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Il mio mondo (eco)bio- Come scegliere un buon ‘solare’? Di Cristina Garavaglia

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

Lo sappiamo tutti, il sole fa bene, porta buonumore e soprattutto è indispensabile per produrre vitamina D, necessaria a molteplici funzioni vitali.

Ma deve essere assunto con coscienza. Il che come minimo vuol dire non esporsi nelle ore più calde della giornata (dalle 10.00 alle 16.00), procedere gradualmente con l’esposizione (mai stare al sole tutto il giorno) e soprattutto usare sempre un solare adatto al nostro fototipo di pelle.

Il tutto per proteggerci per quanto possibile dai raggi solari nocivi, che come noto si distinguono in UVB ed UVA (questi ultimi decisamente più pericolosi perché in grado di penetrarne negli strati profondi del derma), ecco perché la Commissione UE, dal 2006, si è raccomandata affinché i solari siano formulati in modo da garantire la protezione da entrambi ed in particolare da assicurare una protezione dagli UVA almeno di 1/3 rispetto alla protezione UVB.

Ciò premesso, la scelta del solare deve tener conto di due elementi fondamentali: il fattore di protezione (SPF = Sun Factor Factor) ed il fototipo di appartenenza, che indica, partendo dal colore della pelle, degli occhi e dei capelli, come tende a reagire la pelle esposta al sole e come si abbronzerà.

L’SPF, presente in etichetta, si legge in questo modo: da 6 a 14,9=bassa protezione; da 15 a 29,9=media; da 30 a 49,9=alta; da 50 ed oltre=molto alta.

Ma badate bene, non può essere indicata per legge una protezione 100, semplicemente perché non esiste al mondo una protezione totale e se la trovate scritta in etichetta è il momento di storcere il naso perché qualcosa non quadra.

Come detto all’SPF deve abbinarsi la protezione dai raggi UVA, solo che in assenza di indicazioni chiare sul come definire tale protezione sulle confezioni potrebbe apparire un po’ di tutto: molte aziende utilizzano la scritta UVA all’interno di un cerchietto, mentre in UK è facile trovare le stelline, dove le 4 stelle corrispondono alla protezione massima possibile dagli UVA.

Fondamentale nella scelta del solare è anche il fototipo di appartenenza: le persone più chiare (fototipo I-II e III) devono orientarsi su solari con un SPF elevato (la 50 o 50+ per capirci), mentre le persone con carnagione più scura (fototipo IV-V) o già abbronzate possono utilizzare protezioni più basse (la 30 o la 15). Per i bambini è indicato sempre l’utilizzo di un fattore di protezione SPF 50+, posto ovviamente che sotto all’anno di età non devono mai essere esposti al sole diretto.

Per gli amanti della tintarella vi segnalo solo il fatto che l’uso della protezione non impedisce in alcun modo l’abbronzatura, ma anzi assicura che la stessa avvenga gradualmente, impedendo eritemi e scottature, rendendola più durevole nel tempo.

Tradotto in parole semplici: il solare deve essere utilizzato sempre, anche se si è già abbronzati o di carnagione molto scura.

Vi lascio anche alcuni consigli fondamentali da non sottovalutare: non utilizzare mai solari avanzati dalla precedente estate (potrebbero aver perso ogni capacità protettiva), abbiate cura di applicare sempre perfettamente su tutto il corpo ( non dimenticate orecchie e dorso dei piedi, mi raccomando) il solare in modo abbondante (per un adulto la dose corretta è pari a circa 5 cucchiaini da caffè), ricordatevi di utilizzare il solare anche sotto l’ombrellone e nelle giornate nuvolose e di riapplicare frequentemente il prodotto (ogni due ore), soprattutto dopo ogni bagno o doccia, anche nel caso di solari water proof resistant (resistenti all’acqua).

Logicamente, deve essere prestata maggior cautela per i bambini, che sarebbe bene munire anche di schermo fisico, soprattutto in acqua, dove trascorrono ore intere a giocare, utilizzando una semplice maglietta di cotone.

Ed in aggiunta al solare, sarebbe buona norma indossare abiti, in materiale naturale come il lino, durante gli spostamenti da albergo alla spiaggia, stare sotto l’ombrellone nelle ore centrali della giornata (ci si abbronza ugualmente), utilizzare occhiali da sole certificati (acquistati dall’ottico di fiducia), indossare un cappello in fibre naturali.

Ma arrivati a questo punto come lo scelgo il solare?

Beh diciamo che esistono fondamentalmente due categorie di protezione: i filtri chimici, che agiscono catturando la radiazione per impedire di raggiungere la nostra pelle, ed i filtri fisici, che riflettono i raggi solari in modo meccanico, agendo da specchio.

 

 

 

 

 

 

 

 

I primi hanno l’indubbio vantaggio di essere di facile stesura e di poter essere utilizzati anche in formato spray ad alto SPF, mentre presentano lo svantaggio di non essere ecocompatibili poiché provocano notevoli danni ambientali a carico dell’ecosistema marino (a proposito lo sapete che alle Hawaii dal 2021 saranno proibiti per non intaccare la barriera corallina?) e soprattutto di essere potenzialmente allergizzanti.

