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Il voto del M5S è truccato? Di Matteo Spigolon, Fabbrica Politica

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Di Maio, nonostante l’opinione contraria di molti esponenti del M5S, soprattutto quelli appartenenti all’area del partito favorevole all’accordo con il PD (che non vogliono intralci di democrazia diretta per evitare rogne), è riuscito a ottenere che gli iscritti al movimento potessero dire la loro circa la nuova alleanza di Governo attraverso la piattaforma proprietaria denominata “Rousseau”.

Questo, però, solo dopo l’incarico di Mattarella a Conte per formare il nuovo Governo, e prima dell’intesa finale (entro una settimana).

Tutto è possibile, per carità, e considerando gli attori in gioco non ci sarebbe da stupirsi di nulla, ma è difficile che il Presidente della Repubblica abbia dato il via a questa operazione senza la rassicurazione che il voto su Rousseau sarebbe stato non vincolante o comunque dall’esito certo.

Riguardo a questo, la giornalista Paola Tommasi, in un’intervista a Coffee Break su La7, ha affermato “che il M5S sta cercando di truccare Rousseau perché la base sarebbe contraria all’accordo con il PD”.

Ha ragione o torto?

Non lo so, ma posso dire subito che queste dichiarazioni non mi scandalizzano. Avendo un background informatico, e avendone viste di cotte e di crude, so bene quanto e come certe situazioni potrebbero essere manipolate in un senso o nell’altro.  Chi mai riuscirebbe a controllare una piattaforma privata a cui pochissimi “eletti” hanno accesso? 

E anche se il backend (o dashboard o pannello di controllo) risultasse “pulito”, con una query sarebbe possibile modificare ciò che si vuole a livello di database. Che sia Oracle, MySQL, PostgreSQL, MS Sql Server o altro, poco cambia. 

Solo con piattaforme Open Source (controllo pubblico del codice), non installate in-house ma disponibili su Cloud (quindi senza accesso diretto al db), di proprietà di aziende che monetizzano col servizio (e quindi non possono rischiare la reputazione), ci sarebbe un minimo di garanzia. 

Non voglio dire che sia il caso del M5S, ma che si tratterebbe di una cosa assolutamente fattibile. Rientreremmo in un caso di manipolazione del proprio elettorato, cosa che viene naturale ai partiti e relativi leader.

*Matteo Spigolon
Fondatore di Fabbrica Politica

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