“Mi piace dire che le persone possono cambiare tutto quello che vogliono. E questo vuol dire: qualsiasi cosa nel mondo. È ora di recuperare l’umanità e rimetterla al centro. Mostratemi qualsiasi Paese del mondo, c’è il popolo dentro. Pensate a questo. Senza il popolo non siete nulla”
(Joe Strummer)
22 dicembre 2002, John Graham Mellor lasciava un fottuto mondo che aveva contribuito a rendere migliore. Aveva solo 50 anni e quello fu realmente un giorno di merda. Di quelli in cui senti che la vita ti stia derubando di uno dei beni più cari.
Joe Strummer, lo strimpellatore, ha marchiato indelebilmente la storia del punk, quindi la nostra. Un maledetto infarto, irrispettoso dell’importanza di un uomo mandato dalla provvidenza a smuovere le coscienze.
Sognatore, ribelle, poeta, sperimentatore, libero, sincero. Antesignano. Antifascista vero, senza paura. Strummer, il nostro fratello maggiore, ha dedicato la vita per i movimenti rivoluzionari del mondo e, insieme alla musica che ha segnato un’intera generazione, si è sempre prodigato attraverso progetti sociali per soddisfare i bisogni dei ragazzi nati nei quartieri poveri ai quali sempre ha fatto sentire la sua vicinanza.
Joe è purtroppo la conferma alla regola non scritta per la quale siano sempre i migliori a lasciarci per primi. Perché, il più grande, Strummer lo è davvero.
E chi non ha speso due ore del proprio tempo per guardarsi “Il futuro non è scritto” ha perso un’occasione enorme per elevare il pensiero su traiettorie mai percorse.
Ciao Joe, ci si becca prima o poi. E questa volta la legge avrà la sua sconfitta.
Teo Parini
