― pubblicità ―

Dall'archivio:

I fatti di Civitanova Marche e l’emergenza bullismo. Una riflessione interessante dell’assessore magentino Simone Gelli

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

MAGENTA – In questi giorni la vicenda di Civitanova Marche con il suo drammatico epilogo ha riaperto il dibattito attorno al tema del razzismo nel nostro Paese, ma più in generale, rispetto alla questione – a giudizio di chi scrive ben più grave – dell’indifferenza.

L’argomento ancorché di rilevanza nazionale, ha delle ricadute anche in ambito locale numerose. Non fosse perché  – al di là dell’enfasi mediatica data alla vicenda marchigiana – le cronache purtroppo sono piene di pestaggi, scene di bullismo che vengono poi postate e diffuse tramite i social media. Pubblichiamo volentieri la riflessione dell’Assessore del comune di Magenta Simone Gelli. Quest’ultimo, già vice Sindaco e all’epoca Assessore (tra le altre deleghe) alla Pubblica Istruzione aveva già posto l’attenzione su queste problematiche che hanno toccato, sotto altre forme (per fortuna), anche la nostra città.
Leggo in queste ore, moltissimi commenti sui fatti di Civitanova Marche: mi chiedo se vi siano persone che solo oggi si accorgono della situazione esistente in questo paese. Una settimana fa, un ragazzo, presso la Stazione Centrale di Milano, è stato massacrato di botte, senza che nessuno intervenisse. Ovviamente le riprese con i telefonini ci sono state. Ora, per due anni ho parlato anche dai banchi del nostro Consiglio Comunale di una situazione a livello di sicurezza, mutata in peggio, dopo la pandemia. In pochi, devo essere sincero e non se ne abbia nessuno, hanno voluto aprire un dibattito sulle mie riflessioni, in molti, hanno meramente criticato o fatto spallucce.
Beh, sappiate che anche a Magenta è capitato un caso simile qualche tempo fa, fortunatamente con un epilogo decisamente migliore. Ora, lo sforzo che si è prodotto dopo la pandemia e non ancora concluso, da parte delle forze dell’ordine, è quello di modificare profondamente i protocolli ed il modo di agire, considerate le nuove necessità e le nuove problematiche.
Baby gang, Rapper rivali che costituiscono bande armate che minacciano e sparano, giovanissimi che delinquono e tanto altro sono ormai all’ordine del giorno. Il lavoro a livello psicologico che le diverse forze di polizia ogni giorno debbono sopportare è immenso. Mancano però alcune elementi a mio parere che non possono essere sottovalutati:

1) La certezza della pena per chi commette reati.
2) Norme certe per consentire alla forze dell’ordine di avere, nel solco delle norme, mano libera contro il crimine e contro coloro i quali delinquono.
3) Una scuola con docenti preparati e capaci di insegnare l’educazione ed il rispetto, posto che oggi, l’insegnante dovrebbe essere considerato a tutti gli effetti un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni quando è in classe.
4) Serie politiche che guardino alla famiglia come luogo naturale in cui crescere ed educare le prossime generazioni e che siano a stretto contatto con la scuola e le sue istituzioni.
Sono quattro idee, queste, che però, a mio parere, potrebbero già essere un “quid” in più per chi ogni giorno, sul campo, deve affrontare tutti questi problemi.
Ecco, leggendo i tanti commenti di sdegno, e le tante considerazioni, ora, forse, potrete capire, quanto sia maledettamente difficile, oggi, come dal fine pandemia, parlare e lavorare su un tema, la sicurezza, che è certamente, o almeno dovrebbe esserlo, un punto cruciale per ogni amministrazione ad ogni livello.
Simone Gelli

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi