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Dall'archivio:

Il futuro del sovranismo italiano (tra Regionali, Draghi e PPE)- di Fabrizio Fratus e Vincenzo Sofo

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L’Umbria ha confermato ciò che avevamo spiegato commentando nelle tv la caduta del governo gialloverde: la decisione di Salvini di staccare la spina era una mossa intelligente e soprattutto vincente, poiché conseguente alla presa d’atto delle manovre che il palazzo e il 5 Stelle da tempo covavano per provare a stritolare la Lega bloccandone l’azione di governo.

Rompendo la maggioranza e chiedendo le elezioni, Salvini evitava di finire nella gabbia con due possibili risultati: il primo, quello di andare al voto, vincere e diventare premier; il secondo, quello di vedersi rifiutare le elezioni, veder formare una coalizione PD-5 Stelle e finire all’opposizione.

Accadde la seconda e tutti la interpretarono come una sconfitta, l’inizio della fine di Salvini. Mentre Il Talebano (vedasi repliche di puntate di Omnibus, La 7, per verifiche) azzardava una previsione che fece sgranare gli occhi a tutti i presenti: era l’inizio per Salvini di una catena di successi a tutte le elezioni regionali in arrivo, con il risultato che a finire nella gabbia sarebbero stati PD e 5 Stelle, sonoramente bocciati dall’elettorato ma al contempo sempre più costretti a stare insieme al governo per fuggire il giudizio elettorale e cercare di arrivare alla data dell’elezione del Presidente della Repubblica. Ma in ogni caso un minuto dopo il tonfo del Governo sarebbe inevitabile e con esso le elezioni, alle quali la Lega arriverebbe come primo partito indiscusso.

L’unico elemento di novità è la crescita di Fratelli d’Italia, con una Meloni che – complimenti a lei – nonostante lo spazio sovranista occupato dalla Lega è riuscita comunque in pochissimo tempo a raddoppiare i propri voti. Una crescita destinata ancora ad aumentare vista l’attenzione che sta dimostrando nella costruzione del progetto politico.

Tuttavia, nonostante le speranze di molti, difficilmente potrà essere praticabile l’idea di un futuro governo Lega+Fratelli d’Italia. Non per una questione di consensi bensì per una questione di sistema: oggi paghiamo interessi bassi sul nostro debito pubblico grazie a uno spread sotto i 145 punti ma un governo Lega-FDI scatenerebbe facilmente gli attacchi degli speculatori finanziari facendolo schizzare e causando così interessi molto più alti e manovre economiche carissime.

Ecco perché bisogna comunque individuare una strada che consenta di trovare alleanze con forze cosiddette più “moderate” e arrivare ad avere – come giustamente detto in un’intervista da Giancarlo Giorgetti – un collegamento in Europa con il PPE. E avere così Lega e FDI non solo al governo ma in condizione di governare (come accade ad esempio a Orban in Ungheria). Una strada che, se necessario, potrebbe passare anche da oculate scelte strategiche attorno ai possibili ruoli futuri di Mario Draghi.

Così il sovranismo, dopo aver dato prova di esser capace di non farsi schiacciare dal sistema, potrà darà prova di esser capace persino di governarlo, il sistema.

Di Fabrizio Fratus e Vincenzo Sofo

 

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