ma a qualcuno piace caldo, e la fiamma arde nel rigore. I pezzi sono datati ma gli arrangiamenti sono attuali ed originali . ‘Mina’ (ed il nazional-popolare) è la facciata, ma dentro c’è il jazz raffinato, la fusion celatamente ardita di una formazione di altissimo livello fattasi ossa e muscoli nel cuore della Grande Mela.

Alla frenesia di un’onda di vibrante eccitazione artistica nei locali del jazz d’oltremanica fa riferimento la Panettieri, inserendo in scaletta un brano originale, composto insieme a Sammartino (al piano); il brano, titolo “Don’t Know”, per la verità, parla del desiderio di un pomeriggio di riposo, “sul divano a mangiare e guardare la tv”; in ogni caso è l’occasione di un altro momento sognante dal palco del Lirico. Una ulteriore prova (già saggiata nei brani precedenti) che il suono più pieno si propaga tra le pieghe della penombra, non si accalca, non si ammassa, non si sguaia nemmeno negli acuti.

Intermezzo con un altro brano originale – “Oppure no”, tratto dall’album “Sgretolata” del 2016 – composto e “performato” (nell’album) con “Greg” di “Lillo & Greg” (la Panettieri, oltre alla carriera nei teatri di tutto il mondo, vanta – come si dice – partecipazioni a trasmissioni televisive e radiofoniche nazionali).

Greta Panettieri - ParoleE poi via, tuffarsi ancora nel repertorio della “grande Mina”, sigla universale per autori del calibro di Bruno Canfora, Ennio Morricone, Gianni Ferrio; il famoso testo di un insospettabile Maurizio Costanzo, Lina Wertmueller… Mina è il correlativo oggettivo del virtuosismo vocale, ma la grande canzone è quella di tanti autori nostrani che forse un tempo – quel tempo – potevano godere di spazi di creatività e sperimentazione irripetibili. Anni d’oro. 

A noi però rimangono musicisti di grande mestiere, intenso talento pentagrammatico e straordinaria espressività, quali Greta Panettieri, Andrea Sammartino (pianoforte), Alessandro Bossi (basso); Alessandro Paternesi (batteria). A noi rimane l’opportunità che l’Associazione Maxentia ed il Comune di Magenta ci offrono da ventidue anni di godere musica e spettacoli di eccezionale calibro, sincera passione e vivace, giovane cimento (tanto per tradurre in summa la qualità delle proposte); a prezzi accessibili a tutti e nella elegante cornice del nostro teatro Lirico. Il Magenta Jazz Festival . Grazie Maxentia, ci vediamo nel 2020!

Greta Panettieri - XXII Magenta Jazz Festival
  Greta Panettieri con la Direzione artistica della Maxentia: Eugenia Canale, Stefan Mandolfo, Massimo Losa, Fiorenzo Gualandris, Stefano Barbaglia, Gianni Papa. (AB-©2019)
Greta-Panettieri_MarcoInvernizzi_AB-ph
Greta Panettieri, dopo il concerto, con un estimatore del buon jazz, il critico cinematografico nonché ex Sindaco di Magenta (con lui venne Fresu a Magenta), Marco Invernizzi – AB-Ph©2019

Qui sample dal concerto del 30-11-2019 a Magenta: https://photos.app.goo.gl/sR1JLnJkpT5moFTx8

Alessandra Branca©2019

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