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Il discorso integrale di Attilio Fontana, ieri in Consiglio Regionale

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Pubblichiamo il discorso integrale pronunciato ieri in Consiglio Regionale dal Presidente della Lombardia, Attilio Fontana

Signor Presidente, Signori Consiglieri, ho riflettuto molto sull’opportunità di intervenire oggi in quest’aula, soprattutto per la preoccupazione di dare una ulteriore cassa di risonanza a polemiche che ritengo sterili, inutili, strumentali, oltre che lesive della mia persona e del ruolo istituzionale che ho l’onore di ricoprire.Ma alla fine ho deciso di essere qui, non solo per riaffermare la verità dei fatti, ma soprattutto per voltare pagina, per affermare con forza la volontà di andare oltre, affrontando un presente pieno di incognite e guardando alle sfide e alle opportunità del futuro.

 

2. La risposta della Lombardia ad uno “tsunami” imprevedibile Vorrei partire da una premessa, che non dobbiamo mai dare per scontata.Abbiamo vissuto e stiamo vivendo una circostanza storica assolutamente eccezionale: l’esplosione dell’emergenza Covid-19 non era prevista né prevedibile ed ha investito come uno tsunami la Lombardia come il mondo intero.La progressione geometrica del contagio, la pressione esponenziale sul sistema sanitario, il numero dei malati e dei morti, la difficoltà di affrontare uno scenario inedito e senza paragoni, il lockdown, la grave crisi economica e sociale, l’incertezza del futuro: ci siamo trovati ad affrontare una situazione di grave difficoltà e incertezza, a cui Regione Lombardia ha risposto, fin dal 20 febbraio, con forza e determinazione senza indugiare su quali fossero le competenze regionali o nazionali.

Fino alla fine di gennaio non ci fu alcun allarme da parte delle istituzioni sanitarie internazionali e nazionali: solo il 30 gennaio il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara il COVID-19 come un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, ed è dell’11 marzo la dichiarazione ufficiale di pandemia da parte dell’OMS.Molti punti rimangono ancora oscuri, non chiariti: ancora oggi si discute di come la Cina abbia sottovalutato il fenomeno, di come le informazioni non siano state fornite adeguatamente e tempestivamente, e così via…Il 30 gennaio il Presidente del Consiglio Conte e il ministro della Salute Speranza dichiaravano in conferenza stampa: “Eravamo già molto vigili e attenti nel monitorare l’evoluzione di questa situazione critica, e non ci siamo fatti trovare impreparati. (…) E’ tutto sotto controllo”.Solo a titolo informativo mi permetto di ricordare che il Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale, aggiornato nel 2016, dispone chiaramente di “costituire, previo censimento dell’esistente, una riserva nazionale di antivirali, DPI, vaccini, antibiotici, kit diagnostici ed altri supporti tecnici per un rapido impiego nella fase emergenziale e, contestualmente, definire le modalità di approvvigionamento a livello locale/regionale nelle fasi immediatamente successive. Soggetti: Ministero (prima fase) e Regioni (seconda fase)”.

 

Ed è proprio di quei giorni la polemica sui minori rientrati dalla Cina.Insieme ad altri Governatori avevo chiesto un periodo di 14 giorni di isolamento prima di farli rientrare a scuole e nelle classi: oltre alle accuse di razzismo, alle quali sono ormai abituato, ricordo la risposta ufficiale avuta il 4 febbraio dalla ministra dell’Istruzione Azzolina: “Non abbiamo una emergenza per le scuole, niente inutili allarmismi”.Anche in questo frangente, come sarebbe poi accaduto in seguito (penso al video in cui mi sono pubblicamente mostrato con una mascherina), gli inquisitori che allora criticavano come eccessive queste prese di posizione, si sono più tardi rivelati critici feroci sottolineando lentezze e ritardi nel rispondere all’aggravarsi della situazione…

Quello che è successo nei giorni successivi lo ricordiamo tutti, rimarrà scolpito per sempre nella nostra memoria.Non possiamo certo nascondere i numeri dei contagi e dei decessi avvenuti in Lombardia, una ferita profonda per la nostra comunità regionale ed un dramma personale vissuto da migliaia di famiglie, a cui voglio anche oggi ribadire la mia vicinanza.Ma allo stesso tempo credo anche che sia intellettualmente onesto riconoscere che le misure prese fin da subito dalla Regione hanno contribuito a salvare decine di migliaia di vite nonostante la diffusione esponenziale della pandemia.

3. Un grazie ai lombardi Anche oggi voglio perciò ribadire il mio grazie a medici, infermieri, operatori sanitari, volontari della Protezione Civile, che hanno dato una testimonianza esemplare di abnegazione e dedizione.

Voglio ringraziare tutti le ricercatrici e i ricercatori lombardi, che hanno sviluppato studi e ricerche sulle origini del virus, le sue caratteristiche, i suoi mutamenti, un lavoro straordinario che assicura alla Lombardia di essere sempre all’avanguardia e capofila nel paese.

Voglio ringraziare i nostri IRCCS, le strutture pubbliche e private che hanno cercato di affermare, con un lavoro quotidiano paziente e silenzioso, il valore della ricerca ed il rigore del metodo scientifico, in un periodo in cui l’ubriacatura mediatica ha portato spesso ad oscurare la lucidità di ragionamento, alla ricerca solo di colpevoli da condannare.Sono convinto che giorno dopo giorno la verità si imporrà.

Voglio ringraziare anche la nostra Direzione Generale Welfare e la Protezione civile regionale , che sono attivate da subito sia nell’Unità di Crisi, che ha lavorato senza sosta fin dall’inizio dell’emergenza, sia poi nell’azione quotidiana di indirizzo e di azione nei confronti di tutti i soggetti del sistema sanitario, ATS, ASST, Ospedali privati e MMG e di raccordo con gli Enti Locali.

Ritengo poi doveroso sottolineare la grande generosità e il grande cuore dei lombardi: è stata promossa una raccolta di fondi, che ha visto oltre 33.000 donazioni per 53 milioni di Euro, ai quali si sono aggiunti gli oltre 131 milioni di Euro raccolti direttamente dagli ospedali lombardi, utilizzati per l’acquisto di DPI, disinfettanti, attrezzature mediche, respiratori e ventilatori polmonari, ecc.Ogni euro raccolto e speso ha una sua giustificazione, motivazione e rendicontazione.

