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Il mio mondo #ecobio – Il solare NON è da sfigati, usatelo sempre senza paura. Di Cristina Garavaglia

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

Bene siamo quasi arrivati a ferragosto e per molti è tempo di partire per il mare o la montagna o per scappare in piscina, sulle spiagge del Ticino (che vi ricordo non è balneabile) o al lago.

Non potevo quindi che tornare a parlavi di abbronzatura e di solari per sottolineare ancora una volta che la prevenzione non è mai abbastanza e che se solo potessi vi costringerei tutti a usarli sempre e comunque.

 

Ovviamente le informazioni sotto riportate non me le sono inventate, visto che le potete tranquillamente trovare nei siti citati come fonte. Punto primo: l’IARC (Associazione internazionale per la ricerca sul cancro) classifica come cancerogeni di gruppo 1 i raggi solari (stesso livello del fumo di sigaretta per capirci), in quanto vi sono evidenze sufficienti per affermare una correlazione tra esposizione solare e cancro (della pelle in questo caso).

 

 

Punto secondo: i dati epidemiologici evidenziano una crescita esponenziale dei casi di melanoma, tumore aggressivo della pelle, soprattutto nella fascia di età che va dai 15 ai 39 anni (+20%) passando dai 7.000 del 2003 agli oltre 13.000 del 2018, frutto sia della mancata conoscenza dei fattori di rischio legati all’esposizione solare sia dell’effetto di ustioni verificatisi durante l’adolescenza (Fondazione Aiom – associazione italiana di oncologia medica).

 

Punto terzo: l’abbronzatura artificiale non protegge assolutamente dal sole, anzi le lampade solari sono cancerogene al pari del fumo di sigaretta tanto da essere vietate dal 2011 dal Ministero della Salute ai minorenni, in gravidanza e a tutti gli individui che hanno sofferto o soffrono di neoplasie o che si scottano con facilità in seguito all’esposizione ai raggi solari (IARC).

 

Quarto: manca assolutamente la consapevolezza dei rischi collegati all’esporsi al sole, male e senza protezione adeguata. Circa il 15% della popolazione assume infatti comportamenti del tutto inadeguati sia per quanto riguarda la protezione solare che per la frequenza di ricorso alle lampade abbronzanti e purtroppo la ricerca condotta nel campo della campagna “Un sole per amico” ha evidenziato una correlazione tra frequenza d’uso dei lettini solari dei genitori e eccessiva esposizione solare dei figli (Centro Studi GISED – Gruppo Italiano Studi Epidemiologici in Dermatologia).

 

Discorso molto delicato è quello degli adolescenti ai quali è stata dedicata espressamente la campagna nazionale #soleconamore condotta sui social anche grazie a influencer apprezzati dai giovanissimi allo scopo di sensibilizzarli sull’importanza dell’abbronzatura consapevole e sul valore della prevenzione.

 

Il tutto a partire dai dati allucinanti emersi da uno studio condotto dalla Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), in collaborazione con il Ministero della Salute, nell’ambito di tale campagna.

 

 

Ben il 39% del campione totale di 3500 adolescenti intervistati ammette tranquillamente di non usare il solare e per il 51% lo fa perché “è da sfigati”, l’82% degli intervistati non conosce il termine fototipo, fondamentale per scegliere quale protezione solare utilizzare, tanto che (e non so se ridere o piangere) il 16% pensa che sia una nuova tecnica di selfie… Proprio per questo motivo la campagna di sensibilizzazione per i giovanissimi, pur mettendo in evidenza tutti i comportamenti corretti da assumere al sole (e quelli da evitare), non a caso si concentra in primis sul concetto di “Mai senza crema” sottolineando l’assoluta necessità di utilizzare solari ad alta protezione, soprattutto se la pelle è chiara.

 

Ma non crediate che per gli adulti la situazione sia migliore, guardatevi l’ultima puntata di Fuori Tg su Raiplay con le interviste ai bagnanti (con l’intervento in studio del famoso cosmetologo Umberto Borellini a cercare di spiegare come comportarsi al sole) e mettetevi le mani nei capelli.

 

In questo contesto è quindi bene tornare a sottolineare l’importanza che assume un corretto utilizzo dei solari nella prevenzione dei danni provocati dal sole.

