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Il mio mal di Cina. Di Rossella Bartolucci

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RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO –  Io conosco e vivo la Cina dal 1986, da quando iniziai a studiare cinese a Ca’ Foscari . Nel 1990 il mio primo anno in Cina, subito dopo Tiananmen. Da allora altri anni, mesi, soggiorni, viaggi, mille lavori. La mia vita per la Cina potrei dire, insegnando italiano ai cinesi e cinese agli italiani, interpretando, traducendo, mediando, incontrando cinesi d’ogni ordine e grado, Consoli, manager, poveri cristi, insegnanti, artisti. Metà del mio cuore è in Cina, paese la cui cultura profonda, antichissima, pacifica nel senso più profondo del termine mi ha cambiato, per sempre, l’anima e la vita.

 

 

Ho visto la Cina cambiare, ho vissuto la Cina dei fiumi di biciclette, tra cui c’era anche la mia, la Cina di Deng in pre fermento verso il mondo che sarebbe venuto, la Cina dell’esplosione moderna e dì we chat, ho recitato per divertimento in un film di propaganda su Mao, “La leggenda di Mao Ze Dong”, ho avuto amici che erano stati in piazza, ho viaggiato sin dentro gli anfratti della Cina più profonda, lassù sulle alte montagne taoiste, le infinite campagne e piantagioni di te’ dove essere stranieri, lao wai, non era neanche concepibile: ricordo una donna che mi chiese, visto che avevo il volto diverso da lei e l’accento un po’ strano, se fossi di Shanghai. Ho attraversato città enormi e cittadine, ho dormito in case di terra delle minoranze etniche, ho pescato con i cormorani a Dali, ho visto in crociera le Tre Gole prima che l’acqua di una discussa diga le sommergesse, ho avuto i topi in camera giù ai tropici in mezzo alla foresta pluviale, ho attraversato il mondo in transiberiana, ho visto i treni cinesi da sporchissimi e lenti diventare modernissimi ed efficienti, mentre i nostri restavano uguali, ho dormito nella magia di una tribù con società matriarcale in un villaggio senza elettricità in riva a un lago di cui ancora vivo la Bellezza perfetta. Ho visto i mercati e i ristoranti dove si vendono animali, anche selvatici, rigorosamente vivi, perché la medicina cinese così prescrive, per prendere tutto il QI, la potenza nutritiva di un essere. Io stessa ho mangiato, tre volte, il serpente, così come in Italia mangio il polpo.

Ho conosciuto tanti, tantissimi cinesi che il serpente o altre originali prelibatezze non le hanno mai mangiate, forse la maggior parte di loro. Sulle loro tavole quotidiane pollo, verdure, tante, maiale, pesce, riso, spaghetti; banali,insomma. Ho risposto tante volte a buffe domande sulla raccapricciante alimentazione cinese. Non mi sono mai particolarmente ammalata in Cina, neanche mangiando nelle zone rurali, complici le altissime, salutari cotture dei cibi e la loro attenzione all’igiene. Della Cina, che è parecchia parte di mondo, in Italia sì sa poco, nulla, vergognosamente a scuola non se ne studia, ne’ storia, ne’ filosofia, ne’ arte. Si vede qualche film ogni tanto, se ne ha paura come mostro economico divoratore di bar e, ogni tot anni come spacciatore di virus. La base da cui si parte è il nulla, l’ignoranza, il pregiudizio pruriginoso e banale. Ora. Il virus c’è, in Cina per primi lo temono.

Nel loro efficientismo totalitarista, lo stanno gestendo e arginando in modi impensabili qua, con misure draconiane e generosità, generosità verso il mondo, verso di noi, organizzazione ferrea. Quindi, attenzione, sì, realistica attenzione, come mi dicono amici cinesi e italiani che vivono in Cina.  Magari in questo momento non mangerei pipistrelli cinesi  ne’ mi farei un viaggio di piacere con i miei figli a Wuhan. Ma non panico. Non irragionevolezza. Non razzismo, please. E magari un po’ di cuore e solidarietà verso un popolo che ci è vicino nei nostri momenti di calamità. Restiamo, anche qui,umani. E vorrei ricordarvi che in questo stesso momento nel mondo, pure in Italia, proliferano innumerevoli altri virus e agenti patogeni che stanno provocando malattie e morti che, poverini, i social snobbano. No social no virus…

 

 

 

*Rossella Bartolucci Sinologa, docente di Lingua e Cultura cinese presso il Liceo Casnati di Como. In molti se la ricordano a Magenta per il suo impegno civico nella lista in appoggio alla candidatura di Marco Invernizzi Sindaco nel 2017. Un’esperienza che non andò bene ma che ha permesso a Rossella di conoscere la nostra città. 

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