Ed infine voglio anche ribadire con orgoglio la resilienza dei nostri cittadini lombardi, che hanno in larghissima maggioranza assicurato un rispetto generalizzato delle misure adottate, riducendo così drasticamente le occasioni di contagio e dando prova di grande senso civico.Permettetemi una piccola parentesi su questo tema: a questo buon esito ha contribuito anche la nostra comunicazione istituzionale che però, nonostante uno sforzo eccezionale, qualche consigliere ha comunque trovato il modo di criticare.Mi sia consentito ricordare la costante attività di comunicazione e informazione attraverso i canali di Regione Lombardia e dell’Agenzia Stampa Lombardia Notizie (dal portale, ai social media, alle richieste dirette dei cittadini) e le importanti campagne di comunicazione che, in anticipo rispetto ad analoghe iniziative nazionali e locali (la prima campagna “Coronavirus. Fermiamolo insieme” è partita il 7 marzo), hanno rappresentato un chiaro segno della vicinanza che l’istituzione regionale rivolge ai propri cittadini.

4. Ristabilire la verità dei fatti: l’operato di ARIAEntrando poi nel merito delle tante, troppe polemiche che si sono succedute in questi mesi, vorrei partire dal tema dell’attività svolta da ARIA, la Centrale acquisti regionale, in questi ultimi mesi.

Tutti ricorderete le polemiche e le critiche alla Regione Lombardia, a cui è stata imputata una responsabilità derivante invece dalle indicazioni tardive e spesso contraddittorie che arrivavano dall’OMS e dall’Istituto Superiore di Sanità su tamponi, test sierologici, utilità di mascherine e guanti, ecc.Tutti ricorderete le critiche all’inerzia della Regione Lombardia nel reperire sul mercato e acquistare mascherine, materiali o DPI, dimenticando invece le lunghe attese di indicazioni e provvedimenti del Governo e della Protezione Civile.

In questa situazione, per molti versi paragonabile ad una stagione di guerra in cui le regole consuete non permettevano di trovare soluzioni ordinarie, abbiamo alla fine deciso di fare da soli, perché era indispensabile reagire in tempi rapidi: spesso perciò ho dato ai miei collaboratori indicazioni di procedere quanto più celermente possibile!

ARIA perciò si è fatta carico di svolgere un compito di proporzioni gigantesche, in uno scenario di mercato, nazionale e internazionale, molto complicato.Vorrei qui ricordare, a titolo di esempio, solo alcuni dei principali acquisti effettuati da ARIA in questi mesi, a testimonianza di questa straordinaria mole di attività:

CATEGORIAQUANTITÁIMPORTO (Iva esclusa)Camici chirurgici / impermeabili DPI di terza categoria / grembiuli 28 milioni126 milioni di euro Defibrillatore161880 mila euro Guanti in nitrile 68 milioni3,4 milioni di euro Guanti in vinile51 milioni2,3 milioni di euro Kit per detection molecolare200 mila6,1 milioni di euro Mascherine chirurgiche110 milioni29 milioni di euro Mascherine FFP2 e FFP344 milioni52 milioni di euro Mascherine per uso civile55 milioni7,2 milioni di euroOcchiali protettivi a maschera4,1 milioni8,5 milioni di euro Ossigenoterapia (servizio)23 milioni 39 milioni di euro Tute protettive4 milioni23 milioni di euro Visiere6,7 milioni8 milioni di euro

Per un totale complessivo di acquisti del valore di circa 365 milioni di euro, seguendo le procedure previste e autorizzate dal Governo per affrontare l’emergenza!Un risultato eccezionale, a cui certamente hanno contributo in modo significativo anche le tante imprese lombarde che si sono rese disponibili a riconvertire le loro produzioni, e che in questa occasione vorrei nuovamente ringraziare.

Alla luce di questa enorme mole di lavoro, vorrei perciò spendere una parola per il Dr. Filippo Bongiovanni, che in una fase difficile ha svolto il suo compito di civil servant con passione, competenza e senza mai venir meno all’assunzione delle proprie responsabilità; esempio di una PA che non si muove solo con logiche difensive (per cui “l’operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è morto”), ma che prova ad intervenire e rispondere alle necessità dettate dell’emergenza.

Ed anche in questa fase sono state rispettate le regole dettate dall’emergenza.Stare a guardare prima, e giudicare poi, è lo sport preferito per molti.Io devo solo ringraziare chi si è impegnato allo stremo, ha assunto decisioni non facili, si è assunto responsabilità nell’unità di crisi, nelle società del SIREG, negli ospedali e nelle ATS: ogni tanto sarebbe bene guardare, se non con ammirazione almeno con rispetto, al lavoro di queste persone!

So bene che si sono diffuse opinioni, “spacciate” come certezze, circa il presunto obbligo di Regione Lombardia di fornire DPI a tutti e non solo alle strutture pubbliche: mi spiace, ma non è proprio così!Regione Lombardia non aveva e non ha alcun obbligo di fornire DPI alle RSA, che nella stragrande maggioranza dei casi sono strutture private accreditate, ai MMG, liberi professionisti convenzionati con il Ministero della Salute, agli ospedali privati.Ma proprio per far pronte ad una situazione di grave crisi abbiamo comunque ritenuto, non appena reperiti in numero sufficiente sul mercato, di fornire DPI a RSA e MMG, assumendosi così una responsabilità e un carico di lavoro non dovuto. Dovremo attenderci una inchiesta anche su questo aspetto che ci rimprovera di aver usato il denaro pubblico per soggetti non pubblici?

1. Un attacco politico alla mia persona: la mia completa estraneità ai fatti che mi vengono contestatiIn tale scenario, a seguito di un’inchiesta di Report annunciata con toni scandalistici, si è molto parlato della vicenda “fornitura di camici” divulgata dalla più faziosa informazione con il refrain, ripetuto all’inverosimile: “DAMA, l’azienda del cognato del Presidente Fontana, cui partecipa al 10% sua moglie Roberta”.

Ora se ne sta interessando la Magistratura, che sembrava voler cercare un mio “ruolo attivo” nella fornitura di quei camici; e da pochi giorni ho appreso che mi attribuisce un ruolo nella cosiddetta trasformazione della fornitura da onerosa a gratuita.

