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Il mio mondo (eco)bio- Fabrizio Zago, il chimico ribelle, di Cristina Garavaglia

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Quando ho deciso di abbandonare il mondo del blogging per ritornare a fare giornalismo, trattando un argomento a me molto caro come quello dell’eco-bio cosmesi, avevo in testa due obiettivi decisamente ambiziosi semplicemente perché “Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare” (Jim Morrison).

 

Punto 1: fare corretta informazione in modo da permettervi di scegliere in scienza e coscienza quali cosmetici usare, e spero di stare percorrendo la strada giusta; punto 2: dare la parola ai veri protagonisti di questo mondo e non certo essere io al centro di questa rubrica.

Ebbene è tempo di dare spazio a chi ha “creato” il mondo eco-bio ed ovviamente l’esordio non poteva che essere con il botto.

Oggi ho il piacere e l’emozione di farvi conoscere una vera istituzione della detergenza e della cosmesi eco-bio che conosco grazie al suo forum e via mail e che non vedo l’ora di incontrare di persona prima o poi: Fabrizio Zago, autore del Nuovo BioDizionario, creatore di EcoBioControl, consulente Ecolabel, membro del Comitato Scientifico di Skineco nonchè chimico esperto della chimica amica della natura.

Ora vista l’importanza dell’intervista, ho deliberatamente scelto di riportare integralmente il pensiero di Fabrizio, senza alcuna considerazione personale e di lasciargli carta bianca perché chi meglio di lui può spiegarvi con parole semplici cosa dovete assolutamente sapere? Nel mio piccolo mi sono limitata a fare le domande che ritenevo necessarie e a quanto pare ci ho azzeccato.

Il tono, lo noterete, è volutamente colloquiale perché Fabrizio non ama le formalità e neppure io, francamente.

Fabrizio ti chiamano il chimico ribelle, ti ci ritrovi in questa definizione e se sì perché?

Mi ci ritrovo benissimo! E’ stata una giornalista di Repubblica che mi ha affibbiato questa definizione. L’articolo di inizio 2018 descriveva la nascita dell’Eco-Bio in Italia ed una delle persone che lei citava era il sottoscritto. Dopo due minuti di conversazione ha capito subito con chi aveva a che fare: obiettore di coscienza, grande attaccabrighe con i presidi veneti, ideatore della prima guida ai componenti cosmetici (oggi è EcoBioControl) insomma tutte cose “contro” lo status quo, un ribelle appunto.

D’altra parte ho avuto una fonte di ispirazione molto importante: George Bernard Shaw che diceva questo: “L’uomo ragionevole adegua se stesso al mondo; l ‘uomo irragionevole persiste invece nel tentare di adeguare il mondo a se stesso: di conseguenza, tutto il progresso dipende dall’uomo irragionevole!”

Ho sempre creduto molto in questo concetto e l’ho sempre perseguito. Lasciare le cose come stanno significa rinnegare l’essenza stessa dell’essere umano che è quella di progredire, di migliorare.

Da quanto tempo ti occupi di ingredienti cosmetici ed esattamente in cosa consiste il tuo impegno?

Mi occupo di ingrediente sia della cosmesi che della detergenza da 35 anni. Per lavoro. Poi ho pensato che guadagnavo abbastanza per poter fare un regalo alle persone di buona volontà e di mettere a disposizione le conoscenza che avevo accumulato nel corso degli anni. Quindi, circa vent’anni fa, ho cominciato a creare il primo database delle sostanze chimiche che oggi è il potentissimo strumento dell’EcoBioDizionario con quasi 20.000 voci registrate.

Oltre alla gratuità di questa iniziativa serviva anche la base scientifica il più rigorosa possibile. Certo poi sono io a decidere quale giudizio dare ma i dati ci devono essere altrimenti si parla al vento.

Faccio un esempio così è più facile capire: per valutare l’impatto ambientale servono molti dati e spesso è molto difficile trovarli. Qui intervengono i miei collaboratori che mi aiutano tantissimo ed io da solo non riuscirei mai a gestire l’enorme massa di informazioni che servono.

La prima cosa è valutare l’incertezza del dato. Meglio avere 10 dati (scegliendo il peggiore, quello più penalizzante) piuttosto che uno solo che potrebbe essere sbagliato.  Nel primo caso uso il dato peggiorativo, nel secondo uso un fattore di correzione che penalizza ulteriormente il dato stesso. Il fattore di correzione non è una mia invenzione, chiunque si occupi di ecotossicità sa cosa sto dicendo ma non voglio esagerare con i termini scientifici.

Poi valuto la biodegradabilità in ambiente aerobiotico, il coefficiente di ripartizione ottanolo/acqua (se non lo trovo me lo faccio da solo in laboratorio) e se il valore è sfavorevole controllo i dati di biodegradabilità anaerobica. Tutto questo porta alla creazione di un valore che serve per il calcolo finale della ecotossicità della sostanza.

Ovviamente questo è il promo passo perché poi la ricerca di informazioni passa all’aspetto della salute umana. Le fonti di informazioni sono tre: le schede di sicurezza della materia prima, le pubblicazioni scientifiche (esempio PubMed) ed infine i lavori del CSSC (Scientific Committee on Consumer Safety) che affrontano, con l’occhio del consumatore, i vari aspetti tossicologici, di garanzia per la salute umana eccetera.

Ultima cosa è il rispetto del trattato di Maastricht che impone il “principio di precauzione”. Se una sostanza è dubbia per la salute di uomini e/o animali, viene classificata in maniera negativa.

 

Parlami di EcoBioControl, un nuovo percorso per la cosmesi eco-bio che si differenzia dalle classiche certificazioni

Per due motivi fondamentali. Il primo è che EcoBioControl NON è una certificazione ma una “adesione” ad un progetto di sostenibilità. Chi lo vuole seguire può fare questo percorso che ci vedrà tutti coinvolti.

Il secondo motivo è che nessuna delle certificazioni esistenti comprende tutti i parametri che interessano veramente.

C’è chi bada solo alla quantità di sostanza vegetale presente e calcola questa quantità includendo anche l’acqua. Insomma una presa in giro enorme.

C’è chi si accontenta di escludere i derivati animali dimenticando che le sostanze ammesse poi uccideranno gli organismi acquatici, pesci compresi, quando finiranno in mare.

In generale si tratta di schemi molto limitati e limitanti. Serviva uno schema che comprendesse almeno i dieci parametri fondamentale dell’Eco-Bio. Dieci punti che non riesco a raccontare in pochi minuti ma che sono decisamente i fondamenti di una nuova strategia e filosofia del vivere sano.

 

Perché nel tuo percorso hai coinvolto Skineco?

Perché, ma stiamo parlando di molti anni fa, gli ingredienti dei cosmetici eco-bio erano certamente “verdi” ma l’insieme, la formulazione, faceva pena. Ora va da sé che se un cosmetico non assolve il suo compito igienico, edonistico, gratificante, NON è un cosmetico! La reciproca attrazione tra dermatologia e chimica verde, era inevitabile. Io ho avuto la fortuna di imbattermi con Riccarda Serri, mai tanto compianta come adesso, che di Skineco è stata la fondatrice ampiamente coadiuvata da Pucci Romano che prosegue l’opera di Riky.

Anche io stesso faccio parte del Comitato Scientifico di Skineco fin dal primo giorno e ne sono orgoglioso.

Fare prodotti ecologici che non rispettano la pelle dell’essere umano è un nonsenso.

 

 

Cosa ne pensi della massificazione dell’eco-bio? E’ un bene che si stia diffondendo oppure la consideri pericolosa perché si sta perdendo la filosofia che dovrebbe esserne alla base?

Penso che certi furti, prezzi ingiustificati e via dicendo, siano stati mitigati dalla massificazione, dall’essere arrivati nei supermercati che applicano prezzi decenti. Questo però ha svegliato il grande nemico della filosofia eco-bio, l’ECOFURBO!

