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Giuseppe Conte e la panna montata. L’analisi- impietosa e lucida- di Claudio Martelli

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Poco fa abbiamo letto un’analisi, severa ma al solito lucidissima, 

 

Giuseppe Conte è diventato presidente del Consiglio per caso, anzi, per sottrazione, visto che a propiziarne l’ascesa sono state proprio le sue lacune di esperienza politica e di meriti particolari. Secondo Machiavelli nelle cose politiche dove manca il valore occorre la fortuna e quella di Conte è stata così sfacciata da farlo designare premier dal Movimento che aveva vinto le elezioni ma del quale non era dirigente e neanche iscritto. La fortuna consistette in questo, che al tavolo dove i 5 Stelle scrivevano il loro programma di governo c’era anche lui. L’aveva portato seco il suo amico Alfonso Bonafede, entrambi avvocati, che si era fatto accompagnare dal collega più anziano, un poco più esperto di diritto amministrativo per quella parte di programma. Non iscritto, né eletto né candidato al Parlamento – pur ricco di sconosciuti – non essendo nessuno a nessuno poteva far ombra…..
Poi tutto cambia. La pandemia, la paura dei contagi, l’angoscia dei morti, l’emergenza sanitaria, economica, generale urgono e esigono di accorciare la catena di comando, di concentrare i poteri trascurando i controlli diffusi e i contrappesi di una democrazia parlamentare. Rapide le procedure strette le consegne, nelle emergenze si vede chi comanda. Meno naturale che il Consiglio dei Ministri e la sua responsabilità collegiale vengano sospesi, abdicati dall’assunzione di un esorbitante e anticostituzionale abuso del potere decisionale da parte del Presidente del Consiglio con i suoi decreti autocratici, i famigerati DPCM….
La pretesa di difendere la squadra di governo, così com’è compresi quattro cinque ministri totalmente inadeguati, è insensata e grottesca, lunare il rifiuto a fare un tagliando al governo per registrarne obiettivi e risultati dopo aver ignorato tutti gli allarmi sulla seconda ondata di pandemia che ha causato altri ventimila morti e incalcolati danni economici.
È dovere e compito delle forze politiche, di chi governa e di chi si oppone costruttivamente prendere in mano la situazione, assicurare il Paese, le forze produttive, l’opinione pubblica e l’Europa che l’Italia sa cosa fare e come, che non è in balia di una guida solitaria e ondivaga.
Ma Conte non ci sta – replicano da Palazzo Chigi – non accetterà mai di farsi commissariare da Zingaretti, da Di Maio, da Renzi.
Conte non ci sta? Ma quando mai! Basterebbe, basterà, che anche un solo, un unico leader della maggioranza si alzi e annunci: “Se Conte non ci sta ci priveremo della sua compagnia” e si vedrebbe che il signor Conte ci sta – eccome se ci sta! – e come d’incanto si comincerebbe a governare un po’ più seriamente.
Claudio Martelli
Claudio Martelli durante la registrazione della trasmissione televisiva ”Porta a Porta in onda su Rai Uno, Roma 9 gennaio 2020. ANSA/FABIO FRUSTACI

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