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Il mio mondo (eco)bio- Olio di cocco, profumo di paesi esotici, di Cristina Garavaglia

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

Oggi approfondiamo il mondo della cosmesi naturale parlando del famoso olio di cocco che credo conosciate bene o male tutti.

Volutamente ho scelto di non affrontare il discorso alimentare perché il mondo scientifico è ancora molto dibattuto sul suo utilizzo e su eventuali benefici/controindicazioni e in assenza di dati consolidati non è possibile discuterne.

 

Innanzitutto devo dirvi che l’olio di cocco si estrae da una pianta (la Cocos nucifera) diffusa nelle aree tropicali di Asia, Africa e America Latina, dove è utilizzato sin dagli albori dei tempi come alimento, per il benessere dell’organismo e come prodotto di bellezza.

Componente principale di questo olio è infatti un acido grasso saturo noto come acido laurico considerato dal mondo della medicina alternativa come panacea per tantissimi problemi legati al benessere della persona e più in generale come super food, affermazioni che mi lasciano abbastanza perplessa, ma lasciamo stare.

 

Tornando all’uso cosmetico occorre premettere che l’olio di cocco è una sostanza sensibile alle diverse temperature: a 23/25 gradi si presenta infatti in forma liquida, a temperature inferiori in forma solida (spesso chiamata burro di cocco, ma in realtà si tratta del medesimo prodotto).

 

Motivo per il quale si sconsiglia di conservarlo in frigo e soprattutto di acquistare il prodotto in bottiglie di vetro che dovrebbero essere riscaldate a bagnomaria in inverno ogni singola volta per prelevarlo.

 

Molto meglio i barattoli con tappo a vite tipo quelli per la marmellata per capirci, dove è anche possibile travasarlo quando si trova in forma liquida e prelevarlo quando è in forma solida con un cucchiaino (mai con le dita mi raccomando per evitare proliferazioni batteriche).

Ovviamente controllate che nella lista degli ingredienti ci sia scritto solo Cocos nucifera e non fragranze varie che possono essere allergizzanti.

Altra cosa da sapere è che esistono in commercio diverse tipologie di olio di cocco.

Il più pregiato (e caro) è ovviamente l’olio di cocco vergine (o extra vergine) e a seguire l’olio di cocco non raffinato, non sottoposti ad alcun processo di raffinazione e ottenuti per pressatura a freddo senza raffinazione e idrogenazione.

Si tratta di oli che mantengono un delicato profumo di cocco e che possono anche derivare da coltivazione biologica ma non necessariamente.

 

Meno pregiato è ovviamente l’olio di cocco raffinato, ricavato dalla polpa essiccata del frutto grazie a vari processi chimici tra i quali pastorizzazione, deodorazione, sbiancamento.

E’ riconoscibile dal colore troppo chiaro e dall’odore poco accentuato.

L’utilizzo dell’olio di cocco in cosmesi è molto variegato grazie alla presenza di importanti attivi come acidi grassi, vitamina A e E dalla spiccata azione anti-age.

Ad esempio lo si trova in molte formulazioni cosmetiche dai profumi solidi al burro cacao, al sapone.

 

Nella cosmesi fai da te trova ampio impiego senza dover disporre di particolari competenze cosmetiche.

 

Ad esempio per la cura dei capelli l’olio di cocco si rivela essere il top (tranne che per me ma sono un caso più unico che raro), soprattutto in caso di capelli secchi, crespi o opachi.

 

Può essere semplicemente utilizzato come impacco pre shampoo eventualmente in aggiunta ad altro olio vegetale su capelli umidi, da massaggiare anche sul cuoio capelluto soprattutto in caso di forfora e irritazioni.

Il mio consiglio è di coprire il tutto con un asciugamano bagnato caldo ben strizzato per almeno un’oretta prima di lavare, avendo cura di utilizzare prima il balsamo (sempre per il discorso grasso scioglie grasso) e poi lo shampoo.

L’olio di cocco può essere inoltre utilizzato su capelli umidi in piscina e mare per proteggerli dall’azione dei raggi solari in spiaggia, da sale e cloro oppure alle terme.

Oppure può essere utilizzato per trattare lievi irritazioni della pelle in caso di rasatura/ceretta o come rimedio post puntura di zanzara.

O per realizzare uno scrub delicato con sale grosso (o zucchero grezzo) da massaggiare su pelle bagnata prima di risciacquare il tutto (e utilizzare il bagnoschiuma).

O ancora può essere semplicemente applicato su pelle umida post doccia per mantenere l’idratazione della pelle e per la sua azione emolliente, in particolar modo dopo l’esposizione solare.

Utilizzato in tal modo è anche un ottimo agente idratante per la cura dei tatuaggi al posto del famigerato bepanthenol che è paraffina pura.

 

Controverso è invece il suo utilizzo come agente struccante tanto che esistono diverse correnti di pensiero in proposito, c’è chi lo sconsiglia vivamente e chi invece lo ama alla follia.

Ora, partendo dal presupposto che esistono due metodi di detersione, “per affinità” che prevede l’uso di oli e burri per asportare dolcemente le molecole di sporco presenti (perché grasso toglie grasso o meglio simile asporta simile) e “per contrasto” che prevede l’uso di tensioattivi, mi sembra del tutto ovvio che ci si possa struccare con un olio vegetale puro.

Anzi sarebbe consigliabile nel caso si utilizzi make-up waterproof od in caso di pelle veramente delicata e sensibile, anche se esistono indubbiamente oli meno pesanti generalmente consigliati al posto del cocco, tipo girasole o vinaccioli.

 

Nel caso doveste decidere per la detersione per affinità (la cosiddetta cosmesi anidra che risale agli albori dei tempi) mi raccomando ricordatevi di applicate l’olio su pelle umida, di massaggiare delicatamente e di asportate il tutto con un panetto di cotone o un pad riciclabile.

 

Ovviamente è anche possibile utilizzare prima l’olio per rimuovere il make up e poi un gel detergente eco-bio possibilmente.

L’unica vera controindicazione, che dipende dalla reazione individuale, riguarda piuttosto lo strucco di occhi e contorno occhi perché l’olio di cocco potrebbe appannarvi la vista (temporaneamente si intende) e/o favorire la formazione di grani di miglio sul contorno occhi.

Ecco nel caso vi dovesse succedere vi consiglio di abbandonare l’olio di cocco e di utilizzare un buon prodotto eco-bio tipo gel o crema detergente o bifasico o in alternativa il burro struccante Bio’s che contiene anche tensioattivi e deterge il modo delicatissimo.

Ciò detto è anche vero che in cosmesi tutto è relativo (io ad esempio non tollero l’olio di cocco sui capelli) e che quindi l’unica soluzione è provare e decidere di conseguenza.

Cristina Garavaglia

 

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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