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Dall'archivio:

Giovanni Lami, un politico vero e col sorriso al servizio della sua comunità: ci mancherà (tanto)

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MAGENTA – “Ciao #GiovanniLami sei stato uno dei primi politici con cui mi sono confrontato nella mia storia di cronista. Di te mi ha sempre colpito la grande umanità. La passione che ci mettevi nel fare le cose per la tua città. Eri davvero una bella persona animato da un grande amore per la sua comunità. Amministrare significa servire gli altri e tu penso proprio che quel ruolo lo abbia interpretato al meglio con quella semplicità che era un altro tuo tratto distintivo. Manchi già. #RIP. A proposito, dal Paradiso metti una buona parola per la nostra #Inter.”

Giovanni Lami

Con queste parole, con questo breve ma sentito post che ho scritto di getto, ho voluto subito ricordare la figura di Giovanni Lami venuto a mancare stamani. Giovanni è entrato nella squadra di Luca Del Gobbo nel 2005, nel momento in cui il figlio d’arte di ‘Ciccio’, Alessandro Colucci, dopo un adeguato apprendistato politico in quel di Magenta, aveva spiccato il volo verso il Consiglio regionale. Ale Colucci era un predestinato, tanto che oggi siede in Parlamento, dopo aver fatto valere la tradizione socialista anche come Assessore a Palazzo Lombardia.

Totalmente diversa ma non per questo meno nobile la storia politica del nostro Giovanni. Per lui la dimensione magentina veniva prima di tutto. Non aveva ambizioni politiche nel senso del carrierismo sfrenato. Lui amava lavorare per la sua comunità, era un genuino. Che fosse da Assessore, o da semplice consigliere comunale. O anche da semplice persona che s’interessava al bene della sua città.

Giovanni era tutto questo. Amava i giovani, la scuola, lo sport. Non a caso tutti campi in sui ha dato il massimo nella sua attività politica. 

Quante volte anche dopo il 2012, ovvero, quando era terminato il suo periodo in Giunta con Luca Del Gobbo, ci incrociavamo e la sua domanda era già un programma: “Allora Fabrizio cosa mi racconti ?”. Era l’incipit immancabile per una lunga chiacchierata tra amici sulla nostra Magenta, sull’Amministrazione comunale, su cosa stesse più o meno combinando, ma anche su quella minoranza di cui lui continuava a far parte. Perché la coerenza e la parola data erano un altro dei pregi di Giovanni in un mondo spesso fatto da “barlafuss” (per chi non conosce il Magentino diciamo che non è proprio un complimento…).

Il mandato popolare per lui non era cosa da poco.  Più volte dopo quella maledetta serata di Consiglio comunale del 27 marzo  2013 (vedi articolo sotto di Ticino Notizie a firma dell’amico e collega Fabrizio Provera) incontrandoci gli domandavo: “Ma Giovanni chi te lo fa fare ancora, fai stare in pena la Pinuccia?” Ma lui non mollava, perché aveva un grandissimo rispetto per chi aveva risposto in lui la sua fiducia, ma più ancora perché per lui, la politica era vita.

E come fai a non volere continuare a vivere? Giovanni così è andato avanti, con l’ardore di sempre, una dialettica talvolta anche accesa in Consiglio. Ma dopo le sfuriate, poche per la verità, c’era sempre l’abbraccio ideale e non solo con l’avversario. Uno stile classico della Prima Repubblica e che oggi in molti hanno perso oppure mai conosciuto.

Una volta, a questo proposito, parlandone con Luca Del Gobbo, Sindaco della città dal 2002 al 2012 e oggi Consigliere regionale, raccontava quello che per la Prima Repubblica era il ‘terzo tempo’ del Rugby oggi. Già, perché il papà di Luca e Cristiano a sua volta consigliere comunale, Mario Del Gobbo, da buon toscano focoso,  litigava fino ad un momento prima con il tal consigliere del Pci o del Psi ma poi si andava tutti assieme a mangiarsi una pizza. Amici come e più di prima. Perché alla fine si era lì tutti per la stessa ragione: fare del bene per la propria città. 

Giovanni veniva da quella scuola e si vedeva. Diversamente non si sarebbe impegnato anche dopo le sue dimissioni nel 2016. Lui era e voleva rimanere sempre nel giro. Voleva e lo è stato, un padre politico per tanti giovani. Intendeva mettere la sua esperienza a disposizione di chi voleva mettersi in gioco per la sua Magenta. Probabilmente, perché negli occhi di quei ragazzi, intravedeva la stessa passione, lo stesso ardore che lo avevano portato a fare la sua parte per Magenta.

Giovanni si può dire che c’è sempre stato. Anche in questi ultimi anni tormentati della malattia, il suo sorriso non è mai venuto a mancare. Le passeggiate lungo il Naviglio Grande con la sua Pinuccia, i momenti d’incontro con gli amici – tantissimi – in cui si finiva a parare sempre lì…. 

Con il sottoscritto, vista la conclamata fede nerazzurra, talvolta si cambiava anche registro e si parlava di Inter. Ma lui era un politico nato perché amava la gente e, soprattutto, amava la vita.

Ci siamo sentiti al telefono per una lunga chiacchierata un po’ di mesi fa. Poi ci siamo rivisti in giro per Magenta prima che arrivasse il maledetto virus.

Sorridente, autoironico, sapeva sorridere dei propri guaidi salute, andava avanti con tanta grinta sperando che domani sarebbe stato sempre meglio (cit. Vasco Rossi ‘Vivere’).

ciao Giovanni !

 

F.V.

 

http://ticinonotizie.it/magenta-dramma-in-consiglio-giovanni-lami-colpito-da-infarto/

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