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Dall'archivio:

I veri intolleranti, cari antifascisti abbiatensi, siete proprio voi. Che vi scagliate contro un liberale autentico come Cesare Nai

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“La democrazia è un sistema di regole e di procedure. Se è veramente tale deve accettare la libera espressione di qualsiasi idea, anche di quelle che le sono più lontane e le paiono aberranti. E’ il prezzo che la democrazia paga a se stessa e che la distingue dai regimi autoritari e totalitari. Tutte le leggi, a cominciare dalla Mancino, che impediscono di esprimere le proprie idee o addirittura i propri sentimenti sono leggi liberticide, indegne di una democrazia. L’unico discrimine, in democrazia, è che nessuna idea, sbagliata ma anche giusta che sia, può essere fatta valere con la violenza. 

Non vedo che differenza ci sia fra un sistema democratico che impedisce il diffondersi di idee antidemocratiche (vedi la proposta Boldrini tipicamente ‘fascista’) e un sistema totalitario che impedisce il diffondersi di idee democratiche. Come scrive Flaubert ne L’educazione sentimentale nessun sistema di governo, democratico, totalitario, di diritto divino è legittimo perché si basa su una petizione di principio: l’autoconvinzione di essere l’unico legittimo. Tutti questi sistemi di governo, e altri che si potrebbero citare, non sono, come scrive Flaubert, che finzioni. Nessuna legalità è veramente tale. Faccio notare che la Democrazia nasce da una Rivoluzione violenta, quella francese, in seguito Napoleone si incaricherà di portare la ‘buona novella’ in Europa sulla punta delle baionette. Non vedo perché non possa avvenire il contrario. A meno che non si creda, come è insito in ogni storicismo, che la democrazia sia destinata a essere eterna e sanzioni quindi la fine della Storia”.

Noi speriamo sempre, e da anni in vano, che gli antifascisti di ogni risma e foggia leggano e compulsino Massimo Fini, un intellettuale autenticamente libero e tutt’altro che tacciabile di estremismo (ha scritto per l’Europeo di Tommaso Giglio e Oriana Fallaci, per l’Avanti e oggi per il Fatto Quotidiano), ma ci culliamo in una sorta di utopia. L’utopia di credere o sperare che un certo antifascismo cambi, si evolva. Abbiamo letto, sulla festa di Lealtà Azione, cose abominevoli negli ultimi 7 giorni. Patenti di nazismo distribuite a pioggia, accuse intrise di violenza e intolleranza (quelle sì..), oggi siamo persino arrivati all’ipotesi di scontri violenti, il copione stantio andato in scena negli anni di piombo.

Non ce la fanno e non ce la faranno mai, certi antifascisti italiani, a capire che le idee diverse dalle proprie (anche le più abbiette) hanno diritto di cittadinanza. Non ci riescono proprio a fare autocritica per gli anni tetri in cui i loro progenitori additavano le Brigate Rosse come sedicenti, di quando in Consiglio comunale a Milano (era il 1975) gli antifascisti applaudirono alla notizia della morte di Sergio Ramelli, un ragazzo di 18 anni che aveva l’unica colpa di essere un aderente del Fronte della Gioventù. Oggi come ieri, gli antifascisti radicali si coccolano i violenti dei No Tav (leggete tra le sigle aderenti, troverete chi simpatizza coi rivoltosi della val di Susa), firmano documenti assieme alle associazioni ebraiche salvo poi, ai cortei del 25 aprile, fischiare la Brigata Ebraica incendiando bandiere israeliane. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fanno le pulci a chi si dimostra un autentico liberale come il sindaco Cesare Nai, dimenticando che in NESSUNO degli eventi di Lealtà Azione si è mai verificato un episodio di violenza. Sono i rimasugli posticci di un antifascismo profondo e radicale, che Abbiategrasso ha spesso palesato nella storia recente, ma che ha equivocato pesantemente col pieno diritto di un’Amministrazione pubblica nel consentire che si svolga un dibattito ideale e culturale alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, non sedute spiritiche dove si evocano i fantasmi di Joseph Goebbels.

Il dissenso, così come ogni idea, è naturalmente legittimo. Ma non certo la palese intolleranza agitata da orfani del comunismo e pertinenze di vario genere, che pretendono di dare lezioni di storia dopo che essa stessa si è procurata di evidenziare come la più folle, intollerante, intollerabile e violenta distopia storica sia stato proprio il comunismo, da quello russo passando dalla Cina alla Cambogia di Pol Pot, dove il disegno di costruzione dell’uomo nuovo passò dallo sterminio di un terzo della popolazione.

E queste sarebbero le forze titolate a distribuire patenti di legittimità democratica e di tolleranza? Ma fateci il piacere, direbbe il principe De Curtis. Buona Festa del Sole a tutti, anche ai cari amici antifascisti abbiatensi. Non temete, nessuna parata di nazisti dell’Illinois, oggi e domani in via Ticino.

Fabrizio Provera

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