 

Tanto per capire quanto ciò sia importante basta citare lo studio australiano (NdR l’Australia ha uno dei alti tasso di incidenza di melanomi) pubblicato sulla rivista Jama Dermatology in cui si evidenzia come il corretto uso di solari diminuisca del 27% il rischio di andare incontro a melanomi.

 

Logicamente però il solo solare non garantisce una totale protezione totale (né giustifica l’esposizione selvaggia, insomma non fa i miracoli), ma è indubbiamente importantissimo.

 

Va da sé che dovete prestare attenzione alle tante bufale che circolano in rete circa la pericolosità dei solari perché cancerogeni e sul fatto che non permettano di assorbire vitamina D perché non hanno alcun fondamento scientifico.

 

Ok a sto punto abbiamo capito che il solare dobbiamo usarlo (o almeno spero), ma quale scegliere?

 

Qui viene il bello.

 

A leggere le varie testate giornalistiche in questi giorni (e soprattutto i siti cosiddetti “green”) e l’allarme lanciato con titoli ad effetto sembrerebbe che i solari chimici siano tutti pericolosi per la nostra salute perché le sostanze contenute penetrano nel sangue.

 

Nello specifico sono citati avobenzone, oxybenzone, octocrylene e ecamsule, considerati probabili interferenti endocrini, su cui dovranno essere fatte ulteriori indagini per accertare gli effetti nel lungo periodo, ma come spesso accade la notizia è riuscita a generare il panico nel povero consumatore. Per contro è passato il messaggio che il solare debba essere per forza di cose biologico, dermocompatibile, certificato, poco impattante per l’ambiente e amico dei coralli…

 

Peccato che tutte queste affermazioni necessitino di ulteriori approfondimenti, ma ve ne parlerò la settimana prossima per non annoiarvi con il frutto delle mie (sudate) ricerche. Di fatto e per semplificare abbiamo due scelte a nostra disposizione: i solari con filtri organici (i cosiddetti filtri chimici) e i solari con filtri inorganici noti come filtri (o meglio schermi) fisici, i primi assorbono i raggi solari e le rilasciano in piccole quantità di calore, i secondi li riflettono agendo per l’appunto da schermo.

 

Ovviamente entrambi devono garantire la protezione dalle radiazioni solari UVB (responsabili delle scottature solari e eritemi) sia dagli UVA (responsabili delle alterazioni del DNA che possono degenerare in neoplasie della pelle), i più pericolosi per la nostra salute.

 

I filtri fisici (per semplicità li chiamerò così), ossia ossido di zinco e biossido di titanio (in etichetta li trovate come zinc oxide e titanium dioxide), sono gli unici ammessi nel mondo eco-bio, dove sono peraltro ammesse anche formulazioni che contengono entrambi i filtri.

 

Queste sostanze minerali nei solari di nuova generazione sono generalmente presenti in forma micronizzata per agevolare la stesura e evitare la cosiddetta scia bianca sulla pelle.

 

Immagino che i più grandicelli come me si ricordino bene dei bagnini che avevano il naso coperto da una sostanza bianca per non scottarsi che spiccava in modo buffo sulla pelle abbronzata.

 

Ecco si trattava di ossido di zinco non micronizzato e quindi molto ma molto pastoso, per fortuna oggi non è più così.

 

Purtroppo però per agevolare ancora di più la stesura, alcuni solari contengono ossido di zinco e biossido di titanio sotto forma di nanoparticelle (inferiori a 100 nanometri) indicate obbligatoriamente in etichetta con il termine “nano” affianco al nome del filtro contenuto nella formulazione.

 

Dico purtroppo perché le nanoparticelle sono da tempo sotto osservazione da parte del Comitato europeo di sicurezza perché non vi sono evidenze scientifiche che possano o non possano penetrare nel sangue, quindi sarebbe buona cosa evitarle.

 

Una soluzione intermedia è rappresentata dai nanomateriali rivestiti (di solito da allumina) in modo da scongiurare il pericolo che possano penetrare nell’organismo. In etichetta si riconoscono con il termine “coated”.

 

Dovrebbero appunto, ma in realtà non ne siamo sicuri alla luce delle evidenze scientifiche di oggi.