 

Da uno a 100 quanto ti arrabbi sentendo parlare di cosmesi naturale con estrema facilità?

110%! La cosmesi naturale non esiste. Perché non esiste l’albero che fabbrica gli alchilpoliglucosidi, neppure quello che genera il coco-sulfate e via dicendo.

Quindi dipende da cosa intendiamo con il termine “Naturale”. Ho sentito persone sostenere che l’olio di vasellina era perfettamente “Naturale” perché è un distillato del petrolio ed il petrolio si trova in natura, quindi è naturale.

Il termine corretto è “Sostanza naturale da fonte vegetale rinnovabile”. Qualsiasi altra definizione è fuorviante e truffaldina.

 

Mi spieghi bene cosa intendi con la tua famosa frase E’ la dose che fa il veleno?

La frase non è mia, anche se mi piacerebbe molto averla detta io. Questa affermazione si deve attribuire a Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim detto PARACELSO. Che fu, nel 1500, il primo medico ribelle perché rifiutava la credenza dell’epoca. Egli scopri una cosa semplice e cioè che una piccola dose di un veleno è salutare ma se si esagera si muore. Le bacche di ginepro sono ottime in cucina ma se ne mangi troppe stai male o malissimo.

Questa cosa si adatta a pennello alla situazione che stiamo vivendo con gli oli essenziali. Se si leggono le schede di sicurezza della maggior parte degli oli essenziali, si rimane sconcertati, le indicazioni di pericolo sono spaventevoli. Stiamo parlando di oli essenziali puri al 100%. Ma tutti noi sappiamo che piccole dosi fanno bene e alle volte benissimo. Tutta la filosofia e la pratica aromaterapica, anche quella ayurvedica eccetera andrebbero a farsi friggere. Questo non deve accadere! Gli oli essenziali sono efficacissimi dal punto di vista cosmetico, fanno cose interessantissime ma non si deve esagerare e lasciare in mano a dei formulatori inesperti queste armi biologiche è un delitto, un errore gravissimo perché il passaggio tra rimedio e veleno è molto veloce.

 

Perché ti sei concentrato molto sugli interferenti endocrini nell’EcoBioDizionario?

Mi verrebbe da dire che è perché non c’è molto altro che non ho ancora detto J in realtà questo è un aspetto, come le microplastiche, di cui tutti noi sapevamo che prima o poi sarebbe scoppiato ed allora ho cercato di documentarmi il meglio possibile.

Nel raccogliere dati e studi una cosa è apparsa chiara da subito e cioè che le informazioni non sono mai mancate ed anzi uno studio importante è stato chiuso nel 2007 ma poi è stato lasciato lì. Solo da pochi mesi la UE ha incaricato l’ECHA (Agenzia Europea del Prodotto Chimico) di stabilire i parametri necessari per definirli, identificarli, misurarli eccetera. Quindi siamo in colpevole ritardo mentre gli stati del Nord Europa hanno già adottato alcune decisioni importanti.

Dato che io non devo per forza seguire una normativa piuttosto che un’altra, scelgo di considerare quella più avanzata e più restrittiva. Seguendo questo principio ho inserito nell’EcoBioDizionario centinaia di interferenti endocrini già presi in considerazione in paesi in cui la salute viene considerata in modo diverso che da noi.

 

Parlami dei famosi ecofurbetti

Si tratta di persone o aziende senza molti scrupoli che vedendo l’onda verse salgono sul carro dei vincitori e scrivono “Green”, “Verde”, “Eco” eccetera ma che di sostenibile non hanno nulla. Ecco questo è il vero pericolo e la distribuzione a pioggia di certificazioni più o meno fasulle, ha facilitato la diffusione di questi esseri immondi che sono gli ecofurbi.

