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Dall'archivio:

Il fallimento americano, l’avanzata dei Talebani e l’Europa solito zimbello

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“All’indomani dell’11 Settembre 2001, George W Bush, promettendo di ‘voler esportare la Democrazia in Afghanistan’, iniziò un pesante attacco militare con le forze NATO, alla ricerca di Osama Bin Laden e contro quei Talebani che avevano colpito nel cuore dell’Occidente.
L’offensiva americana, avallata dalla NATO, era piu’ che comprensibile, benché l’Afghanistan, da sempre fosse terra martoriata da conflitti sanguinosi, si pensi solo allo scontro durato anni e anni con l’allora Unione Sovietica e a cui l’indomito popolo afghano seppe resistere. La questione di fondo era la falsa promessa, legata allo slogan della democrazia da esportare. Il percorso verso la Democrazia e, quindi, verso la Libertà non si esporta. Necessita di secoli. E’ un cammino verso la Civiltà che non può certo basarsi sull’utilizzo di ‘governi fantoccio’ o roba simile. Quanto accaduto in Afghanistan con la successiva politica di disimpegno sostenuta da tutte le amministrazioni americane non è una novità – attenzione al concetto di AMERICA FIRST, l’odiato e tanto vituperato Trump lo ha portato all’ennesima potenza, ma di fatto fa parte del DNA Americano, tant’è che oggi con Biden la solfa non è affatto cambiata e già l’idolatrato democratico Osama, premio Nobel per la Pace, aveva annunciato il progressivo smantellamento delle forze USA – e quindi la nuova avanzata Talebana, lo abbiamo visto in Medio Oriente col il caos del dopo Saddam, per non parlare delle cosiddette ‘primavere arabe’ del Nord Africa con l’uccisione, certamente di un dittatore e criminale, quale era il generale Gheddafi, e il successivo sbarco sulle nostre Coste di poveri disperati che si sono andati a confondere ai migranti economici, rendendo davvero difficili distinguere chi fuggiva da un conflitto per salvare la propria vita e quella dei suoi familiari, e chi invece (magari legittimamente ma illegalmente) stava cercando di forzare i confini di uno Stato sovrano. Di tutto questo dobbiamo dire grazie anche ai cugini transalpini, beninteso, all’epoca governati da ‘Sarko’ e dalla sua consorte Carlà….. icona della sinistra progressista dei salotti radical chic.
Le conseguenze di quanto accade oggi in Afghanistan le stiamo già vedendo. Con molti di loro costretti alla fuga verso la Turchia del satrapo Erdogan, ufficialmente una repubblica presidenziale, a tutti gli effetti una spietata  dittatura.
La falsa magnanimità di Erdogan verso gli afghani in fuga è dettata unicamente dalla volontà di riacquistare centralità nello scacchiere Medio Orientale. La Turchia infatti spesso è stata utilizzata dagli USA e nel passato anche dagli UK come il loro avamposto, verso l’Oriente, una vera e propria porta aerei da dove pianificare i loro attacchi. Non è un caso che qualche ‘genio’ qualche tempo fa, volesse l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, mettendo così una pietra tombale sul concetto di Europa Cristiana (vedi vignetta sotto). 
Un’operazione che avrebbe definitivamente fiaccato il già debole spirito europeo che anziché essere basato su di un idem sentire, sulla Europa delle Nazioni e dei Popoli, si sarebbe venuta a trovare in mano al primato dell’economia, alle banche, dimostrando tutto il suo vuoto politico. Che siamo certi, anzi quasi sicuri, emergerà anche nella nuova dirompente questione afghana. Che farà l’Unione Europea davanti a quanto sta accadendo a Kabul a parte seguire i riti dei protocolli delle segreterie diplomatiche ?Di certo, sarebbe l’occasione per dimostrare compattezza, solidità, autorevolezza e risolutezza.

Ciò detto, crediamo anche che oggi oggettivamente, sia troppo grande il problema afghano perchè questa debole Europa possa da sola combinare qualcosa. Il tema di fondo, che ricordiamo sempre è quell’esportare la Democrazia usato come falso slogan e pretesto. In alcuni Paesi l’unica soluzione per trovare una qualche forma di seppur flebile equilibrio, è l’attuazione di nuovo modello coloniale. Un neo colonialismo illuminato, che magari farà storcere il naso ai ben pensanti, ma che è l’unica forma di tregua armata attuabile in Paesi divisi in faide tribali, e dove diventa difficile il solo trovare interlocutori affidabili.
L’idea di costituire veri e propri Protettorati, in pieno terzo millennio, a qualcuno potrebbe sembrare una follia. Ma pensateci, voi che fareste concretamente? Un neo colonialismo illuminato, non vorrebbe dire sfruttare questi popoli e questi territori, bensì dar loro perlomeno una stabilità politica, partendo dall’assunto che non si può con una guerra e con dei bombardamenti, recuperare un gap fatto di secoli.
Civiltà che hanno storie lontanissime, visioni del mondo e delle persone lontane anni luce, che non possono certo esser cancellate tout court. Chiudiamo con una provocazione ma che è anche storia vera. Pensate a quante cose buone ha fatto per il Lombardo Veneto il governo illuminato Austro Ungarico degli Asburgo. Poi certo arrivarono i moti del ’48 e il percorso di unità nazionale. Ma alcune riforme e importanti provvedimenti esistono tutt’ora, vedasi il Catasto Teresiano e hanno influenzato in positivo lo sviluppo di Lombardia e Veneto e non a caso, il gap che ancora oggi esiste tra il Nord e il Sud del Paese governato a lungo  dai Borboni.
Quando parliamo di ‘modello illuminato’ ci riferiamo esattamente a questo. Perchè in alcuni casi, molto prosaicamente, occorre individuare il minore dei mali, senza scomodare frasi ipocrite e roboanti come Democrazia e Libertà. Non a caso, ricordatevi che il primo a pronunciare la famosa frase ‘Governare gli Italiani non è impossibile, è inutile’, non fu Benito Mussolini, il Duce che finì appeso a piazzale Loreto, ma quel Giolitti che alla storia è passato per un Liberale (frase poi pare esser stata ripresa anche da Churchill ndr). Un’altra chiara provocazione quest’ultima ma per dire che in politica, soprattutto estera, servirebbe molto pragmatismo e tanta onestà intellettuale. Materie che oggi continuano a scarseggiare un po’ ovunque. Con i risultati che vediamo tutti…..”
F.V.

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