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Il vizietto. La vicenda umana di Luca Morisi e perchè la politica non fa sconti con nessuno

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Perchè la politica è sangue e merda (cit. Rino Formica) e perché questa regola vale anche per Matteo Salvini.
 

“Facciamo una premessa di fondo, ci spiace per Luca Morisi e non siamo particolarmente interessati alla sua vicenda, che consideriamo prima di tutto privata, ma che visto il contesto non può essere tralasciata per altre considerazioni di ordine più generale.

D’altronde, il nome di Morisi, fino all’altro giorno, era pressoché sconosciuto fuori dalla cerchia degli “addetti ai lavori”. Dunque, le sue fragilità, l’utilizzo di stupefacenti, l’inchiesta aperta da parte della Magistratura, sono tutte cose che ci interessano relativamente.

Non siamo dei guardoni, né tanto meno, abbiamo quella voglia di spiare dal buco della serratura, su cui tante volte i media, contano per fare audience tra il popolo italico. Pensiamo che Morisi, sia una persona che soffra, che debba essere curata, come lo sono tutte le persone che hanno una dipendenza  e auspichiamo che presto esca da questo tunnel (ma nel suo caso anche “tritacarne mediatico”) con l’aiuto dei medici e dei suoi familiari. 

Qui finisce la premessa e l’affaire Morisi che come dicevamo sopra, ci tocca fino ad un certo punto non avendo pressoché contezza se non da quello che leggiamo, del personaggio in questione.

Il tema centrale piuttosto di queste righe è la coerenza in politica, che è merce sempre più rara. E siccome è sempre vero il cinico ma realista detto ‘Chi la fa, l’aspetti…’ ecco che il buon Matteo Salvini, ha inanellato l’ennesima figura di ‘palta’ (siamo educati) che connota la sua parabola discendente dalla ben nota vicenda del ‘Papete’ in avanti e successiva caduta del primo governo Conte.

  

Salvini, e qui Morisi lasciamolo stare perchè faceva solo il suo lavoro dietro le quinte per cui era pagato, è quello che si è distinto per la lotta dura alle droghe – battaglia giustissima che appoggiamo in toto – ma è anche quello che è andato a fare la morale alla famiglia di Stefano Cucchi.

Oggi la sorella Ilaria, battagliera e che certo ha avuto la sua visibilità dai processi che sono seguiti all’omicidio del fratello – perché è giusto dire le cose come stanno, Stefano, a sua volta tossicodipendente e con piccoli precedenti per spaccio,  è stato ammazzato di botte da chi vestiva una divisa e, in questo modo, l’ha infangata portando disonore, tra le tantissime persone perbene che ogni giorno escono di casa, salutano i propri cari, epperò non sanno mai se alla sera non troveranno una balordo sulla loro strada …. – si prende le sue rivincite sulle colonne de Il Fatto Quotidiano e anche nei post di Andrea Scanzi giornalista che ha fatto la sua fortuna, proprio grazie all’antisalvinismo dichiarato.

Noi non amiamo Scanzi e quelli come lui, ma non amiamo neanche il Salvini capopopolo che bacia il Rosario, che tira fuori la Madonna e che appunto fa la morale e suona ai citofoni degli spacciatori o presunti tali.

La motivazione è presto detta: quando ti metti su un piedistallo, quando sali sulla torre, o sei lindo e cristallino, inattaccabile,  – ma noi umani in quanto imperfetti non possiamo certo esserlo – oppure appena sbagli, gli altri ti massacrano. E’ la canaglia umana che viene fuori, è la legge del dente per dente, occhio per occhio. Ma è così, è sempre stato. Non puoi farci nulla. Sta nella natura dell’uomo. 

Certo, fanno onore le parole spese da Salvini, come amico di Morisi, parole che ha ribadito anche il Senatore Calderoli, ‘hombre vertical’ della vecchia Lega che noi stimiamo, perché al di là dell’esuberanza politica, ha combattuto contro un ‘brutto male’ con grande compostezza e dignità. Cosa di non poco conto in un mondo dove tutto viene spettacolarizzato e messo in pubblico. 