In realtà la vicenda è molto semplice ed oso dire banale.Sapevo che DAMA si era dichiarata disponibile a rendersi utile, ad offrire un contributo per rispondere all’emergenza Covid19.Lo aveva già fatto in precedenti occasioni, ed anche la fornitura dei camici rientrava, per me, nell’ambito della predetta disponibilità.

L’assessore Cattaneo aveva interpellato DAMA ed altri imprenditori sul territorio anch’essi disposti a “dare una mano”.Tant’è che alla fine sono state coinvolte nelle forniture tutte e 5 le aziende che avevano dato disponibilità a riconvertire le loro produzioni e quindi produrre camici per il sistema sanitario regionale, con quantità e costi unitari differenti: ad esempio una fornitura di 600 mila camici al costo di 11,20 euro per un totale di 6.720.000 euro, o anche una per 707.223 pezzi al costo di 6 euro per un totale di 4.243.338 euro. Oppure un’altra ditta al costo unitario di 9 euro.Per tutte queste aziende – che ringrazio per quanto fatto per i nostri operatori sanitari – è valsa la medesima procedura attuata per tutti gli acquisti fatti dopo l’autorizzazione del Governo a Regione Lombardia ad utilizzare le procedure semplificate di emergenza.

Dei rapporti negoziali ARIA-DAMA nulla ho saputo fino al 12 maggio scorso, data in cui mi si riferiva che era stata concordata una rilevante fornitura di camici a titolo oneroso. Sono tuttora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto.

Ma poiché il male – così come il bene – è negli occhi di chi guarda, ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni (sono stato facile profeta!) e di considerare quel mancato introito come un ulteriore gesto di generosità.

Non voglio entrare in altri particolari in questa sede: la magistratura sta lavorando proprio su questo punto, ipotizzando, secondo le ricostruzioni della stampa, una diversa ricostruzione relativa ad un mio coinvolgimento nei fatti.

Voglio solo dire fin d’ora che avevo spontaneamente considerato di alleviare in qualche modo l’onere dell’operazione, partecipando personalmente – proprio perché si trattava di mio cognato – alla copertura di una parte di quell’intervento economico. Si è trattata di decisione spontanea, volontaria e dovuta al rammarico nel constatare che il mio legame di affinità aveva solo arrecato svantaggio ad una azienda legata alla mia famiglia.

E così quel gesto è diventato sospetto, se non addirittura losco.Non è vero che la rinuncia al pagamento, definita “donazione” con spirito del tutto irridente e poco nobile, sia dipesa dalla presenza di Report, “che già stava interessandosi alla fornitura camici”.Report in realtà si è palesata con le prime domande sul punto solo il 1 giugno, quando erano già trascorsi 18 giorni!

Io sapevo quel che sapevano tutti: in quel momento vi era una drammatica emergenza, ed era in corso una ricerca spasmodica di presidi di protezione individuale.Ma ribadisco che nulla ho saputo dei rapporti negoziali a titolo oneroso fra DAMA e ARIA fino al 12 maggio: questo ho inteso esprimere quando ho affermato di essere completamente estraneo e ignaro della fornitura onerosa in questione!

Le cose stanno così e rimarranno immutabili nel tempo, a dispetto di chi vuole leggerle diversamente, stravolgendo la verità.Ho più volte ribadito che le critiche alle mie azioni di Governo ed alle mie scelte politiche sono legittime ed anzi doverose, purché tengano conto della verità: solo in questo caso possono essere davvero utili e costruttive.

Non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei famigliari.Il mio coinvolgimento, se di coinvolgimento si può parlare, è quello qui illustrato: nulla di più e nulla di meno, se non il fatto che la Regione Lombardia non ha speso un euro per i 50 mila camici!

5. Riaffermare la verità dei fatti: la gestione dell’emergenzaE questa vicenda è solo l’ultimo tra i tanti temi su cui si è sviluppata e diffusa una certa narrazione pubblica, che vorrei riprendere rapidamente per ribadire la mia posizione e riaffermare la verità dei fatti.

6.1 Diffusione del contagioSin dall’inizio dell’emergenza si è detto che la Lombardia era la regione al mondo con la maggiore diffusione del virus, e certamente una rilettura retrospettiva di certi dati sanitari ci ha fatto scoprire che, fin da gennaio, erano probabilmente attivi nei nostri territori tre ceppi diversi (si vedano i diversi casi di polmoniti acute registrati in quel periodo); studi di istituzioni sanitarie autorevoli come l’Ospedale Niguarda o il S.Matteo di Pavia hanno infatti dimostrato come sulla Lombardia si sia scatenata una vera e propria “pioggia di meteoriti”, che ha assicurato una diffusione ampia e rapida del contagio.

Studi più recenti, come quello dell’Università Vita e Salute – San Raffaele, dimostrano anche che, confrontando i dati di nove grandi ambiti metropolitani occidentali (dall’Ile de France alla Greater London, dalla Catalogna allo Stato di New York), la Lombardia è assolutamente nella media (precisamente al 5° posto) per quanto riguarda i tassi cumulativi standardizzati di mortalità a 70 gg dall’inizio dell’epidemia.Ciò dimostra che queste aree metropolitane regionali sono state, per le loro stesse caratteristiche, le aree del mondo più massacrate dal virus in virtù della concentrazione demografica, del dinamismo economico e sociale, che portano con sè una forte mobilità dei cittadini e delle merci e straordinarie relazioni sociali ed economiche.Questa tragedia ha messo in discussione non solo le nostre abitudini, ma gli stessi paradigmi sociali che credevamo immutabili; ora dobbiamo imparare velocemente da queste drammatiche vicende, per ritrovare la forza e lo slancio per tornare ad essere, insieme, una Comunità che guarda avanti e riprende il cammino.

Il rapporto dell’ISTAT sulla mortalità nel primo quadrimestre del 2020 dimostra come purtroppo l’eccesso di morti colpisce allo stesso modo le province lombarde e quelle emiliane confinanti:nella provincia di Piacenza il tasso di mortalità standardizzato per 100 mila è stato del 240,8%, pressoché identico a quello della provincia di Cremona, che è stato del 242,6%;nella provincia di Parma il tasso di mortalità standardizzato per 100 mila è stato del 133,6%, molto vicino a quello della provincia di Mantova, che è stato del 120,2%.Perché dunque solo il sistema sanitario lombardo viene messo alla berlina?

