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Dall'archivio:

“Ho paura di volare!”, intervista a Giuseppe Rescaldina che ci spiega perché non bisognerebbe averne….

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MAGENTA –  Chi ha il timore di volare non riesce a compensare la paura sapendo che statisticamente è più facile fare un incidente in macchina piuttosto che in aereo. Questa grande verità, logica e razionale, non ci basta. Chiediamo di più al dott. Giuseppe Rescaldina, psicologo psicoterapeuta che a marzo terrà un corso proprio su questo tema, insieme al pilota d’aereo Luca Vanossi.

Da che cosa origina la diffusissima paura dell’aereo?

Prima di tutto la condizione di altitudine che si sperimenta quando si è sull’aereo non è fisiologica: l’uomo non possiede le ali. È una paura atavica: stare a 10.000 metri di altezza su un bussolotto di alluminio non è una cosa naturale, a meno che non si svolga un lavoro per il quale è richiesto di volare tutti i giorni. Salire sull’aereo non è qualcosa che facciamo spesso. Esiste poi una variabile più inconscia: staccarsi da terra significa perdere il controllo, fidarsi di qualcun altro e restare passivo all’interno di una situazione.

C’è differenza tra i vari tipi di timore che si possono provare quando si vola?

Sì, i pazienti ansiosi temono di stare male sull’aereo, perché in una situazione di panico desiderano scappare e muoversi. Non potendo uscire da questa condizione, soffrono di claustrofobia. Gli ipocondriaci invece si tranquillizzano più facilmente sapendo che hostess o medici si prenderanno cura di loro, nel caso dovesse servire.

Come si supera la paura dell’aereo?

La soluzione comportamentale sarebbe quella di prendere l’aereo il più spesso possibile, ma ciò non è possibile. È importante allora trasformare la condizione di passività che l’individuo avverte quando è sull’aereo in una di attività, imparando a fare sempre qualcosa quando si è in volo: leggere, parlare, ascoltare musica e così via. Quando una persona ha paura dell’aereo spesso si immagina la situazione che vivrà in quel momento, un momento futuro. L’ansia si basa infatti proprio sul futuro: il paziente ansioso comincia ad avere paura prima, ma la paura non serve prima! Preoccupiamoci solo quando siamo su e ricordiamoci che le fantasie sono sempre più drammatiche della realtà. Un altro consiglio: quando siamo sull’aereo teniamo presente l’obiettivo che vogliamo raggiungere tramite questo viaggio, per esempio il mare che vedremo quando saremo decollati.

Come ci si può rilassare in volo?

È molto importante imparare, nei mesi precedenti, una corretta respirazione, che servirà soprattutto nei momenti di “emergenza”, ovvero nelle situazioni di ansia acuta. Chi ha paura di volare tendenzialmente si agita e cosa fa? Inspirando molto ha l’impressione che le manchi il respiro. Bisogna invece concentrarsi di più sull’espirazione. È fondamentale imparare tecniche di relax da applicare qualche tempo prima del volo.

Quali esercizi vengono proposti in terapia per chi soffre di questa fobia?

Esercizi importanti da fare, che si costruiscono nel tempo, sono quelli basati sul fatto di imparare ad affidarci sempre di più agli altri: non dobbiamo avere noi il dominio su tutto. Sono esercizi di “abbandono”. Poi ci sono gli esercizi di fantasie guidate basati sull’immaginazione; la sensazione di distacco dalla terra – quella del decollo – permette di creare delle immaginazioni piacevoli: mentre le nostre radici rimangono lì, siamo tra le nuvole. Imparando ad usare la condizione che l’aereo ci offre come fantasia (se vogliamo un po’ infantile ma piacevole) fa sì che volare diventi bellissimo! Lasciamo a terra tutti i problemi e andiamo in un’altra dimensione. Per  quanto riguarda invece le persone che hanno avuto precedenti esperienze scioccanti in volo esiste la tecnica dell’EMDR (Eye Movement Desensitization and reprocessing). Personalmente io mi ripeto che se dovesse mai succedere qualcosa mi salverò: è un’illusione che mi fa star bene.

Per informazioni e prenotazioni del corso “Paura di volare” (21 marzo 2020, ore 9.00-13.00): [email protected]; 342.8876266.

Giuseppe Rescaldina è psicologo psicoterapeuta. È stato docente di psicosomatica presso l’Università “Janet Monet” di Bruxelles. È autore di diversi libri, tra cui Il corsivo encefalogramma dell’anima, e dirige l’Istituto di Scienze Psicologiche “Hocus Pocus”, nel centro di Magenta.

Irene Bertoglio è scrittrice, grafologa, rieducatrice della scrittura e perito grafico-giudiziario. Per anni ha gestito una struttura nell’ambito formativo ed educativo. Ha tenuto e tiene numerosi corsi di aggiornamento e innovativi progetti sperimentali nelle Scuole dell’Infanzia, Primaria e Secondaria, soprattutto di prevenzione della disgrafia e di orientamento scolastico e professionale. È autrice di diversi libri, tra cui, con lo psicoterapeuta Giuseppe Rescaldina: “Il corsivo encefalogramma dell’anima” (Ed. “La Memoria del Mondo”). È direttrice dell’Accademia di Scienze Psicografologiche con sede nel centro di Magenta, che organizza corsi e incontri di psicologia, grafologia, calligrafia e non solo (www.psicografologia.wordpress.com). L’autrice è contattabile all’indirizzo [email protected].

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