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Dall'archivio:

‘Il mio mondo eco-bio’, la nuova rubrica di Cristina Garavaglia

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

L’amica e per diversi anni anche collega giornalista Cristina Garavaglia è una grande appassionata di cosmesi naturale, e di tutto quanto la natura ci offre per la pelle, il viso e il  nostro corpo. Ticino Notizie la accoglie (anzi, la ri-accoglie..) con grandissima soddisfazione. Bentornata Cristina!

 

Cosmesi eco-bio: moda o scelta consapevole?

 

In questi ultimi anni il settore cosmetico, che nel 2017 ha fatto registrare un fatturato pari a 11 miliardi di euro con una crescita per il 2018 stimata del 4.5%, è stato uno dei pochi a non conoscere crisi.

Merito anche del fatto che molti uomini si sono avvicinati sempre più ad un settore tradizionalmente appannaggio delle donne, per lo più acquistando prodotti per il corpo e per il viso (settore che si è recentemente arricchito di shampoo, balsami, oli nutrienti e cere modellanti studiati specificamente per la cura della barba), facendo registrare consumi perun valore pari al 24% della spesa totale relativa ai prodotti di bellezza, un dato inimmaginabile sino a pochi anni fa.

L’analisi dei dati presentati da Cosmetica Italia in occasione del Cosmoprofdi Bologna dimostra inoltre unaltro trendda non sottovalutare:lo spostamento del mercato, sia in termini di domanda che di offerta, verso cosmetici sempre più naturali obiologici,che rappresentano oggi il 9% del fatturato totale del settore cosmetico, per un valore complessivo stimato di quasi 1 miliardo di euro.

Trend che pare destinato a consolidarsi ulteriormenteanche in Italia visto che, secondo Human Highway, il 34,3% dei consumatori italiani risulta orientato sull’acquisto di prodotti “cruelty free”, ossia non testati su animali, ed il 25,3% su prodotti privi di parabeni e siliconi.

Da notare che la gran parte degli acquisti avvienetutt’ora nella GdO (la grande distribuzione), per oltre 4 miliardi di euro, seguita dalle profumerie (ebioprofumerie) per oltre 2 miliardi, farmacie per 1,8 miliardi ed erboristerie per 440 milioni di euro, mentre le vendite online tramite gli e-commerce specializzati nel settore eco-biorisultano essere aumentate dell’8,7%.

Una tendenza che dimostra sì una maggior attenzione da parte dei consumatori negli acquisti di prodotti di bellezza, ma anche il forte impatto economico della cosiddetta Cosmesi Green, tanto che le multinazionali del settore, sempre attente alla moda, già da qualche anno hanno iniziato a lanciarsi su un mercato fino ad ieri considerato di nicchia.

Vien da sé che conoscere meglio il mondo della cosmesi eco-biorappresenta per i consumatori un presupposto indispensabile per poter scegliere prodotti ed aziende che veramente abbinano ad un discorso etico quello della sostenibilità ambientale e non si limitano a seguire la moda del momento.

 

 

 

 

 

 

 

 

Purtroppo però, vista l’assenza di una normativa europea specifica,si può solo cercare di dare una definizione abbastanza astratta di cosmesi eco-bio, considerando sia l’aspetto eco sostenibile che quello biologico che la caratterizza.

Parliamo infatti di una Cosmesi attenta all’ambiente, che si basa sull’utilizzo prevalente di materie prime da agricoltura biologica o raccolta spontanea, sulla riduzione (per quanto possibile) dell’impatto ambientale e soprattutto sull’assenza di materie prime “a rischio”, perché ritenute allergizzanti, irritanti o con evidenze di possibili danni per la salute secondo il principio di precauzione per il quale nel dubbio (di un possibile danno) è meglio evitare l’uso di determinati ingredienti.

Questo tipo di cosmesi può quindi definirsi eco (ecologica) perché ha come presupposto l’esclusione di sostanze chimiche e di sintesi, sì da assicurare un minor impatto ambientale, sia in termini di formulazioni biodegradabili e di bassa tossicità per gli organismi acquatici (che poi si inseriscono nella catena alimentare), che nella scelta di packaging a ridotto contenuto di plastiche.

E nello stesso tempo può definirsi biologica perché le sostanze naturali utilizzate provengono da coltivazioni biologiche, in cui non trovano impiego pesticidi od altre sostanze tossiche ed OGM.

Del tutto diversa è invece la cosiddetta cosmesi naturale, che propone prodotti contenenti sostanze funzionali di origine naturale,alle quali possono essere (anche) associati ingredienti di sintesi per ottimizzare le performance,che di naturale hanno ben poco.

In questo ultimo caso si parla tecnicamente di Greenwashing, ossia della tendenza ad immettere, su un mercato sempre più ricco,prodotti che offrono al consumatore finale (grazie soprattutto al packaging accattivante) l’illusione di essere naturali, spesso peraltro a prezzi molto più elevati dei cosmetici eco-bio.

Basti solo pensare al recente boom dell’olio di argan e della bava di lumaca, che ormai si trovano praticamente ovunque, magari in dose infinitesimale, del tutto inutile ai fini cosmetici, ma in grado di far lievitare il prezzo di vendita e gonfiare i ricavi.

Ed ora che vi ho confuso per benino le idee, veniamo al vero dilemma: come fare a capire se si sta acquistando un cosmetico veramente eco-bio? Diciamo subito che non è facile, ma che ci si può ragionevolmente affidare alle cosiddette Certificazioni e soprattutto alla lettura dell’INCI di cui parleremo nelle prossime settimane,se avrete la pazienza di seguire questa rubrica che non ha la pretesa di imporre una verità assoluta (che non esiste) ma solo di avvicinarvi al mio mondo eco-bio.

Cristina Garavaglia

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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