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Giulio Tremonti: ‘La politica riprenda il controllo sul sistema finanziario’

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MILANO “Alla base di tutto c’e’ un errore storico: si e’ passati dalla fase della austerity e quella della liquidity”.

Giulio Tremonti, all’indomani dello scoppio del ‘caso Credit Suisse’ analizza in una intervista al “Sole 24 Ore” le cause della nuova crisi e riannoda i fili sparsi di uno scenario fragile che, a suo parere, erano fin troppo evidenti. “Rispetto al 2008 c’e’ una differenza: solo la guerra riduce i rischi di una rottura del sistema finanziario” osserva Tremonti, che ricorda le premesse del quadro attuale. “Nell’agosto 2011 arriva in Italia la lettera dalla Bce, che decreta l’austerity e poi in Grecia la trojka”. Ma da quel momento inizia la stagione della liquidita’, la massa monetaria cresce a dismisura, i tassi vanno sotto zero, ma il quadro nell’ultimo anno e’ cambiato molto rapidamente, facendo emergere i punti deboli. Tremonti – presidente della commissione esteri della Camera – questi aspetti li evidenzia da tempo, e di recente ha pubblicato il libro ‘Globalizzazione. Le piaghe e la cura possibile’, dove le fragilita’ di questa architettura sono evidenziate. L’ex ministro osserva che “se negli Stati Uniti la politica e’ rimasta viva, per la forza delle istituzioni statunitensi, in Europa, e per un perduto decennio, la politica e’ invece quasi morta. Non per caso in Europa non e’ stata fatta, anzi nemmeno e’ stata tentata, una di quelle ‘riforme’ che pure erano oggetto di sistematica domandante retorica politica”.

Le piaghe che si sono abbattute sull’Egitto, secondo la Bibbia, erano dieci. Le piaghe che si stanno abbattendo sul mondo in cui viviamo sono almeno sette: il disastro ambientale, lo svuotamento della democrazia sversata nella repubblica internazionale del denaro, la società in decomposizione, la spinta verso il transumano, l’apparizione dei giganti della rete, la pandemia, la guerra alle porte d’Europa e la crisi nell’approvvigionamento di risorse, dal gas al grano. Ma è un numero destinato a salire: inflazione e recessione, crisi finanziarie, carestie, migrazioni, altre guerre. Tutti anelli sconnessi di una stessa catena, perché non siamo alla «fine della storia» ma alla fine della globalizzazione. Un esito che evidenzia la crisi di trent’anni del modello globalista cui l’Occidente ha aderito acriticamente. Il nuovo libro di Giulio Tremonti è una riflessione sulla deriva delle società occidentali ma anche un appello per evitare il disastro finale attingendo al vecchio «arsenale della democrazia»: «Oggi il rischio è che la divisione prevalga sull’unione, come replica della dividente maledizione dei guelfi contro i ghibellini, che lo smarrimento e la paura prevalgano sulla speranza, che la rassegnazione prevalga sull’orgoglio. E l’urlo sulla voce. Ci sono dei modi per evitarlo: uno è mettere a punto una cura che freni il dominio assoluto del mercato, l’altro è recuperare le risorse e i valori di fondo della nostra comunità».

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