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Il Castello di Binasco le acque del Ticino- di Giuseppe Casarini

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Come si può leggere da Wikipedia, il Ticinello era un canale difensivo costruito nel 1152 da Castelletto di Abbiategrasso  a Landriano da Guglielmo da Guintellino a difesa di Milano dalle incursioni dei Pavesi alleati di Federico Barbarossa. Dove questo canale prendesse acqua non è certo, ma è possibile che lo facesse direttamente dal Ticino e, in questo caso, in una data anteriore a quella il 1179 o il 1177  storicamente indicata come l’inizio dei lavori  a Tornavento di Lonate Pozzolo per il futuro Naviglio Grande.

Congiunto il Ticino con Abbiategrasso, il Ticinello era un canale irriguo, che proseguiva fino a Casorate Olona da dove continuava fino a confluire nel fiume Lambro Meridionale nei pressi di Landriano.  Il canale Ticinello è tuttora esistente, esso deriva le sue acque, come detto, dal Naviglio Grande presso il nodo idrico di Castelletto di Abbiategrasso, dove comincia anche il naviglio di Bereguardo.  In seguito lambisce Morimondo, Bubbiano, Rosate e Vernate dopodiché attraversa il centro di Binasco dove biforcandosi dà origine al Navigliaccio e sottopassa il Naviglio Pavese.

Successivamente bagna Lacchiarella e tra le frazioni di Mettone e di Casorate Olona (che si trovano poco oltre il centro abitato principale di Lacchiarella), riceve le acque del cavo Rainoldi e poco oltre si unisce alla Roggia Carona. Oggi come un tempo, lo scopo del Ticinello è quello di irrigare i campi: infatti, durante il suo corso il canale alimenta numerose rogge.

E’ parso pertanto interessante  dare uno sguardo anche a questi paesi dove seppure a fatica il Ticino muove le sue acque. Ed ecco Binasco, “culla” del romanzo storico italiano. La nascita del romanzo storico italiano si fa generalmente risalire al 1827, anno della pubblicazione dei «Promessi sposi».

Nell’ambito della storia della letteratura italiana c’è posto anche per la scrittrice torinese Diodata Saluzzo Roero e per Binasco ed il suo castello. Infatti, nel 1819 viene data alle stampe ad opera di questa autrice la novella «Il castello di Binasco» dal netto intreccio e sapore di romanzo storico e che anticipa, anche se di ben diverso spessore letterario, la pubblicazione dei Promessi Sposi e che peraltro ebbe il plauso dello stesso Manzoni che con Diodata esercitò un amichevole scambio epistolare.  La novella racconta la triste sorte di Beatrice Balbo Lascaris-Tenda, detta Beatrice di Tenda che sposò in prime nozze il condottiero Facino Cane e dopo essere rimasta vedova nel 1412 si risposò con Filippo Maria Visconti duca di Milano di molti anni più anni giovane di lei, come descritto da Pietro Verri nella sua Storia di Milano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Così il duca, da Beatrice Tenda, ottenne la ricuperata sovranità di Milano, Pavia, Lodi, Como, Vigevano, Alessandria, Tortona e Novara. A lei doveva tutto, persino l’esistenza, che gli sarebbe sicuramente stata levata, se non aveva il di lei soccorso. Essa con tutto ciò soffrì il trattamento di essere (malgrado l’età sua e la sua virtù) dal marito incolpata d’avergli violata la fede per un giovine cavaliere, nominato Michele Orombello, che era al di lei servizio… Volle il duca che venisse imprigionata in Binasco l’infelice Beatrice Tenda; e il non meno disgraziato cavaliere fu parimenti posto nei ferri. Furono condannati l’una e l’altro a perdere la testa sotto la scure; il che si eseguì in Binasco nell’infausta notte susseguente al giorno 13 di settembre dell’anno 1418. Ci dice il Biglia che il giovine Orombello, lusingato di potere sfuggire il supplicio calunniando la duchessa, preferisse la vita alla virtù, sebbene in fine perdesse e l’una e l’altra; e che la duchessa, avanti il patibolo, da donna forte e virtuosa, rimproverasse la vile colpa all’Orombello…».  Damiamo Muoni, primo estensore di una Storia di Binasco, fece apporre il 13 giugno 1869 una lapide marmorea all’ingresso del castello binaschino, luogo e teatro di tanta crudeltà: «Con turpe sconoscenza ricambiando la illibata fede l’assecurato trono Filippo Maria Visconti spegneva nella notte del 13 settembre 1418 in queste mura l’onoranda consorte Beatrice di Tenda l’orrore del fatto fecondi e ritempri ne’ figli d’Italia gli affetti più puri i doveri più sacri auspice il municipio alcuni oblatori posero».

Questa, come curiosità, la prima pagina e l’incipit di questo lavoro letterario ripreso da Il Raccoglitore ossia Archivj a cura di Davide Bertolotti( Magiera Dott. Enrico)-Milano, 1818 della Tipografia e Calcografia Batelli e Fanfany :  “Il Castello di Binasco.Novella (inedita) di cui li principali avvenimenti ed i personaggi sono tratti della storia del 1360. ( Della contessa Diodata Saluzzo)

 

“ Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle” 

                                                             Dante , Inferno, canto 3.

“Diradavano i primi raggi del sole nascente il cielo molle e rosato della feconda Lombardia, e cadevano perdendosi fra le ombre di una nera profonda selva di frassini antichi. Fra quelle piante scendeva la scabra via, dove or lentamente veniva il Sire di Ventimiglia Orombello sovra un generoso corsiero. Tornando egli da Terra Santa bellicoso pellegrino, portava dipinto sulla sua fronte un amore occulto a tutti i viventi, fonte di melanconici entusiasmi e di arditissime imprese.Non raro in quella nobile età era quell’amore, che nasceva in animo egregio dal plauso dei forti, o della  fama dell’altrui virtù. Ben sapeva Orombello che non lontano dalla immaginosa pittorica spiaggia erano le mura di Binasco signoreggiata dalla contessa di Tenda, e l’invitto cuore, che mai tra pugne non palpitò, palpitavagli fra quelle aure, per lui di una soverchia vita ripiene, perché Beatrice circondavano.”

Il fatto storico di riferimento avvenne non già nel 1360 ma negli anni 1412-1418.

Giuseppe Casarini

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