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Il Proust di settembre con Luca Cairati. A cura di Franca Galeazzi

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ABBIATEGRASSO –  Questionario di ‘Proust’  di settembre con LUCA CAIRATI  (attore, regista teatrale e maestro di Commedia dell’Arte, direttore del Centro di Produzione e Formazione ‘Teatro dei Navigli’ e artefice del ritrovato successo delle stagioni teatrali del nostro Lirico)

Il tratto principale del suo carattere?

Vivere con solarità e passione il teatro, che è lo specchio della realtà.

 La qualità che preferisce in un uomo?

Sincerità.

E in una donna?

Sempre sincerità.

Il suo principale difetto?

La testardaggine.

Il  suo sogno di felicità?

La famiglia, le mie meravigliose bimbe: Sole e Gioia hanno il dono di rendere felici me e la loro straordinaria mamma Francesca.  Stare al loro fianco è come aver trovato la propria pietra filosofale.

 

Il suo rimpianto?

Sinceramente non ne ho, perché sono abituato a stare concentrato nel presente e a cercare di dare il meglio.

Il giorno più felice della sua vita?

Sicuramente i giorni in cui sono nate le mie principesse.

E il più infelice?

Quando se n’è andata la mia amata nonna, una donna molto forte e concreta che mi ha insegnato a farmi scorrere le situazioni e mi ha fornito una buona filosofia di vita.

L’ultima volta che ha pianto?

Mi capita spessissimo di piangere al cinema e al teatro, o mentre leggo i libri.  Fortunatamente non ho mai creduto alla frase: i veri uomini non piangono mai.  Trovo  che il pianto  sia un aspetto molto intimo di contatto con la propria anima e svolga una funzione liberatoria e di riequilibrio. L’ultima volta  mi sono commosso a teatro durante lo spettacolo della Compagnia di De Filippo, assistendo alla magnificenza del Teatro di Eduardo ho pianto perché sento la mancanza di una figura cosi catartica e con un’idea così potente del suo teatro.

 La sua occupazione preferita?

Viaggiare e relazionarmi a nuove culture, porto sempre nel cuore i tramonti di Santorini, il mare delle Maldive, e l’arte e la poesia che si respira a Bali.  Negli ultimi  anni  invece sono inamovibile dalle spiagge  di Riccione, un posto che le mie bimbe pare apprezzino di più della Polinesia francese.

Materia scolastica preferita?

Storia.

 Autori preferiti?

Eco, Kafka e Ddostoevskij.

Libro preferito?

‘Il pendolo di Focault’ di Umberto Eco.

Attore  e attrice preferiti?

Philippe Caubére e Giulia Lazzarini.

 Film cult?

‘ Il mahabharata’  di Peter  Brook.

La canzone che canta sotto la doccia?

Vinicio Capossella   “Scivola vai via”… perfetta sotto la doccia!

Colore preferito?

Blu.

Fiore preferito?

Fior di Loto.

Città preferita?

Parigi .

Personaggio storico più ammirato?

Ghandi

 Personaggio politico più detestato?

Non detesto, condivido o non condivido.

Il dono di natura che vorrebbe avere?

Gli anni in cui  frequentavo la scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano avevo un insegnante Olandese che ci faceva ballare tutte le mattine per 3 ore, all’epoca  trovavo una discreta tortura cominciare così ogni giornata. Devo dire che, a distanza di 25 anni,  mi piacerebbe riavere in dono quell’elasticità fisica dei 20 anni, quella libertà creativa ed esplosiva del corpo.

Se dovesse cambiare qualcosa del suo fisico, cosa cambierebbe?

E sia!  almeno un giorno all’anno con i capelli lunghi e rigogliosi credo che sia un gesto carino e cortese per i calvi.

Stato d’animo attuale?

Sono contento ed entusiasta perché inizia una nuova avventura, Teatro dei Navigli apre i battenti a Magenta, una città che amo particolarmente, intanto perché ci sono nato,  e poi perché da 6 anni viviamo con passione le stagioni teatrali che allestiamo in collaborazione con il Comune di Magenta e con l’associazione Totem. Le nuove avventure ti amplificano i sensi, e danno senso a ciò che si sta facendo.

Le colpe che le ispirano maggior indulgenza?

Gli errori fatti  in buona fede.

Come vorrebbe morire?

Sulla scena bien sur, a 101 anni, se riesco a coinvolgere Dio nel progetto. E’ un onore che è toccato già a diversi attori,  fra cui Moliere.  E’ un atto sovversivo e poetico, perché il quel momento non morirebbe  soltanto l’attore ma  anche il personaggio, rivoluzionando per un attimo il concetto che tutto ciò che accade sulla scena è finto.

Il suo motto?

Una frase di Heidegger. “ La grandezza dell’uomo si misura in base a quel che cerca e all’insistenza con cui egli resta alla ricerca”. Mi piace perché parla dell’uomo e sa farlo in modo epico.

 

A cura di Franca Galeazzi

 

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