 

Cosa risponderesti a chi ti critica dicendo che fai allarmismo quando condanni ingredienti ammessi dal regolamento cosmetico

Scrivere un libro e trovare il tempo per criticarmi è ridicolo. Questa gente non pensa a me o alla salute dell’ambiente ma solo al suo tornaconto personale. Senza che il sottoscritto non avesse aperto una grande discussione sul tema dei componenti cosmetici forse neppure queste persone sarebbero ascoltate. Questo perché la cultura del “ma siamo proprio sicuri, che questa sostanza vada bene?” è nata da alcuni pionieri tra cui il sottoscritto, ed hanno permesso al movimento di consapevolezza cosmetica di crescere. Poi ci sono gli ecofurbi che ne approfittano.

La migliore garanzia possibile è che io faccio quello che faccio senza scopo di lucro (se qualcuno osa dire il contrario lo denuncio immediatamente) e perché mi diverte farlo. Se un silicone è definito da chi lo produce “non biodegradabile” io semplicemente dico che non è biodegradabile e per farlo cogliere più velocemente, ci metto un bollino rosso. Io non faccio terrorismo, faccio informazione. Informazione semplice, banalizzata, semplificata ma faccio informazione punto e basta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per favore, una volte per tutte, ci spiegheresti perché bicarbonato ed aceto non vanno bene per pulire visto che c’è tanta disinformazione in rete?

L’aceto contiene acido acetico è quindi chimicamente un acido. Il bicarbonato è una sostanza leggermente alcalina cioè il contrario di acido. Quando si mescolano tra di loro essi reagiscono tra loro neutralizzandosi a vicenda. Alla fine rimane solo acqua e vari sali che non hanno mai lavato nulla.

Tutto quello che si ottiene è di aver sprecato delle ottime materie prime che potrebbero essere usate altrimenti. In conclusione mescolare aceto e bicarbonato è una stupidaggine infinita.

 

Domanda secca sapone sì o sapone no?

Dipende: per il bucato a mano, sapone sì! Per lavarsi le mani, sì! Per lavarsi il viso o altre parti del corpo assolutamente no!

Il sapone, di qualsiasi tipo e provenienza, ha un pH alcalino diciamo attorno a 9 – 10 mentre la nostra pelle ha un pH 5,5. La differenza tra i due livelli è così elevata che crea un problema alla pelle che si sente aggredita da un pH così diverso da quello fisiologico.

Per questo motivo il sapone è certamente sconsigliato per un uso cosmetico.

 

E per chiudere come immagini l’ecobio 2.0?

Io ho diversi sogni e penso che qualcuno verrà realizzato. Ad esempio mi sogno che venga pubblicato un regolamento europeo che regolamenti la produzione e la vendita di prodotti Eco-Bio in Europa. Questo farebbe piazza pulita di marchi e marchietti “Bio” che imperversano sul mercato.

Sogno poi una presa di coscienza generalizzata in cui gli ecofurbi vengano smascherati e portati alla pubblica derisione.

 

Che dire? Io sono al settimo cielo per questa intervista e spero che la sorpresa vi sia piaciuta.

NdR: poiché Fabrizio non sta mai fermo, nel mentre che l’intervista andava in porto, ha trovato il tempo di inserire in EcoBioControl il bollino nero, ad identificare tutte le sostanze proibite per legge, che per assurdo potrebbero essere presenti in cosmetici venduti sul mercato europeo.

Andate pure a verificare sul forum e magazine e scoprirete cose molto interessanti, per esempio che bisogna prestare sempre molta attenzione a quale sapone di Aleppo comprare (perché l’olio di alloro estratto dai semi, il Laurus Nobilis Oil, è vietato per legge in UE, ma non nei paesi di provenienza) e possibilmente non fatelo mai nei negozi etnici dove non c’è alcuna garanzia sul relativo INCI, ossia sul contenuto e provenienza dell’olio di alloro, ammesso per estrazione dalla bacche (Laurus Nobilis Fruit Oil) ma non dai semi (Laurus Nobilis Oil)

Cristina Garavaglia

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