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Il ‘Leonardo da Vinci’ di Angelo Paratico: alla presentazione era presente anche Luciano Garibaldi

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TURBIGO – Angelo Paratico, nato a Turbigo in Via Leonardo da Vinci 2, (l’indirizzo glielo aveva fatto imparare a memoria la mamma in quanto, andando a scuola da solo, aveva paura che si perdesse) era lì, a salutare vecchi ‘compagni’ che non hanno voluto mancare alla presentazione del suo ultimo libro. Coscritti, paesani con i quali non incrociava lo sguardo da decenni, sono venuti a salutare lo studioso che vive da 35 anni a Hong Kong, ma che non ha mai dimenticato il paesello natale.
Il libro su ‘Leonardo’ (“quando si parla di questo genio italiano si muove tutto il mondo dei media”, ha detto) è già uscito in inglese per interessare un pubblico più vasto, ora è stato tradotto in italiano, presto lo sarà in coreano e probabilmente sarà pubblicato anche in Cina.
L’ipotesi di Paratico – sortita dopo aver letto un libro di Francesco Cianchi – è nota: la famosa Caterina, madre di Leonardo, potrebbe essere stata una schiava cinese e per sostenere questa ipotesi Paratico ha scandagliato archivi, sviscerato opere di Leonardo arrivando a dire che c’è una possibilità su cinquanta che la sua ipotesi sia vera. Ipotesi che un grande studioso, del calibro di Walter Isaacson, ha ricordato nella sua recente biografia, citando il nostro Angelo.
Nato il 15 aprile 1452 da Ser Piero da Vinci, mentre la paternità è nota da sempre, l’identità della madre è sempre stata nascosta. Si sa solamente che è morta a Milano dove abitava, con Leonardo, nella fase ultima della sua vita.
Le schiave orientali portate in Italia nel Quattrocento venivano marchiate e – guarda caso – sulla mano di Monna Lisa c’è un marchio che è stato evidenziato dall’editore italiano nella copertina. Tanti grandi si sono cimentati sulla individuazione di chi fosse la madre di Leonardo: Sigmund Freud ha analizzato un ricordo d’infanzia del genio italiano (che aveva un debole per i giovinetti!) per evidenziare il rapporto esistente tra madre-figlio. ‘La Gioconda’, opera su una tavola di pioppo dalle dimensioni di 77×53 cm ha, sullo sfondo del dipinto, un paesaggio, inusuale per la pittura italiana del tempo (ma comune in Cina) e, inoltre, la donna non ha sopracciglie, altra tipicità cinese.
E’ certo – la storia l’ha registrato – che durante il Rinascimento l’Italia era piena di schiavi. Veneziani e Genovesi andavano in Crimea e li compravano dai Tartari (personaggi che Paratico ha individuato in alcune pitture del tempo) e li portavano in Europa, dove a seguito della peste nera del 1347-1352, la popolazione si era dimezzata e mancavano braccia per fare qualsiasi lavoro.

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