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++I medici di famiglia lombardi: ‘Ga la fem pu….’

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MILANO  – In Lombardia il mestiere del medico di famiglia è diventato “insostenibile”. I camici bianchi “si trovano esposti in prima linea, rappresentando l’unico reale riferimento per i cittadini per le più varie pratiche amministrative, a volte lontane da qualsiasi attività clinica, allo scopo di surrogare le difficoltà oggettive a contattare le Ats, le Asst, i vari Dipartimenti, l’Inail e l’Inps”.
Finiscono nel mirino di critiche e proteste, sono schiacciati fra l’aumento dei carichi di lavoro e della burocrazia alimentata da Covid. E molti scappano dagli studi. “Sono frequenti gli abbandoni dell’attività professionale, non solo per pensionamento anticipato, ma purtroppo anche per il passaggio ad altre attività di giovani medici. Attività meglio supportate e, soprattutto, meno oggetto di incertezza per il futuro e di inqualificabili campagne denigratorie”.

A denunciare questo quadro è la Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Lombardia, in una lettera indirizzata al presidente della Regione Attilio Fontana e alla sua vice e assessore al Welfare Letizia Moratti. “Questa organizzazione sindacale – scrive il segretario generale Fimmg Lombardia, Paola Pedrini – da tempo si è resa disponibile a discutere in modo costruttivo con la Regione le possibili ipotesi di riordino del sistema delle cure primarie in un momento di estrema difficoltà, e deve registrare che le problematiche da tempo portate all’attenzione dell’assessorato hanno raggiunto livelli di insostenibilità tali da suscitare più movimenti spontanei di protesta nell’ambito della nostra regione, movimenti che hanno visto l’adesione di un grandissimo numero di professionisti e che hanno focalizzato l’attenzione sugli stessi temi già in discussione e rispetto ai quali Regione Lombardia non è intervenuta in modo incisivo”, sostiene.

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