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Gli scandali toccano anche Accam: la lettera di sdegno dei sindaci

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CANEGRATE-  Attoniti e senza parole. La bufera di arresti e misure cautelari che si è scatenata sulla Lombardia in questi giorni ha provocato l’indignazione di alcuni primi cittadini che hanno scelto di esprimerla in un comunicato congiunto. La loro disamina riguarda un aspetto specifico, ovvero il coinvolgimento dei vertici di Accam, l’azienda cui fa capo il sempre chiacchieratissimo inceneritore  di Busto Arsizio che divide tra chi ne chiede lo spegnimento e chi viceversa lo valuta come una risorsa per il territorio.

I sindaci firmatari sono quelli di Canegrate, Cardano al Campo, Castano Primo, Castellanza, Magnago, Olgiate Olona, Rescaldina e Vanzaghello. “Siamo rimasti attoniti e senza parole – spiegano – alla notizia degli arresti e delle misure cautelari per i vertici di Accam. Ha lasciato sconcertati soprattutto leggere sull’ordinanza di custodia cautelare quanto gli amministratori coinvolti venissero, se il teorema accusatorio fosse confermato, spinti e manovrati con motivazioni che nulla c’entravano con l’interesse dell’azienda, dei soci e soprattutto con la salute e la tutela delle persone”. Insomma, secondo gli estensori del comunicato, Accam sarebbe stata trattata alla stregua di un salvadanaio personale in barba alle esigenze ambientali del territorio.

“Oggi – proseguono – ferisce soprattutto sapere che tutto il lavoro che abbiamo svolto in questi anni, la dedizione e la serietà che i nostri sindaci e i tecnici da noi indicati hanno profuso nell’elaborare un piano che portasse allo spegnimento dei forni e desse anche un futuro per i lavoratori venisse poi in qualche modo inficiato da chi faceva il bello e il cattivo tempo con motivazioni che con la salvaguardia di Accam poco, pochissimo c’entravano”.

In buona misura, i primi cittadini firmatari si sono sentiti traditi da certe condotte e segnatamente da chi le ha poste in essere­.

“Le vicende di oggi- dice ancora la nota – ci fanno sfilare davanti agli occhi bugie, atteggiamenti irriverenti nei nostri confronti e comportamenti, fino a oggi, inspiegabili”.  E dire, fanno intendere, che su Accam si poteva trovare la quadra. E invece adesso guardano con occhi di disincanto tutto quanto relativo a quelle che definiscono “visite eccellenti all’impianto” e “successivi pronunciamenti sul destino e sul rilancio dell’inceneritore”. Che, oggi, spiegano, non sono più qualificabili come “tranquille e semplici valutazioni sui piani industriali”.

L’auspicio finale degli estensori della nota è che “i soci di Accam sappiano opporsi rispetto a chi ha utilizzato la società per scopi personali svilendola e probabilmente compromettendone direttamente il futuro”.

Chiedono per questo che l’attuale consiglio di amministrazione e il presidente del collegio sindacale siano revocati dal loro incarico “auspicando – è la conclusione – e lavorando affinché venga riconosciuta al più presto una compagine societaria coesa sugli obiettivi, con un vertice societario tecnico affinché si vada finalmente a delineare un futuro sostenibile per l’ambiente e soprattutto per la salute dei cittadini”.

Cristiano Comelli

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