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Dall'archivio:

Il “pistolero” di Voghera già ‘condannato a morte’ da Munib Ashfaq (LA NUOVA ITALIA), che lo vorrebbe impiccare(ma poi il commento sparisce..)

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MAGENTA – Partiamo con una premessa di fondo: siamo personalmente contrari o comunque, molto cauti, rispetto al tema del porto d’armi e della sua concessione a chicchessia. Questo perché avendo svolto il servizio militare nell’Arma dei Carabinieri e avendo dovuto avere in consegna l’arma per 24 ore al giorno per 10 mesi (nei primi due mesi da Allievi gli aspiranti CC escono in libera uscita in divisa, all’epoca l’uscita in borghese non era concessa, ma disarmati, il che non era propriamente il massimo della vita, ma questa è un’altra storia…) so benissimo il peso e la responsabilità che si ha nel detenere una Beretta Calibro 9 parabellum. Tant’è che appena terminato il mio turno di servizio, la riponevo accuratamente in cassaforte, sincerandomi che non ci fosse il colpo in canna e togliendo il caricatore come da manuale.

A parte questo aneddoto personale, sono anche convinto che chi ha un porto d’armi dovrebbe essere sottoposto più volte a dei test di natura psicologica e, soprattutto, (cosa quasi impossibile) simulando delle condizioni di stress in cui si deve decidere velocemente se premere o meno il grilletto……

(Ecco il testo del commento poi rimosso da Facebook, ma lo screenshot parla chiaro)

 

Perchè la teoria è una cosa e la pratica tutt’altro. Perché quando si è sul campo, la situazione cambia diametralmente.  Sgomberato il campo da qual è il nostro pensiero sull’uso delle armi e, nella fattispecie, sulla concessione di queste ultime – certamente non amiamo il modello americano dove in pratica si può entrare in un supermercato e uscire indisturbati con un mitra nel carrello della spesa – troviamo gravi le parole espresse dal leader della Nuova Italia Munib Ashfaq sulla vicenda di Voghera. 

Noi per primi, crediamo che ci siano in giro troppi pistola che giocano a fare i pistoleri con conseguenze devastanti com’è stato appunto il caso di Voghera dove c’è scappato il morto. Ciò detto, occorre anche evidenziare come vi sia un’indagine in corso, dunque, lasciamo lavorare la Magistratura inquirente e attendiamo i tre gradi di giudizio, così come si conviene in un Paese civile e democratico, culla del diritto, non dimentichiamocelo, qual è l’Italia.  Senz’altro troviamo anche inappropriata la difesa d’ufficio di Matteo Salvini.

Personalmente abbiamo le nostre Idee e valori, ma non siamo legati a nessun partito politico. Siamo persone libere e liberali,  proprio perché della politica non ci piace la logica tribale che ormai si è instaurata, secondo la quale se uno è un coglione ma è del mio partito, lo debbo difendere a prescindere. In realtà, il buon senso, vorrebbe che se uno è un coglione ed è del mio partito, fatte le debite verifiche, se questo ha fatto una cazzata, lo caccio fuori a pedate nel sedere perché rischia di infangare tutto il mio partito. Ma in Italia da destra a sinistra non funziona così, vige la regola delle tre scimmiette (non parlo, non vedo, non sento).  Di certo il gesto inusitato di Massimo Adriatici, che è pure Avvocato, oltre che (ormai ex) Assessore alla Sicurezza, lascia basiti. Visto che dal suo profilo facebook emerge che questi era Docente di  Diritto Penale e Procedura presso la Scuola Allievi degli Agenti della Polizia di Stato di Alessandria.

Ribadiamo tuttavia, non siamo giudici ma giornalisti e anche garantisti (con tutti). Perciò se da una lato ci auguriamo in un’indagine veloce e, soprattutto, con una pena certa ed efficace (..in Italia il tema della certezza della pena purtroppo rappresenta un vulnus enorme nel nostro sistema giudiziario, creando degli autentici cortocircuiti inaccettabili, vedasi il caso di Brusca, tanto per fare un esempio, che solo perché ha scelto di collaborare con la Giustizia, non paga fino in fondo le atrocità commesse, tra cui quelle di aver sciolto un bambino nell’acido…)  dall’altra parte, pur rispettando le opinioni altrui non possiamo trovare a dir poco fuori luogo la sentenza che il leader magentino de La Nuova Italia ha già emesso: “Pena di morte con impiccagione nella pubblica piazza”.

Un commento ad un post che il Signor Munib Ashfaq forse ha pubblicato, mosso dall’ira del momento, ma che poi è misteriosamente scomparso. Sempre forse,  qualcuno lo ha consigliato che era meglio una linea un po’ più sobria. Ma tant’è. Gli screen shot ci sono e il suo “nemico giurato’, il Vice Sindaco e Assessore alla Sicurezza Simone Gelli, li ha rilanciati su diversi gruppi Facebook che si occupano di Magenta.  Seguendo questa logica, però, saremmo al  ‘Far West’ a tutti gli effetti.

Da un lato un ‘pistola’ che spara e ammazza e dall’altro, l’esponente ad oggi più in vista di uno dei partiti che si candida alla guida della nostra Città che chiede la reintroduzione della pena di morte – su questo argomento si potrebbe argomentare e sviluppare un dibattito serio ma non certo a livello da bar come è stato portato sui social  – parla di assassino leghista e ribadisce il concetto già sopra esposto: “Nessuno dovrebbe vivere dopo aver tolto ingiustamente la Vita a Qualcuno”. 

Noi sommessamente crediamo e cerchiamo di poter esprimere il nostro pensiero – nonostante la “Fatwa” mediatica pronunziata nei confronti di Ticino Notizie con tanto di  doppio esposto all’Ordine dei Giornalisti  –  su questa brutta storia in poche righe: Massimo Adriatici deve essere sottoposto ad un giusto processo, nel nostro Paese vige la presunzione di non colpevolezza e i tre gradi di giudizio. Detto ciò, giusto per ricordare al Signor Munib, lo scenario giuridico di cui tutti noi godiamo (compreso Lui) nel nostro Paese (pur con le sue storture, contraddizioni e lungaggini talvolta inaccettabili), ci pare che il quadro probatorio ai danni dell’Assessore leghista di Voghera sia già abbastanza pesante. Ergo, auspichiamo una Giustizia, veloce, rapida e come già rimarcato poco sopra,  certa ed efficace. 

(Don Giuseppe in un incontro al Centro Paolo VI in epoca pre pandemia con al suo fianco Munib Ashfaq)

Venendo invece alle questioni locali, più prettamente Magentine, è bene che i nostri concittadini e anche il nostro Pastore don Giuseppe Marinoni  (persona che noi stimiamo profondamente e che talvolta consideriamo una sorta di ‘Sindaco Vicario’ per Magenta) sappiano che al linguaggio di Pace e d’Integrazione che dovrebbe aver caratterizzato la ‘Festa del Sacrificio’ dell’altro giorno, improvvisamente da uno dei rappresentanti della comunità mussulmana del nostro territorio sono arrivate parole cariche di rabbia e violenza. 

Meditate Magentini, ma qui ci rivolgiamo anche ai numerosi islamici che vivono nel nostro territorio in modo pacifico lavorando onestamente. E’ questa la Nuova Italia che volete? Quella del ‘Far West’ e dell’impiccalo più in alto di Clint Eastwood ? Siamo sicuri che la risposta ve la potrete dare (anche) da soli.

 

Fabrizio Valenti

 

 

 

 

 

 

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