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Dall'archivio:

A proposito del DDL Zan affossato. Il volto, la faccia, un voto. Di Emanuele Torreggiani

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Le facce si lascino a chi si riconosce in caricatura….

“Nello sbrigativo linguaggio dell’attuale tuoneggia l’imperativo compulsivo che “si deve mettere la faccia”. Sia immediato il riferimento al voto di ieri in Senato che ha visto la bocciatura del Disegno di Legge (DdL) denominato Zan, così dal cognome del relatore. L’urlio sulla “faccia” nascosta scaturisce dal voto segreto chiamato dal Presidente del Senato. Ignominia, franchi tiratori, vili, accattoni, voto segreto voto immondo, etcetera, etcetera… ora, la politica è più complessa e profonda di quanto appaia la chiacchiera televisiva nei salotti alla moda. Il voto segreto ha legittimità costituzionale dal 1848 quando venne inserito nello Statuto Albertino, articolo 63. Nell’articolo viene indicata l’obbligatorietà del voto segreto, e cito testualmente: “per la votazione del complesso di una legge e per ciò che concerne il personale”. Il 4 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia trasforma il regime di monarchia assoluta in regime di monarchia costituzionale, la promulgazione dello statuto si colloca nel contesto della cosiddetta “primavera dei popoli” che stava terremotando il Vecchio continente, da cui, tra l’altro, il detto comune “è un quarantotto”. E così, centosettantatre anni fa, l’Italia era un luogo geografico non ancora uno stato, il monarca sabaudo, sepolto nella cripta reale di Superga, sente la necessità di inserire il voto segreto in determinati casi concernenti “la votazione del complesso di una legge e per ciò che concerne il personale”, è obbligo. Così agendo il Re tutelava la libertà e l’autonomia del singolo parlamentare dalla possibile, concreta, autentica coartazione da parte dello stesso Re e del Governo. Si sostituisca a re e governo, il Capo Partito e il Partito, e si coglierà il valore del voto segreto. Questa pratica rimase in vigore sino al 1939, il fascismo se ne accorse tardi, e venne poi soppressa. Fu ripristinata nell’ambito costituzionale del regime democratico repubblicano, non senza una polemica accesa tra le parti contrarie e quelle favorevoli.
Giuristi e costituzionalisti erano, in egual misura, presenti nelle schiere democristiane, socialiste, liberali, azioniste e comuniste. (Per una ricostruzione esaustiva leggasi: “Il voto segreto”, a cura di Luciano Violante, Einaudi, 2001). Il voto di ieri è figlio di un Senato consapevole del proprio ruolo, e cioè che la politica si discute in Parlamento e non nei salotti televisivi più o meno modaioli. Il Parlamento ha questa funzione, indipendentemente dalle rilevazioni dei sondaggi pre e post dichiarazioni di personaggi vari. Ieri non si è stati in grado di costruire la maggioranza intorno ad un disegno di legge, l’errore consta in chi ha tentato di trovare la maggioranza un po’ come si va a funghi. Ma la maggioranza, in politica, la si costruisce. Alla prossima.
Ancora ieri, però, il Senato ha votato all’unanimità, una maggioranza debitamente costruita attraverso la mediazione tra tutte le parti, intorno al disegno di legge di equiparare il salario femminile a quello maschile. Da ieri è legge l’equiparazione in ogni comparto lavorativo. Notizia che non ha grande eco sulle pagine di stampa e regime, eppure,.. eppure la stessa maggioranza che ha votato per l’equiparazione salariale è la stessa che ha bocciato il DdL e si è vista subissare di epiteti più o meno variopinti. Bizzarrie, gli insulti dem e affini suonano positivi mentre quelli di presunti omofobi e soci risultano negativi. Bah… il DdL bocciato, tendeva a istituzionalizzare la teoria gender e mettere fuori legge tutti coloro che non l’accettano.
Ed il Senato, col voto segreto, ha bocciato il seme totalitario del DdL. I reati nei confronti dell’uomo omosessuale o transessuale o eterosessuale che sia, l’uomo è uomo, al codice civile e penale. Dunque i senatori l’hanno messo il volto, non la faccia ch’è espressione del momento. Ma il volto, che è espressione dell’anima. Non a caso l’autobiografia del Vecchio Mondo è il ritratto. Il Volto. Il volto degli uomini, ciascuno eguale al volto di Dio, avrà scritto Spinoza. Ma questa è un’altra storia. Le facce si lascino a chi si riconosce in caricatura”.
Emanuele Torreggiani 

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