E allora se Salvini ha dimostrato quella ‘pietas cristiana’ verso l’amico Luca che è caduto nel tunnel della droga, è anche vero però che la politica ha le sue regole.

La politica come abbiamo scritto sopra citando Rino Formica è ‘Sangue e merda’. Un cinismo duro,  a volte esasperato, quello di Formica ma che ben rimarca le regole d’ingaggio. Quando scendi nell’arena, tanto più oggi nell’epoca dei Social network, la tua privacy non esiste più.

Il grande politico socialista Rino Formica

L’uomo politico e quello privato sono un unicum. E questo Salvini lo sa benissimo. Tant’è che ha usato spesso e volentieri quella clava (politica) che ora gli torna indietro.  Sempre, a proposito di detti, ce n’è un altro che ci piace citare in questa vicenda: “La fortuna è cieca, mentre la sfiga ci vede benissimo”. Tradotto, per essere vincente devi essere fortunato, ma quando cominci ad arrancare e a cadere, ecco che la sfiga ti viene dietro. E’ il caso di Salvini.

Magari ci sbaglieremo ma i fatti vanno in questa direzione. Dalla sua defenestrazione dal governo Draghi, dove è evidente come la corrente del ‘buon senso’ guidata da Giancarlo Giorgetti, abbia avuto ed abbia la prevalenza dentro al Carroccio.  Fino alla sua posizione sui vaccini che anziché creare certezze alimenta confusione e disorientamento tra la popolazione italiana, che per fortuna sta dimostrando grande senso di maturità. 

Salvini magari ci sbaglieremo, rimarrà ancora a lungo a fare il Segretario della Lega – partito ancora con un’impostazione quasi leninista e con la difesa ad oltranza almeno all’esterno, del ‘Capo’ – ma difficilmente vedrà ancora aprirsi le porte di Palazzo Chigi. 

Per il futuro gli consigliamo più moderazione e un profilo più basso – che peraltro l’uomo sta assumendo, lo abbiamo visto in TV in diversi dibattiti e il riposizionamento ma fino ad un certo punto è iniziato –  ma soprattutto, pensando anche agli svarioni del passato, anche una maggiore attenzione su dove va e con chi sta.

A riguardo c’è un’immagine del passato che è ancora lì scolpita nella memoria: quella con Luca Lucci, la stretta di mano con il capo ultrà milanista, in occasione della festa per i 50 anni della Curva Sud. La fede milanista di Salvini, è nota a tutti, e fin qui niente di male, un po’ diverso il discorso che l’allora Ministro degli Interni – eravamo a novembre 2018  – si sia soffermato con una persona arrestata per traffico di droga e con legami con la criminalità organizzata. 

Le Forze dell’Ordine lo portarono al ‘gabbio’ insieme ad altre 22 persone sorprendendolo con 600 chili di coca. Fatti di cronaca rispetto ai quali c’è poco da commentare. Nel curriculum di Lucci, c’è anche il pestaggio al povero Virgilio Motta, all’epoca vera anima del gruppo nerazzurro Banda Bagaj, per quel pugno perderà l’uso dell’occhio sinistro. Tutto accadde durante un derby nella stagione 2009. Tre anni dopo, era il 2012, Motta a causa di una forte depressione in seguito alla perdita dell’occhio si suiciderà.

Comunque, all’epoca quando il ‘capo’ era forte quasi nessuno si curò più tanto, tranne la stampa ‘nemica’, di quella foto imbarazzante. Gli altri passarono oltre.

Oggi il ‘capo’ è sempre il ‘capo’ ma è molto più ridimensionato e così deve accettare un sano bagno di umiltà.   E’ sotto attacco, è la dura legge della politica che ti si ritorce conto e di questo il buon Matteo, se ne deve fare una ragione. Perché la politica, metafora e specchio della vita, non fa sconti. Tanto più quando cominci a scivolare.

F.V.

 

 

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