Recentemente ho partecipato a un webinar formativo tenuto da professionisti del settore per conto di AAPC, l’associazione americana di consulenti politici di cui sono membro (penso l’unico italiano).
Si parlava del futuro delle campagne elettorali digitali nell’era post-Covid.
Che cambiamenti ha imposto la pandemia? Come ci si deve regolare d’ora in poi? Le cose che funzionavano prima funzionano ancora? Quali sono le tendenze che stanno emergendo e di cui bisogna tener conto?
A queste e altre domande interessanti hanno risposto i relatori.
Ovviamente io ho preso tutto con le pinze, dato che l’Italia è un paese latino e quindi ci sono profonde differenze con gli ambienti anglofoni. Una delle cose su cui ho concordato senza batter ciglio è l’importanza che stanno riconquistando le metodologie di fare politica old-style.
Quella che io chiamo “campagna elettorale invisibile”. O quasi.
Il Covid ha dato una spinta ancora più grande al digitale, ma allo stesso tempo ha creato un solco enorme nel rapporto diretto tra candidati, eletti ed elettori.
Il risultato è che molte persone hanno manifestato la necessità di tornare ad avere un contatto umano con i propri rappresentanti.
Chi riesce a fare un salto indietro nel passato, pur senza abbandonare le tecnologie di oggi, può vantare un grande vantaggio competitivo al momento del voto.
Il mio ultimo libro “Elezioni Mortali – 18 tattiche per costruire un consenso di ferro e mettere KO gli avversari politici” va proprio in questo senso.
Matteo Spigolon analista politico e fondatore di Fabbrica Politica