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Dall'archivio:

Il secolo breve, di Emanuele Torreggiani

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Il Novecento si apre con la sua cifra genocidaria, quello degli armeni in Turchia. Batte l’anno domini 1915/16, un milione mezzo di morti ad opera dei turchi che da sempre negano responsabilità politiche sull’accaduto. Basterebbe “I 40 giorni del Mussah Dagh”, di Franz Werfel, a fugare ogni dubbio e, pur essendoci testimonianze, foto, documenti, ancora oggi la politica turca nega ogni addebito. Anzi, condanna chi ne riferisce responsabilità. L’attuale presidente, l’uomo che si è fatto un colpo di Stato per liquidare l’opposizione interna, è tra questi negazionisti. Cosa accadrebbe se la signora Merkel andasse per il mondo ad affermare che la responsabilità del genocidio ebraico non è tedesco? La ricoverano. Ma sia. Quando le responsabilità si riconoscono passano le generazioni, quando si negano le responsabilità le generazioni si cristallizzano e non passano.

Erdogan, ricevuto oggi in pompa magna sia in Vaticano che dalle massime cariche italiane è tra questi ultimi. Infatti, pur di non essere da meno dei suoi predecessori, il massacro sistematico nei confronti del popolo curdo continua sotto l’indifferenza di questa cosa ormai inutile che è la NATO e della dannosa politica che si chiama Europarlamento. Non solo. Fa incarcerare i giornalisti considerati scomodi. Qualcuno crepa, Lesbiche e omo stanno comodi in galera. Si vanta di essere il rappresentante di un miliardo e settecento milioni di musulmani: una meschina invenzione autoreferenziale considerando che l’islam è diviso tanto quanto il cristianesimo; si adopera che Gerusalemme sia capitale della terra di nessuno, non di Israele e lo era dai tempi di re Davide.

FONTE: La manifestazione contro Recep Tayyip Erdoğan, Roma, 5 febbraio 2018
(AP Photo/Alessandra Tarantino)

Purtuttavia è stato ricevuto in Vaticano. Si sono stretti la mano. Hanno parlato, così le agenzie, fitto fitto per una cinquantina di minuti, lui e Alias, il Papa che non nomina Dio, poi si sono lasciati con reciproci doni. Alias gli ha smarmittato l’angelo della pace. Un ciondolone buono per la pesca a fondo nel Bosforo. Lo diede anche ad Abu Mazen, e abbiamo visto che ramazzata di pace. Poi, l’uomo che si è fatto un colpo di stato e gasa i curdi, anno domini 2018, è salito in cattedra sui diritti degli immigrati in merito ai fatti di Macerata. Parlava del poveretto che ora sarà incarcerato a vita come Rudolph Hesse, altro mentecatto, mica del nigeriano che ha fatto a pezzi la ragazzina diciottenne mangiandone in alcune parti come da riti tribali di quella cultura che sarà poi matrice della futura nostra. Parlando, straparlando di razzismo. A lui, il turcomannaro, si unisce la vicepresidenza europea, in un gran bailamme di tristitia e moniti e ammonimenti per lo sparatore razzista e nazista poi… semplicemente un poveretto che non ha neanche una buona mira. Perché per uccidere bisogna essere lucidi…, mica una parola, neppure mezza, un bah, per i mille italiani fatti a pezzi dalle risorse che stanno scovolando a loro piacere per lo stivale costruito dai merdosi italiani. Rocco e i suoi fratelli, tanto per dire. Poi gran finale turcomanno con le imprese, businness as usual, come dicono in Britannia. È già ripartito con la sua mugghiera vestita come un palombaro. Bon voyage.

E.T.

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