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Il referendum per l’autonomia in Kurdistan

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

KURDISTAN – Qualche giorno fa si è tenuto nel Kurdistan iracheno (un’area di circa 74mila kmq, il 17% della superfici totale dell’Iraq) un referendum sull’indipendenza dei Curdi dall’Iraq. Affluenza del 72,6% e vittoria dei sì all’indipendenza con il 92,7%.

Il referendum non è stato riconosciuto dal governo centrale di Baghdad. Essendo la regione ricca di petrolio e gas, l’Iraq non se ne vuole privare.

Prima del referendum, ed in concomitanza con la crisi petrolifera mondiale, il governo regionale a maggioranza curda (Krg) aveva iniziato a vendere autonomamente il petrolio in Europa (soprattutto Italia, Francia e Grecia) attraverso il terminale di Ceyhan in Turchia. Nonostante ciò il Kurdistan si è indebitato pesantemente con alcune Oil Companies.

Infatti, nella zona del referendum, la città di Kirkuk, c’è il 15% delle risorse petrolifere di tutto l’Iraq. Grazie all’oro nero lo stato Curdo (ad oggi inesistente) è stato riconosciuto sul campo: le così dette Oil Majors (Exxon, Total, Chevron, Gazprom ed altre), infatti, hanno firmato contratti con il Krg. Di fatto riconoscendo una sorta di Kurdistan autonomo.

A fronte dell’esito del referendum la Turchia ha deciso di collaborare solo con il governo centrale di Baghdad, di fatto stoppando le esportazione di petrolio dal Kurdistan. Ankara teme l’ennesimo diffondersi dell’indipendentismo curdo nel suo territorio.

 

Per fortuna dei Curdi iracheni la loro regione è anche ricca di gas. Ne deriva che le compagnie petrolifere non fanno fallire il Kurdistan ma al contrario cercano di essere presenti sul territorio finanziando infrastrutture. Dopo le turbolenze sulla borsa di Mosca, causate dalla discesa petrolio legate all’esito del referendum,  la oil company russa Rosneft ha dichiarato che è pronta a finanziare un gasdotto regionale curdo, attraverso la Turchia, per entrare nel mercato Ue nel 2020.

Considerate le risorse di materie prime di cui dispone (oltre, i citati, petrolio e gas: ferro, argento, lignite e soprattutto cromo) il Kurdistan potrebbe essere lo Stato più ricco del Medio Oriente. Ma non è politicamente unito. Un’area di 450mila kmq abitata da popolazione di etnia curda, suddivisa tra Siria, Turchia, Iraq ed Iran.

Marco Crestani

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