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Il Pd di Legnano e la ‘nuova’ Accam: ‘Ecco perché diciamo sì’

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LEGNANO – Accam, sempre Accam, fortissimamente Accam. La parafrasi del detto di una tragedia del letterato astigiano Vittorio Alfieri si presta a definire quanto la questione legata al destino degli impianti di incenerimento di Borsano e della società a cui fanno capo continui a tenere banco. E, dopo la dura presa di posizione del sindaco di Canegrate Roberto Colombo, si registra anche da Legnano quella del Partito Democratico che chiede in un fitto comunicato di abbandonare parole e proclami per passare a fatti concreti. “Non dimentichiamo la posizione integerrima del nostro comune – dice il Pd riferendosi all’impostazione data alla questione dalla giunta del sindaco Lorenzo Radice – che sempre si è reso disponibile a trattare il rilancio di un sito come Accam solo a condizione di una svolta ecologica, ben programmata e aderente alla realtà odierna.

Questo è infatti il punto principale che caratterizza il modus operandi di Legnano, guardare all’avanguardia tecnologica e tener bene in mente i principi dell’economia circolare, ma con lo sguardo ben puntato sul punto di partenza presente, ovvero un impianto vecchio, lontano dagli standard tecnologici odierni, gestito da una società non in buona salute”. Insomma, o si attua un cambiamento su tutta la linea, è il concetto intonato dal Pd, o lontano proprio non ci si va.  “Da qui allora siamo partiti – prosegue il Partito Democratico legnanese- tenendo la barra dritta, secondo i ben noti principi della disponibilità del terreno, la sicurezza di un investimento all’avanguardia e a lungo termine e il tempo per elaborare un piano che non fosse emergenziale”.  Si parte, afferma la sezione legnanese del partito del segretario Enrico Letta, da tre punti fermi: “la creazione della NewsCo con l’apporto signifiativo e non fittizio di Agesp e l’ingresso altrettanto essenziale di Cap, la disponibilità del terreno finalmente formalizzata secondo le esigenze opportune, il tempo accordato per elaborare un piano vero, significativo e tecnologicamente all’avanguardia secondo i principi dell’economia circolare e che non sia uno specchietto per le allodole che nasconde il riutilizzo dell’impianto così come è”. Tre punti che costituiscono la chiave per aprire la porta di una “fase nuova, di progettazione e prospettiva”.  E tenendo conto di diversi scenari ipotizzabili, dalle linee a freddo alla fabbrica dei materiali, dai trattamenti biomeccanici alle integrazioni tra impianti. E con la consapevolezza, prosegue il Pd, che “si tratterà di un processo lungo che deve tenere conto del punto di partenza, ovvero il termovalorizzatore attuale, e che non può essere attuato dall’oggi al domani”.  Il Pd promette, su tutto questo, di esercitare adeguata vigilanza a braccetto con palazzo Malinverni  purché siano rispettati principi che ritiene imprescindibili  quali economia circolare e sostenibilità economica e ambientale.   

Cristiano Comelli

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