Una regione densamente abitata, fortemente dinamica, con altissimi numeri di spostamenti intra ed extra regione, con una popolazione di età avanzata (forse un merito non sempre riconosciuto del nostro sistema socio-sanitario?): questi sono i fattori oggettivi, e non paragonabili alle situazioni di altre regioni, che hanno causato una così rapida ed ampia diffusione del virus.

6.2 RSAStessa dinamica per quanto riguarda le RSA.È stata addossata alla Regione la colpa dei tanti anziani deceduti, quando l’OMS già a fine aprile dichiarava ufficialmente che, secondo le stime relative ai paesi europei, quasi la metà delle vittime del Covid-19 si trovava in quelle strutture.Come è stato accertato, la Regione Lombardia non ha dato ordini a nessuno, non abbiamo in alcun modo obbligato le strutture ad ospitare malati Covid.

La relazione della Commissione di verifica sul PAT, che consiglio di leggere, dice bene cosa è successo e fornisce indicazioni preziose su cosa fare.Ovviamente non abbiamo visto, né mi aspettavo, la minima scusa per quanto detto e scritto. Anzi oggi siamo di fronte ad una nuova curiosità: la Regione, prima attaccata per non avere dato regole rigide per le RSA, viene invece accusata oggi di aver prescritto regole troppo rigide….

6.3 TamponiUna parola anche sui tamponi, per ribadire che ci siamo mossi esattamente come ha fatto la Regione Veneto, finché i numeri ce lo hanno permesso e finché le disposizioni governative lo hanno consentito.Quando la curva dei contagi e dei ricoveri in terapia intensiva si sono impennate in pochissimi giorni, è diventato oggettivamente impossibile riuscire a fare tamponi a tutti.Purtroppo, in quei giorni troppe persone si sono sentite sole ed abbandonate dal sistema sanitario, non trovando alcuno che le ascoltasse: riconosco questa nostra inevitabile debolezza dovuta alla tempesta che ci ha travolti , e ne sento il peso e la responsabilità.

6.4 Ospedale in FieraÈ stata poi contestata la realizzazione dell’Ospedale in Fiera, che ricordo è stato interamente finanziato da oltre 5.000 donazioni private e realizzato in tempi record, nel momento in cui la pressione sul sistema sanitario era ai massimi livelli di allerta e le terapie intensive ormai al livello di saturazione e le previsioni sulla evoluzione del contagio in quei giorni, purtroppo drammatiche.E viene criticato il suo sottoutilizzo, quando in tutto il mondo sono state realizzate strutture di emergenza spesso mai nemmeno aperte: 16 strutture ospedaliere temporanee a Wuhan e nel resto della Cina, un padiglione espositivo a Berlino trasformato in un ospedale da 1.000 posti, 10 centri congressi riconvertiti in ospedali negli USA, l’ExCel Centre di Londra trasformato in ospedale con 500 letti, lo stadio Maracanà in Brasile, adibito a ospedale per 900 pazienti, e così via, senza dimenticare quello gemello di Civitanova Marche.

6.5 Zone rosseE non entro invece sul tema dell’istituzione delle zone rosse ad Alzano e Nembro, perché è in corso un procedimento giudiziario e già sono uscite considerazioni importanti.Personalmente tengo a ribadire solo che mi sono sempre attenuto a quanto scritto nella Costituzione, che prevede che solo lo Stato possa intervenire sui diritti individuali e civili per limitarli in fasi emergenziali: prova ne è il fatto che la prima istituzione delle zone rosse fu firmata congiuntamente dai Presidenti delle Regioni con il Ministro della Salute.Ovviamente fino a quando la Regione Lombardia era l’unica a comparire sul banco degli imputati la polemica è stata feroce e violenta (ed anche personalmente ne ho subito le conseguenze), quando invece le responsabilità si sono “spostate” la pressione e l’attenzione sono improvvisamente calate…

1. Un attacco politico all’istituzione regionalePotrei andare avanti a lungo, ed approfondire ancora più nel merito i singoli temi.Ma quello che mi preme sottolineare è il fatto che, a causa di tutti questi attacchi, la Regione Lombardia ha subito un grave contraccolpo a livello di reputazione, con la diffusione di un sentiment negativo nei suoi confronti, arrivando a mettere in discussione un’eccellenza, il sistema sanitario lombardo, unanimemente riconosciuta a livello nazionale e internazionale.

E queste polemiche hanno assunto anche una dimensione politica nazionale.È stata fatta ricadere sulla Lombardia la colpa dei tagli alla sanità operati a livello nazionale negli ultimi anni dai diversi governi che si sono succeduti.Da anni ogni finanziaria dello Stato ha ridotto le risorse per la sanità ed ha imposto riduzione del personale medico ed infermieristico.Ribadisco qui la necessità dell’autonomia nella gestione delle risorse: abbiamo i conti a posto, lasciateci assumere le persone di cui abbiamo bisogno, non solo ora dopo l’emergenza ma sempre!

E’ stato proposto di commissariare la sanità regionale, in un rigurgito statalista e accentratore.

E’ stata attaccata la richiesta di autonomia delle regioni, un percorso già in fase di trattativa avanzata, riproponendo addirittura il tema della revisione, in una chiave neo-centralista, del Titolo V della Costituzione.

E potrei andare avanti a lungo nel ricordare questo dibattito, che ritengo un po’ surreale e che non tiene conto di una evidenza per me molto chiara: pensate cosa sarebbe accaduto se non ci fossero state le regioni ad affrontare l’emergenza sanitaria!

Ma allora servono ancora le regioni nel 2020, a 50 anni dalla loro istituzione (anniversario che festeggiamo proprio quest’anno)?Non voglio rispondere io, ma credo sia utile riprendere alcune parole illuminanti che il Presidente Piero Bassetti ha pronunciato qualche giorno fa proprio in questa aula:“Quando la natura ci ha dichiarato guerra con il Covid19, quando ci siamo trovati di fronte a questioni fondamentali come la salute, la vita, la morte, allora abbiamo riscoperto che ciò che conta sono in primo luogo le comunità primarie. In tale situazione l’efficienza delle istituzioni locali diventa perciò l’oggetto politico prioritario, e si scopre allora che delle Regioni c’è bisogno!”

Come spesso accade in queste circostanze, quando la si butta in caciara pochi resistono alla tentazione di buttar via il bambino insieme all’acqua sporca.Così le opposizioni, invece di fare il loro mestiere nel merito, hanno cominciato ad attaccare in modo strumentale e scomposto me, il mio partito, l’intero centro destra, provando a costruire una narrazione distorta (leghisti buoni da una parte e cattivi dall’altra), finalizzata unicamente a delegittimare la sua leadership.

Ma ciò che mi è dispiaciuto di più è stato l’attacco, da parte di rappresentanti di altre istituzioni e di alcuni media, allo “spirito lombardo”, con quell’atteggiamento di chi che arriva quasi a “godere” delle disgrazie altrui, specie quando a soffrire è il primo della classe. Ce lo ha ricordato bene in alcuni recenti articoli Ferruccio De Bortoli, la cui autorevolezza e credibilità non possono certo essere messe in dubbio.

AFFRONTARE LE SFIDE DEL PRESENTE, IMMAGINANDO IL FUTURO

6. Il contesto e le misure messe subito in atto per fronteggiare l’emergenza Ma oggi sono qui proprio per dare a tutti un messaggio forte: basta polemiche, basta recriminazioni, è ora di guardare avanti, di guardare oltre, di costruire insieme il futuro!

La crisi sanitaria ha modificato radicalmente lo scenario macroeconomico internazionale, con effetti ancora indefiniti sul contesto socioeconomico dei territori.Ed alla crisi sanitaria si sta sommando una crisi economica che ha già determinato una forte contrazione della produzione, con impatti occupazionali ancora mitigati dal massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali.

Secondo una stima di Prometeia, il PIL mondiale per il 2020 deve essere rivisto al ribasso di almeno 3,4 punti percentuali rispetto al 2019, a causa di diversi fattori concomitanti tra cui il deterioramento del mercato del lavoro negli Stati Uniti, un più lento recupero della Cina e un impatto economico del virus sui paesi europei più forte di quanto inizialmente previsto.Per l’Italia, tutti i principali indicatori congiunturali concorrono a delineare un quadro negativo per il 2020, con previsioni di variazioni negative del PIL italiano comprese tra gli 8 e i 13 punti percentuali, e l’andamento per la Regione Lombardia si presume sarà equiparabile.

Fin dall’inizio dell’emergenza abbiamo fronteggiato la crisi cercando di mettere in atto tutte le misure economiche possibili, in particolare sui due fronti più esposti ai colpi della crisi:Sostegno alle imprese per l’accesso al credito e la liquidità, con tante misure concordate e apprezzate dai nostri stakeholders (es. Credito Adesso, Credito Adesso Evolution, Genius, Fondo abbattimenti interessi, ecc.)Cassa Integrazione in deroga: sono state decretate e trasmesse all’INPS oltre 100 mila domande, che hanno impegnato risorse per oltre 680 milioni di euro.

Ma accanto a queste sono tante le misure significative, talvolta anche settoriali o più “piccole”, che abbiamo attuato con uno sforzo eccezionale e a 360°.Non posso certo passarle tutte in rassegna, ma ci tengo a ricordare qualche altro esempio come:la sospensione pagamento dei tributi regionali (Bollo auto, canoni, concessioni);gli interventi mutuo prima casa e spese scolastiche a sostegno delle famiglie, prevedendo un contributo di 500 euro per il pagamento del mutuo prima casa e per l’acquisto di dotazioni tecnologiche per la didattica a distanza dei figli fino a 16 anni;tablet e smartphone per malati COVID: 250 tablet, 500 smartphone (con relative SIM per traffico) destinati agli ospedali lombardi per consentire ai malati in isolamento di comunicare con i propri familiari all’esterno.

1. La responsabilità di un ente di governo: gli investimenti per la ripresaTanto è stato già fatto, ma moltissimo rimane ancora da fare.Come dunque ripartire e rilanciare il motore della Lombardia?Sono profondamente convinto che sia responsabilità di un Ente di governo guidare l’avvio di un nuovo corso, di una ricostruzione economica e sociale che possa porre le basi per lo sviluppo dei prossimi anni.Occorrerà perciò innanzitutto concentrare ogni sforzo e ogni euro disponibile nelle priorità strategiche individuate come determinanti per il rilancio economico e sociale, ponendosi al fianco delle imprese e dei lavoratori in un grande patto sociale per la rinascita.

Regione Lombardia è pronta ancora una volta a fare la sua parte, nel ruolo che le spetta: essere LA Lombardia, la locomotiva del paese.Come si può immaginare un rilancio del paese senza la Lombardia?E la Lombardia è il suo sistema economico, il suo tessuto produttivo, la sua anima sociale: confronto e dialogo con le rappresentanze di imprese e lavoratori sono state in questi mesi, e saranno ancora, uno dei pilastri fondamentali per la ripartenza di tutto il sistema.

In questo scenario di difficoltà economica, l’istituzione pubblica è l’unico soggetto in grado di intervenire con i necessari investimenti per la crescita, come iniezione di liquidità a sostegno del reddito e per far ripartire i consumi, ma soprattutto con le risorse da destinare ad un nuovo sviluppo di tutto il sistema, nella logica di azioni improntate alla filosofia Draghi del “tuttto ciò che serve”.

Noi non possiamo indebitarci per la parte corrente, abbiamo scelto di indebitarci per fare investimenti.Con la l.r. 9/2020 abbiamo già fatto un grande sforzo, mettendo a disposizione per la realizzazione di opere pubbliche strategiche investimenti per 3 miliardi di euro nel triennio 2020-2022, aumentati a 3,5 miliardi di euro con il PdL Assestamento di bilancio 2020-2022.Di queste risorse 400 milioni sono subito disponibili per interventi urgenti e rapidamente cantierabili – 50 milioni alle Province e alla Città metropolitana e 350 milioni ai Comuni per lo sviluppo territoriale sostenibile, opere di efficientamento energetico e per infrastrutture per la connessione ad internet con una procedura semplice ed immediata – mentre le restanti risorse saranno disponibili dal 2021 e destinate ad investimenti strategici regionali.

Un indebitamento per investimenti di oltre 3,5 miliardi, una manovra che senza pudori ho voluto paragonare ad un “Piano Marshall”: abbiamo la possibilità di intervenire per realizzare opere che i diversi territori aspettano da anni, fatemi sapere se conoscete una sola regione che abbia fatto un piano analogo!

7. Semplificare, cioè fidarsi di cittadini e imprese Per realizzare queste opere e rispondere in modo rapido ed efficace alle esigenze di cittadini e stakeholders sono decisive le parole semplificazione e digitalizzazione.La burocrazia ostacola, le norme spesso sono incomprensibili, i vincoli sono insormontabili: occorre ribaltare la prospettiva, partendo da una maggiore fiducia nei cittadini e nelle imprese.Non si può dunque prescindere oggi da un cambio di passo, anche osando qualcosa di dirompente, che vada oltre gli schemi consueti.

Lo dimostra il Pdl semplificazione approvato dalla Giunta e in discussione proprio in questi giorni, che vuole superare la cultura del sospetto con cui la PA spesso guarda i cittadini e le imprese, e scommettere invece sulla fiducia e sulla loro capacità di assumersi responsabilità.Autocertificazioni, tempi certi e ristretti per la conclusione dei procedimenti, una burocrazia più snella, veloce ed efficace, sono tutti ingredienti che rendono la vita più semplice e che consentono anche una maggiore capacità di attrarre investimenti anche a livello internazionale.

8. Le priorità programmatiche nel nuovo DEFR post Covid-19 Occorrerà puntare poi sulla sostenibilità (il Green New Deal) e sulla trasformazione digitale: saranno infatti necessarie nuove infrastrutture materiali e immateriali, investimenti su 5G e BUL, un nuovo approccio alla produzione e ai servizi, anche per superare quel digital divide che affligge ancora troppi territori della nostra regione, se vogliamo dare senso a parole come “smart working”.Il piano Open Fiber è ancora troppo lento: chiediamo con forza di accelerare, perché oggi le disuguaglianze aumentano anche per la mancanza di infrastrutture digitali adeguate.

In questa fase è poi emersa con evidenza l’importanza del sapere e della conoscenza.Ingrediente fondamentale sarà il capitale umano: bisognerà quindi investire nella scuola e nell’università e scommettere soprattutto sulle intelligenze, le energie, la voglia di emergere dei giovani.Da questa crisi si potrà uscire moltiplicando le occasioni, soprattutto per i più giovani, di scommettere sulle proprie idee: siamo di fronte all’occasione di liberare creatività, trovare soluzioni coraggiose non per proteggere lo status quo, ma per dare nuova linfa vitale al tessuto produttivo.

Ricerca e innovazione rappresentano altre importanti chiavi di volta per la ripresa della Lombardia e la sua affermazione nel medio lungo periodo.Fondamentale sarà perciò investire nella ricerca, del pubblico e del privato, perché l’innovazione sia un aiuto per tutti, perché il tessuto delle piccole e medie imprese sia sostenuto ed accompagnato in quel cambiamento necessario per competere nei mercati nazionali e internazionali, perché i benefici di una crescita tecnologica si diffondano in modo più capillare su tutti i territori.

Ultima, ma non ultima, la responsabilità personale, il mettersi al servizio del bene di tutti, la fiducia nella comunità (locale e nazionale) in una logica sussidiaria, e la coesione sociale, che rappresenta il tessuto connettivo della nostra società ed un pezzo essenziale per ripartire insiemeSolo questa resilienza ed una rinnovata coesione sociale potranno consentire di affrontare efficacemente tutte le situazioni di povertà, fragilità, disabilità che inevitabilmente potranno risentire in modo più duro di questa situazione di crisi.

9. Un “tagliando” al sistema sanitario Mi sembra importante anche un rapido affondo sul sistema sanitario, che nei mesi a venire sarà oggetto di riflessioni, anche con il supporto di autorevoli esperti che ringrazio per la loro disponibilità, per far tesoro dell’esperienza maturata, per renderlo ancora più capace di rispondere ai bisogni delle persone e dei territori, per non lasciare nessuno da solo, per essere tutti più sicuri, per continuare a investire in quella eccellenza unanimemente riconosciuta in ambito nazionale ed internazionale.

Nella fase post-emergenziale due priorità guideranno il percorso di lavoro:prepararsi a fronteggiare una eventuale seconda ondata del virus in autunno;assicurare la piena efficienza della sanità “ordinaria”, garantendo la tempestività della diagnostica, della prevenzione e delle cure.

L’articolo 2 del DL 34/2020 prevede per la Lombardia una dotazione di 1.446 posti letto strutturati di terapia intensiva e ulteriori 704 letti di terapia semi intensiva, almeno metà dei quali (352) devono poter essere tempestivamente riconvertiti in letti di terapia intensiva: la rete ospedaliera sarà perciò organizzata sulla base di livelli di bisogno diversi, attivabili in successione nel caso si riproponga un’emergenza.Sono state perciò individuate 16 strutture ospedaliere che abbiano rapporti di collaborazione strutturati con unità di degenza per la gestione della fase post acuta della malattia, così da soddisfare le esigenze riabilitative, specie respiratorie, dei pazienti Covid.In caso di recrudescenza dell’epidemia, le due strutture temporanee realizzate presso gli Enti Fiera di Milano e di Bergamo costituiranno una importante risorsa; in particolare l’ospedale costruito in Fiera verrà perciò costantemente manutenuto per garantirne la rapida attivazione qualora fosse necessario.

Questo piano di emergenza è stato approvato dal Governo nazionale.

Sul fronte della medicina territoriale stiamo lavorando ad una revisione profonda.Un primo importante passaggio è già stato avviato con la recente delibera di Giunta, che mette a disposizione 176 milioni per la sanità territoriale, per assumere 1600 infermieri di comunità, completare il reclutamento delle USCA (ne sono previste 200 in Lombardia), per le attività di assistenza domiciliare integrata e per i nuovi assistenti sociali.

Ed insieme vogliamo fare investimenti consistenti nell’edilizia sanitaria, per dotare i nostri territori di strutture all’avanguardia sia dal punto di vista edilizio che da quello tecnologico e scientifico.

13.    La nostra visione Siamo tutti chiamati ad un salto di qualità.Dobbiamo saper guardare oltre la convenienza diretta di breve periodo, oltre gli appuntamenti elettorali che ci aspettano.Dobbiamo sapere tutti che gli italiani non possono vivere di mance, di bonus.Abbiamo il compito storico di immaginare e costruire ora l’Italia e la Lombardia del domani.

Noi vogliamo costruire per costruire una Lombardia moderna, connessa, coesa, sostenibile, sicura.

Una Lombardia in cui è bello e semplice vivere e studiare.

Una Lombardia in cui la Pubblica Amministrazione è un aiuto e non una barriera alla realizzazione dei propri sogni di vita.

Una Lombardia in cui è semplice lavorare e muoversi.

Una Lombardia in cui tutti i territori sono connessi tra loro ed hanno a disposizione una piattaforma strutturale che permetta loro di correre nella competizione globale.

Una Lombardia in cui la sostenibilità ambientale, l’economia circolare non sono solo parole, o addirittura sono vissute come una limitazione alla crescita, ma rappresentano davvero uno stimolo forte allo sviluppo e alla crescita sociale ed economica.

Una Lombardia in cui la coesione sociale e la sicurezza sono elementi di attrattività dei territori, in cui le aree interne hanno la stessa dotazione di collegamenti digitali delle aree urbane più forti per assicurare una uguaglianza di opportunità e di diritti a tutti i nostri cittadini.

Una Lombardia in cui la ricerca e l’innovazione sono gli strumenti essenziali per continuare ad essere uno dei motori d’Europa. E vogliamo che ricerca ed innovazione siano diffuse, siano uno strumento per tutto il sistema imprenditoriale e non per pochi.I nostri piccoli imprenditori, artigiani, commercianti sono l’emblema dello spirito lombardo, della sua concretezza e della sua umanità: sappiano che la loro Regione non li lascerà da soli, ma li accompagnerà e li sosterrà sempre nel cambiamento.

Una Lombardia in cui si valorizzino le tante eccellenze culturali diffuse nel territorio, in cui si torni ad investire sul capitale sociale ingiustamente tanto disprezzato dai governi, che hanno visto solo sprechi e inefficienze nelle tante associazioni culturali e sociali che sono presenti ed animano la vita delle nostre comunità.

Una Lombardia che sappia concludere le opere infrastrutturali necessarie, dalla Pedemontana al collegamento veloce tra Mantova e Cremona, al collegamento tra Bergamo e Treviglio, al raddoppio delle linee ferroviarie a binario unico, al potenziamento già avviato del trasporto pubblico locale e al prolungamento del sistema delle metropolitane. E’ per questo che proponiamo nell’assestamento la creazione di un forte player che sappia realizzare i progetti in cantiere ed unisca, in un unico progetto, la mobilità su gomma e ferro.

Una Lombardia che guardi alla sanità del futuro costruendo nuovi ospedali all’avanguardia e intervenendo con una manutenzione programmata sulle strutture attuali, per offrire cure d’avanguardia a tutti i cittadini nei diversi territori.

Una Lombardia che guardi alla sicurezza individuale e sociale, perché non può esserci coesione sociale se i cittadini più deboli non si sentono sicuri e sostenuti nei momenti di difficoltà che tutti possiamo passare in certi momenti della vita.

Sappiamo che sono necessarie importanti risorse per questo disegno strategico, cui tutti i nostri assessorati e le loro direzioni sono chiamati.Vogliamo lavorare per progetti strategici e trasversali, individuando priorità e cercando di utilizzare al meglio le risorse, anche in raccordo con le misure nazionali. Non a caso abbiamo costruito il nostro Documento di Indirizzo Strategico (DIS) sulla prossima programmazione europea partendo dalla comparazione dei dati con le 4 Regioni motori d’Europa, per individuare i punti di forza e quelli di debolezza (su cui intervenire), con la “presunzione” di poter essere un benchmark per l’intera Europa.

14.    La dimensione europeaLa Lombardia si è indebitata per fare investimenti, proprio perché pensiamo che si possa ripartire se ripartono le imprese, grandi e piccole.Abbiamo fatto un accordo col Governo per riprogrammare parte dei fondi europei della programmazione 2014-2020 per utilizzarli su due obiettivi: sanità e cassa integrazione.Nonostante questa Regione avesse già impegnato oltre il 90% dei fondi. Lo abbiamo fatto per dare una mano al Paese in un’ottica di leale collaborazione istituzionale.

Con i fondi FSC che ci saranno dati per compensare questa operazione si finanzieranno le misure delle politiche attive del lavoro, la formazione professionale, misure a favore della liquidità delle imprese, investimenti di efficientamento energetico e si stanzieranno fondi per fronteggiare la povertà nel caso di un aggravamento della situazione economica.Abbiamo fatto queste scelte individuando priorità il più possibile coerenti con l’azione di governo, così da massimizzare gli effetti positivi per i nostri cittadini e le nostre imprese.

In questi giorni molto si sta discutendo circa il Recovery Fund: vedremo cosa comporterà sulle altre azioni in programma, a partire dalla programmazione 21-27.Ma vorrei essere chiaro su un punto: una gestione centralistica non riuscirà, come non è riuscita nella scorsa programmazione, a spendere queste risorse.Se vogliamo costruire un paese più forte, dinamico e moderno le Regioni, la loro capacità di spesa e di realizzazione, la loro concretezza è fondamentale.Avanzeremo perciò alla conferenza delle Regioni proposte concrete per rendere i territori protagonisti di un progetto ambizioso per modernizzare l’intero Paese.Non posso a questo proposito non ricordare un altro passaggio importante che ci ha consegnato il Presidente Bassetti:“Anche il nostro regionalismo va ripensato, situandolo in un nuovo orizzonte che non è solo territoriale ma anche funzionale. Un nuovo regionalismo non può infatti non essere sempre più caratterizzato da un lato dall’appartenenza all’Unione Europea e dall’altro dalle promettenti prospettive che si aprono al nostro Paese nel Mediterraneo”.

15. La Regione e i territori Vogliamo costruire questo orizzonte insieme ai territori, perché rifuggiamo ogni idea di riproporre un centralismo a livello regionale.Nella prima parte della legislatura abbiamo svolto incontri istituzionali nelle province lombarde per ascoltare richieste e raccogliere proposte dai diversi territori, ed abbiamo attivato tavoli territoriali e gruppi di lavoro specifici per le singole politiche. E voglio ringraziare anche il Presidente del Consiglio regionale, l’amico Fermi, e tutto l’Ufficio di Presidenza per il lavoro svolto nelle scorse settimane proprio per raccogliere ulteriori spunti e proposte dalle realtà territoriali.

Dopo questa fase di ascolto e di raccolta, alla ripresa in autunno riprenderemo il viaggio nella nostra regione incontrando di nuovo Sindaci, Presidenti di Provincia, presidenti di comunità Montane, stakeholders locali per presentare le iniziative concrete che realizzeremo per ogni realtà territoriale.Una agenda concreta, definita nelle risorse e nei tempi, con cui Regione vuole costruire insieme una nuova normalità lombarda.

Noi abbiamo sempre sostenuto che l’istituzione Regione deve costruire un sistema istituzionale coeso e basato sul principio di sussidiarietà verticale, che semplifichi e definisca le funzioni tra i diversi attori istituzionali a beneficio di cittadini, imprese e della stessa pubblica amministrazione. In questo modo sarà più chiaro individuare chiaramente le responsabilità, così che i cittadini possano esprimere il proprio giudizio premiando o meno i propri amministratori.

16. Conclusione: uno sguardo al futuroMi avvio a concludere.Tanti sono i temi aperti, e tante le preoccupazioni che non possiamo nasconderci: l’autunno sarà duro e difficile, con tensioni sociali, licenziamenti, aziende in crisi, famiglie in grave difficoltà.In questo contesto servono innanzitutto risposte chiare dal Governo sui nodi ancora irrisolti.A settembre ci auguriamo tutti che riprendano a pieno ritmo le scuole e tante altre attività. Questo ci pone di fronte a problemi non risolti: come organizzare le scuole, come organizzare i trasporti, come garantire la sicurezza di tutti.

La Regione è come sempre pronta a fare la sua parte, per surrogare le mancate indicazioni del Governo con proprie linee guide, a partire dal tema della riapertura delle scuole e dei nidi per i bambini dagli 0 – 3 anni, tema quest’ultimo su cui stiamo lavorando con la Conferenza delle Regioni per elaborare rapidamente delle linee guida chiare, concrete ed efficaci.Perché le famiglie e i ragazzi hanno bisogno di conoscere per organizzare la propria vita: è ora che il Governo parli con una voce definita e dia indicazioni semplici e certe!E serve un intervento nazionale anche per scaglionare gli orari di lavoro, di vita delle città se non vogliamo creare una situazione ingovernabile.Non abbiamo ancora avuto risposte, ci auguriamo che si possa riprendere un percorso condiviso.

Ma pur consapevoli di tutte le difficoltà che ci attendono, siamo anche convinti che la fase più drammatica sia alle spalle.Ci sono tutte le condizioni per ripartire in sicurezza, la paura potrà così lasciare il posto alla speranza: il compito che ci attende non è quindi più solo affrontare l’emergenza oggi, ma soprattutto costruire la rinascita di domani.Citando ancora il Presidente Bassetti:“Nei prossimi cinquant’anni la Lombardia dovrà lavorare molto per ricollocare la propria tradizione e il proprio genius loci in un nuovo contesto comunque caratterizzato dalla glocalizzazione, dal superamento della storica contraddizione fra città e campagna, dall’affermarsi, accanto alle autonomie territoriali di sempre più ampie e articolate reti e autonomie funzionali, dal rafforzamento di forme di cooperazione inter-regionale transfrontaliera”.

La Regione Lombardia, come grande istituzione ma soprattutto come insieme di territori che vanno dalla metropoli milanese ai paesi di montagna o della bassa pianura, è solida e unita. Tuttavia, in questo periodo, si è reso evidente che i diversi territori viaggiano a diverse velocità ed insieme di come ciò che succede nel piccolo centro di Castiglione d’Adda sconvolge l’intera regione metropolitana.La Lombardia è l’insieme dei suoi territori, la loro interdipendenza, la loro diversità.In questi mesi abbiamo imparato che anche Milano, che rappresenta la punta di eccellenza, non è autosufficiente, da sola non ce la fa.La Lombardia è davvero un territorio metropolitano nel suo insieme, attraversato da flussi di persone, di merci, di informazioni, di finanza, di pensiero.

Lo diceva con parole acute e profonde un altro autorevole interlocutore, intervenuto qualche mese fa in quest’aula: sto parlando dell’Arcivescovo di Milano Mario Delpini.“La Regione è di più di Milano e richiede a chi l’amministra uno sguardo che non si concentri solo sulla città. L’attenzione mediatica e l’opinione pubblica sembrano concentrate in modo sproporzionato sulla città capitale, mentre una considerazione sapiente e realistica deve valorizzare la dimensione metropolitana e sa interpretare la ricchezza dei territori nella loro varietà.Lasciare che il territorio si trasformi in una grande periferia è un impoverimento antropologico, culturale, economico mortificante”.

È quindi ora necessario alzare lo sguardo, lavorare insieme ai comuni e alle province e puntare a rendere l’intero territorio lombardo una Smartland, esportando anche nelle aree più periferiche ciò che oggi è solo sul capoluogo.Solo una risposta unitaria consentirà di rilanciare la nostra regione e di tornare a promuovere l’attrattività dei nostri territori, facendone riscoprire la bellezza dei paesaggi, le eccellenze culturali, il turismo nelle sue mille forme.

Si riparte dallo spirito “lombardo”, si riparte dalla resilienza e dalla tenacia che hanno contraddistinto la nostra gente in questi mesi, si riparte da quell’ “umanesimo lombardo” di cui sempre l’Arcivescovo Delpini ha ricordato il valore e la tradizione.

La Lombardia deve essere lasciata libera di rialzarsi, ripartire, competere a livello nazionale e nel mondo.L’autonomia è la condizione per ricominciare a correre e per realizzare la nostra grande ambizione: progettare insieme la Lombardia del 2050!

Sono il presidente della Regione Lombardia, sono il Presidente di questa Giunta, sono il Presidente che non si è arreso al Covid-19 che non è arretrato davanti ad una pandemia e non intende arrendersi innanzi a nulla.Intendo guidare con orgoglio, con rinnovato entusiasmo e con immutata responsabilità questa Regione guardando al futuro, guardando all’Autonomia non come mera concessione ma come diritto costituzionale.La Lombardia è libera e come tale va lasciata.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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