 

Purtroppo (sì sono ripetitiva) i filtri nano possono trovarsi tranquillamente anche nei solari eco-bio (ovviamente indicati in etichetta come nano) anche in forma non rivestita, e questa notizia sinceramente non mi fa saltare dalla gioia.

 

 

Insomma tran zuppa e pan bagnato la scelta è ardua, ma ricordatevi sempre che proteggersi dal sole lo si deve pur fare!

 

Non a caso la Lega contro il cancro si è chiaramente espressa in tal senso sottolineando l’utilità delle creme solari e condannando espressamente la campagna diffusa sui social che cerca di proporre le creme solari come inutili o addirittura dannose.

 

Poche storie i vantaggi della protezione solare sono maggiori degli eventuali e potenziali rischi derivanti dal loro utilizzo.

 

Ora pur sapendo perfettamente che nel mondo eco-bio gli unici filtri ammessi sono gli schermi fisici (poco amati dal consumatore perché di non facile stesura, a parte poche eccezioni) o le formulazioni che abbinano entrambi i filtri, vi devo anche dire che tutto ciò per me non ha alcuna rilevanza quando si parla di prevenzione.

 

L’importante è che il solare scelto sia efficace nel proteggervi dai raggi solari (UBV e soprattutto UVA che sono i più pericolosi per la salute), il resto sono tutte chiacchere.

 

Non mi interessa se sia eco-bio (mamma mia che mi tocca dire…) oppure con filtro chimico (per precauzione quelli con le famose sostanze sospette di cui si parla anche troppo in questi giorni in rete li eviterei), che inquini un po’ di più o uccida i coralli, preferisco che vi proteggiate dal rischio melanoma piuttosto che abbandoniate il solare perché vi siete spaventati.

 

E usatelo sempre, anche in città o se siete abbronzati o di carnagione molto scura, fatelo ne va della vostra salute.

 

E soprattutto usatelo bene! Applicatelo 20 minuti prima di andare in spiaggia e successivamente ogni due ore o più frequentemente in caso di attività sportiva che vi faccia sudare tanto e dopo ogni bagno (anche se waterproof o water resistant), in dose abbondante (pari a due cucchiai circa, più o meno 40 grammi) e su tutto il corpo, orecchie e dorso del piede compresi (e sul cuoio capelluto nel caso siate calvi).

 

Ovviamente non dimenticate gli altri comportamenti corretti da tenere al sole: non esponetevi tra le 10 e le 17, copritevi il possibile con abiti freschi di colori scuri che riflettono maggiormente i raggi solari (esistono anche tessuti appositi protettivi dalle radiazioni solari), prestate attenzione alle giornate nuvolose perché i raggi penetrano dalle nuvole e alle gite in barca perché l’acqua riflette maggiormente i raggi solari, non esponete i bambini piccoli al sole diretto ect ect. Si tratta di indicazioni tranquillamente reperibili sul sito del Ministero della Salute, sul sito AIOM nell’ambito della campagna #soleconamore, su quello dell’azienda sanitaria di Milano (dove è possibile scaricare degli opuscoli molto interessanti), su quello della Fondazione Veronesi tanto per citarne qualcuno.

 

Sul sito del Ministero è anche disponibile un test per determinare il proprio fototipo e quindi valutare il grado di protezione solare da utilizzare, il famoso SPF.

 

Mentre sul sito di Arpa Lombardia è possibile verificare giorno per giorno e per provincia l’Indice UV = l’intensità della radiazione solare UV e la sua efficacia nel produrre effetti dannosi sul corpo umano. Ovviamente più il valore è alto e maggiore sono i rischi di danno a pelle e occhi e minore è il tempo necessario perché il danno si verifichi.

 

E giuro vi spaventerete a leggere i valori della provincia di Milano che nella migliore delle ipotesi si attestano sul 7 e 8 ma nelle settimane di gran caldo sono arrivati a 9 o 10. Insomma usate sto’ solare (che tra l’altro previene l’invecchiamento cutaneo), vi prego, quello che volete ma usatelo e ovviamente quello con l’indice di protezione (SFP) adeguato al vostro fototipo.

Cristina Garavaglia

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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