― pubblicità ―

Dall'archivio:

‘I meriti di Craxi furono largamente superiori ai demeriti’: intervista di Claudio Martelli all’Ansa

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

Ex numero 2, non capi’ effetto caduta Muro che mise in gioco Pds (di Luca Laviola, ANSA)

MILANO – Bettino Craxi “non ha mai smesso di considerare le cose da una prospettiva di sinistra, guardando alla parte piu’ bassa della societa’. Ha sempre sposato un punto di vista che non era quello dell’establishment”. Claudio Martelli a 20 anni dalla morte fa un ritratto che puo’ suonare sorprendente di chi fu presidente del Consiglio – il primo socialista – decisionista e accesamente anticomunista.

 

L’attualita’ di Craxi, secondo l’allora numero due del Psi, e’ in una sorta di sovranismo ante-litteram, ben diverso pero’ dall’attuale. “Che non ci siano piu’ frontiere la considerava un’avventura pericolosa, perche’ l’ordine del mondo si fonda sulle nazioni, ripeteva – dice Martelli all’ANSA -. L’idea di affidare tutto a delle tecnocrazie gli ripugnava”.

E non solo. “Il socialismo liberale pensa che il meccanismo di sviluppo capitalistico va conservato, ma corretto a favore dei lavoratori – dice il ministro della Giustizia e vicepremier a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 -, non piu’ sfrenato, selvaggio e distruttivo come nella fase nascente”. “Questo socialismo manca nella politica italiana – aggiunge Martelli, 76 anni – e anche per questo l’Italia e’ diventata la culla dei populismi e dei sovranismi, in reazione agli eccessi dell’establishment.

Secondo Craxi il mercato unico europeo e le regole di Maastricht dovevano essere accompagnati da misure di eguaglianza, a tutela del mondo del lavoro e dell’intera societa’”.

La memoria, in vista del ventennale della fine in Tunisia nel 2000, fa i conti con il macigno delle due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito dei partiti (per quest’ultimo reato anche Martelli ha avuto 8 mesi). L”esilio politico’ era considerato dalla giustizia e da buona parte dell’opinione pubblica la latitanza di un leader, fino ad allora molto potente, che si era sottratto ai processi. “La Corte dei diritti umani Ue ha bocciato due condanne per mancato rispetto del diritto alla difesa – ribatte Martelli – e per violazione della privacy con intercettazioni e perquisizioni non autorizzate. Gran parte di Mani Pulite oggi andrebbe censurata”.
“L’ascesa di Craxi e’ stata accompagnata quasi subito da una massacrante campagna di denigrazione – sostiene Martelli -.

Diventa Craxi-Mussolini con il fez e gli stivaloni nelle vignette di Forattini, che poi forse si e’ pentito”. Erano gli anni di ‘Bottino Craxi’ e di titoli del settimanale satirico Cuore come ‘Scatta l’ora legale, panico tra i socialisti’. Ma lo stesso ministro Psi Rino Formica parlo’ di “nani e ballerine” che si affollavano nel partito piu’ glamour, con la ‘Milano da bere’.

“Tutti i partiti si sono finanziati illegalmente – ricorda Martelli -: chi dall’Urss, chi con la Cia, chi con le strutture anche ecclesiastiche e c’e’ chi si e’ dovuto arrangiare come i socialisti, rischiando di piu’. Craxi ha avuto un trattamento speciale non perche’ fosse piu’ corrotto, ma perche’ era divenuto il perno del sistema politico”. Inoltre “il Pci, ormai Pds, calcolo’ suo interesse spazzare via i socialisti per occuparne il posto – aggiunge -. D’Alema lo ha detto con una schietta brutalita’: ‘Dovevamo diventare noi il partito socialista in Italia’. Il modo per farlo e’ stata la persecuzione giudiziaria”.

Per Martelli, un ruolo lo avrebbero giocato settori di apparati Usa, che non perdonarono a Craxi la fermezza di Sigonella. Craxi ha pero’ commesso errori. “Il principale, tornare dopo l’esperienza di governo a fare il segretario di partito – spiega Martelli -. Non ne aveva voglia e non se ne occupo’ bene. Altro errore, non capire le conseguenze del crollo del Muro di Berlino. Penso’ che era finito il comunismo, non vide le conseguenze per l’Italia, dove veniva meno la preclusione del passato per il Pci divenuto Pds. E si ostino’ in un’alleanza logora con la Democrazia cristiana, perche’ logora era la Dc”.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi