― pubblicità ―

Dall'archivio:

Il sogno e il mito. In ricordo del Maestro Ennio Morricone. Di Marco Invernizzi

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Una donna, Claudia Cardinale, arriva in una stazione dove un orologio fermo non segna il tempo. Cerca con lo sguardo un uomo che non verrà perchè mani assassine hanno fermato il suo cammino; si odono i rumori provocati dagli operai che stanno costruendo la ferrovia e, con la ferrovia, il nuovo mondo: quei rumori, stridenti, (nel linguaggio cinematografico elementi intradiegetici) sono sentiti dalla donna, in cerca di un calesse per raggiungere la fattoria dove era diretta. La macchina da presa di Sergio Leone si alza a guardare tutto dall’alto e proprio in quel momento parte una musica meravigliosa che la donna non può sentire perchè non appartiene alla storia raccontata dal film ma che noi spettatori sentiamo benissimo (elemento extradiegetico); quella musica avvolge in un primo momento i rumori della ferrovia e poi accompagna la donna nel suo viaggio, nel suo sogno, verso la fattoria.
E’ l’inizio di un capolavoro assoluto, e non ancora del tutto compreso, del cinema: è l’inizio di “C’era una volta il west”. Sergio Leone ed Ennio Morricone avevano già impresso il loro marchio indelebile su uno dei più grandi film della storia del cinema, sostenuto da una delle più belle ed efficaci colonne sonore mai realizzate. La musica del sogno si poneva dialetticamente in contrasto con i rumori della realtà e prevaleva stabilendo da subito le vere gerarchie: il sogno prevale sulla realtà perchè la realtà, se non è frutto di un sogno, vale poco o niente. Il sogno della donna di costruire una città attorno alla nuova ferrovia, di costruire una storia, alla fine si realizzerà grazie all’incontro con l’eroe, Charles Bronson. Terminato il suo compito l’eroe se ne andrà, contrariamente alle aspettative della donna, che resterà sola a portarlo a compimento. L’eroe se ne va non si sa dove perchè il suo compito è di costruire il mito, e il mito non ha inizio e non ha fine, contrariamente alla storia, non vive in nessun posto preciso perchè vive dappertutto.
Il film finisce con la stessa musica dell’inizio che però è più in equilibrio con i rumori della realtà: sogno e realtà convivono e si danno reciprocamente senso mentre la musica continua e accompagna questa volta l’eroe proiettandolo definitivamente nel mito. La sua immagine si allontana e a noi già manca perchè abbiamo bisogno, anche se non sempre lo sappiamo, che qualcuno o qualcosa ci manchi per potere avvertire l’urgenza di farsi carico di quella mancanza e di sanarla: la storia, nelle sue espressioni migliori, ha sempre proceduto così. Allora addio, caro maestro, e grazie per averci accompagnato contemporaneamente nel mito e nel sogno. Ogni volta che sentiremo la tua musica ti sentiremo lontano, irraggiungibile, e magari avvertiremo l’urgenza di sanare in qualche modo questa lontananza cercando di costruire almeno la coscienza della necessità del sogno, di uno straccio di sogno per dare senso e valore a una possibile, quasi inevitabile, nuova storia.
Marco Invernizzi

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi