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Il Comitato Pace ci scrive “Cas di Magenta verso la chiusura, ne siamo dispiaciuti”

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RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO – È notizia di questi giorni che i due Centri di Accoglienza Straordinaria di Magenta sono avviati alla chiusura, per motivi diversi.
Ne siamo dispiaciuti, perché abbiamo in questi anni conosciuto da vicino gli ospiti e gli operatori dei due Centri, gli uni persone che hanno affrontato con dignità la loro difficile condizione, gli altri persone che hanno messo serietà e dedizione nel loro compito, andando senza dubbio ben oltre quanto previsto dalla convenzione con la Prefettura, ora in scadenza. Valutiamo infatti – e lo diciamo per avere conosciuto da vicino le due esperienze – che nonostante le forti difficoltà logistiche, legate per il CAS di via Casati alle dimensioni del Centro (100 persone) e alla vetustà dell’edificio, e per il CAS Cascina Calderara alla posizione decentrata della struttura rispetto alla città di Magenta, la gestione dei centri sia stata molto positiva, nelle condizioni date.

Dissentiamo in questo dalle posizioni espresse a mezzo stampa a livello politico comunale e regionale: gli elementi di criticità del sistema CAS e SPRAR ci sono, ma sono legati soprattutto alle condizioni imposte
dalle politiche nazionali: blocco dei canali legali di arrivo in Italia per lavoro (cosa che favorisce, questa sì, il traffico di esseri umani e condizioni di rischio inaccettabile per chi si vede costretto, per mille motivi, a lasciare il paese in cui ha avuto la sventura di nascere), tempi lunghi per la definizione dello status di rifugiato, convenzioni affidate a “imprenditori” italiani senza scrupoli. Politiche che, come ben sappiamo, stanno ulteriormente peggiorando, vista la decisione del governo di depotenziare gli SPRAR, il sistema di accoglienza e integrazione in piccoli gruppi, a favore dei centri di maggior dimensione – per giunta dando loro minori risorse e più bassi obiettivi – e di ridurre il numero di permessi di soggiorno accordati, con il risultato facilmente prevedibile di aumentare i problemi.

Ma, si sa, il tema immigrazione/rifugiati è cavallo di battaglia di chi semplifica e distorce la realtà per fini elettorali e di potere (e lo stiamo ripetendo in tutte le sedi, impegnati come siamo nella campagna europea Welcoming Europe).
Ne siamo dispiaciuti, per le modalità adottate dalla Prefettura nel caso del CAS Cascina Calderara, per quanto si sa: tempi ristrettissimi di preavviso, scarse informazioni sul destino delle singole donne. In questo, come in altri casi accaduti recentemente in Italia, ancora una volta stiamo dando un cattivo esempio di gestione del fenomeno migratorio e dei richiedenti asilo, adottando un approccio alle persone non rispettoso dei diritti umani e non all’altezza dei valori che sono patrimonio culturale del nostro paese, così come cristallizzati nella nostra Costituzione, risposta altissima al delirio della seconda guerra mondiale, delle politiche razziste, delle deportazioni e delle persecuzioni che proprio in questi giorni sono oggetto di commemorazione in occasione della Giornata della Memoria.
Ne siamo dispiaciuti perché la presenza dei due CAS a Magenta ha rappresentato, e lo avrebbe utilmente potuto fare ancora, un’ottima occasione di conoscenza e confronto per tutta la comunità.
Entrare in relazione con gli ospiti dei CAS, organizzare eventi pubblici, insomma conoscersi a vicenda, come persone portatrici di storie personali e culturali diverse, consente di uscire dalle dinamiche della propaganda, arrivando a comprendere le ragioni della decisione di partire, conoscere le condizioni del viaggio, apprezzare la voglia di costruire il proprio futuro per il proprio benessere e per il benessere della nuova comunità in cui si è inseriti. I migranti e i richiedenti asilo sono infatti, a nostro parere, una risorsa per la società italiana e il fenomeno, se ben gestito, è un’occasione di crescita sociale e culturale per il nostro paese. Ci piacerebbe quindi che in ognuno dei comuni del nostro territorio ci fosse una presenza strutturata, visibile, in relazione con la
cittadinanza, perché la società del futuro – bisognerà dirlo ai “passatisti” che oggi sembrano andare
per la maggiore – è la società di un mondo più “piccolo” e mescolato.  E non c’è niente di meglio dell’incontro diretto con le persone per vincere le paure e prepararsi.
Ne siamo dispiaciuti, infine, perché non vediamo minimamente affrontata la questione di fondo. Si dice che i Centri non servono più perché, sottinteso “per fortuna”, si è usciti dalla fase di emergenza degli arrivi, ma questo è un punto di vista crudele e cinico. Gli arrivi sono diminuiti solo perché si stanno intensificando le politiche di respingimento, che non condividiamo in nessun modo e che, anche su questo, contraddicono i valori fondanti della nostra cultura e del nostro vivere civile. Non siamo affatto soddisfatti di questa diminuzione degli arrivi, perché sappiamo che fine fanno le persone a cui si sta impedendo di arrivare.

Saremo invece ben felici, se la diminuzione fosse il risultato di adeguate condizioni di vita in tutti i paesi del mondo. Ma finché nel mondo ci saranno aree in cui – per qualunque motivo – vivere è una sofferenza, ci sentiremo in dovere di dare una mano alle popolazioni nel paese di origine (a proposito, ma che fine ha fatto il tanto sventolato “Aiutiamoli a casa loro!”? Forse abbiamo inteso male, si trattava di un “Aiutiamoli A STARE acasa loro”) e ad accogliere chi cerca una vita migliore in Italia.
Ringraziamo dunque gli operatori dei due CAS per il lavoro che hanno fatto e tutte le realtà di volontariato, del mondo della Chiesa e dell’Amministrazione comunale che in questi anni hanno condiviso con noi una visione positiva delle cose e la voglia di fare, per il bene degli ospiti e della comunità tutta di Magenta.
Auguriamo agli ospiti e alle ospiti dei due CAS di poter trovare finalmente una soluzione ai loro problemi e diciamo loro che, per quanto ci riguarda, saranno sempre i benvenuti nel Magentino.
Perché non vogliamo voltarci dall’altra parte, perché vogliamo continuare a Restare Umani, e quindi dalla parte degli ultimi, siano essi italiani o stranieri (l’idea del “prima gli italiani” ci fa inorridire, come il già sentito “prima gli ariani”). E oggi gli uomini e le donne migranti e richiedenti asilo in Italia sembrano proprio essere gli ultimi degli ultimi”.

• Comitato intercomunale per la Pace
• ACLI Zona Magenta e Abbiategrasso
• Coordinamento sezioni ANPI del magentino
• Laboratorio M.U.R.I. – Mischia e Unisci Radici e Identità
• Controvento
• Rete Convochiamoci per la Pace
• Coordinamento Est Ticino campagna Welcoming Europe

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