I secondi sono invece ben tollerati anche dai bambini e soggetti allergici, sono gli unici ammessi nei disciplinari di cosmesi ecologica e contengono di solito grandi quantità di antiossidanti e derivati vegetali che ne completano l’azione. Hanno purtroppo lo svantaggio, soprattutto nel caso di altissime protezioni, di dare il cosiddetto effetto fantasmino, ossia di lasciare una traccia biancastra sulla pelle dopo l’applicazione, effetto che pochi consumatori gradiscono.

Da notare che i filtri fisici (ossido di zinco o biossido di titanio) possono essere presenti nei solari anche in formato nano (generalmente utilizzato per le altissime protezioni per agevolare l’applicazione), riportato obbligatoriamente in etichetta, sul quale è in corso un vivace dibattito scientifico circa la possibilità che possa penetrare nell’Organismo. Nel dubbio, per il principio di precauzione che guida la cosmesi eco-bio, seppur accettati da alcuni Disciplinari, il mio consiglio è di evitarli finchè non ci si capirà di più.

Volendo quindi trarre delle conclusioni sulla base delle evidenze scientifiche disponibili oggi, sia da un punto di vista ambientale che di ecodermocompatibilità, non ci piove che i solari con soli filtri fisici sono da privilegiare rispetto agli altri.

Per chi volesse scegliere un solare veramente eco-bio (quindi con filtro solo fisico), il consiglio è di controllare l’esistenza di una Certificazione sulla confezione: le certificazioni più comuni per i solari sono Aiab, Icea, Bdih, Abg e Ecocert.

Ma dalla teoria alla pratica spesso si devono accettare compromessi ragionevoli per sé stessi, dove aver fatto tutte le prove del caso, personalmente ammetto tranquillamente di utilizzare ancora oggi il filtro chimico SFP 50 per le prime esposizioni (semplicemente perchè non ho trovato un solare ad altissima protezione eco-bio che mi soddisfi e che non contenga i nano, ma non demordo prima o poi ci riuscirò) ed il filtro fisico per le gambe (che difficilmente mi si scottano, dorso dei piedi escluso) e su tutto il corpo per quando sono più abbronzata ed uso la 30.

Detto ciò, è bene anche precisare che alcune delle sostanze utilizzate nei solari tradizionali sono da tempo sotto osservazione della Commissione UE sulla cosmesi perché danno luogo a serie perplessità in tema di sicurezza per la salute e di inquinamento ambientale.

Sarebbe quindi buona cosa cercare di evitare almeno queste sostanze, privilegiando prodotti che rispettino i principi di ecodermocompatibilità proposti da Skineko, l’Associazione Internazionale di EcoDermatologia, ciò ovviamente perché tutto quello che ci spalmiamo addosso inevitabilmente penetra all’interno dell’organismo.

Gli interferenti endocrini, innanzitutto, sui quali sono in corso degli studi e che si ipotizza possano avere effetti dannosi sull’Organismo di natura ormonale. Per fortuna, molte aziende cosmetiche in nome del principio di precauzione li stanno spontaneamente abbandonando nei solari.

Si identificano in etichetta come parabeni, benzofenone e cinnamati, ad esempio con il nome di Octinoxate o Octyl methoxycinnamate (OMC), Octocrylene, Ethylhexyl Salycilate, Homosalate.

I cessori di formaldeide, utilizzati come conservanti a basso costo, che risultano essere sostanze altamente allergizzanti (possono infatti provocare irritazioni, eczemi e dermatiti da contatto) e cancerogene, purtroppo oggi ammessi in basse percentuali all’interno delle formulazioni cosmetiche, ma si spera che ben presto arrivi il divieto totale di impiego.

Gli emulsionanti di origine sintetica, che tendono a disidratare la pelle pur dando un apparente effetto emolliente. Si ritrovano di solito come PEG (PEG 6, PEG 20 e PEG 75), Eth e Oxynol o ethylene glycol.

Infine, meno problematici per la salute, ma non ottimali per la cura della pelle sono i siliconi ed i petrolati.

I primi tendono a trattenere in superficie i principi attivi senza farli penetrare in profondità, possono rendere il solare scarsamente dermocompatibile (ossia tollerabile dalla pelle) se presenti in etichetta tra i primi ingredienti. Li potete trovare con nomi che terminano in –one, come il cyclomethicone, o in –xane, come il cyclopentasiloxane. Io comunque li evito in assoluto perché mi causano irritazioni assurde visto che ho la pelle molto sensibile.

I secondi tendono a creare uno strato oleoso sulla pelle interferendo con la normale respirazione cutanea e risultando occlusivi per i pori. L’esempio tipico è la paraffina liquida o l’olio minerale. Sarebbero da evitare soprattutto nei prodotti per i bambini.

Al contrario, è invece opportuno che i solari contengano antiossidanti che impediscono la formazione di radicali liberi (e quindi l’invecchiamento cutaneo), come ad esempio la vitamina E ed il gamma-orizanolo.

Mentre nel doposole è bene che siano presenti sostanze come allantoina, vitamina E acetato (Tocopheryl acetate), e sostanze lenitive tipo l’aloe o burro di karitè.

A questo punto non mi resta che augurarvi una buona e sana abbronzatura.

Cristina Garavaglia

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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