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Geopolitica: il caos libico e le strategie delle grandi potenze

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Sembra di essere tornati indietro di cent’anni e più, quando Tripolitania e Cirenaica erano contese dalle grandi potenze europee, su tutte Italia e Francia, che sulla nazione nordafricana strinsero importanti accordi internazionali.

Per capire l’attuale situazione bisogna conoscere la principale peculiarità di questo Stato:la regione libica è spaccata al suo interno da varie tribù (che noi occidentali chiameremmo minoranze etniche) le quali rivendicano il diritto di mantenere intatte le proprie tradizioni e culture e mirano a prevaricarsi tra loro al fine di ottenere il controllo di tutta l’area. Il maggior merito di Mu’ammar Gheddafi fu proprio quello di riunire sotto un’unica istituzione (la “Repubblica Araba di Libia”), le varie kalibe, garantendo in questo modo stabilità e pace. Caduto il Colonnello per volontà di USA e Francia ecco la guerra civile e quindi il caos.

La situazione attuale:

Ad oggi la Libia è spaccata in due, a Tripoli il governo di Fayez al Serray, riconosciuto dall’Onu e supportato fino a poche settimane fa anche dall’Italia, è sotto l’assedio delle truppe del generale Khalifa Aftar che attualmente occupa la Cirenaica e con essa i più importanti pozzi petroliferi del Paese.

Il governo di Serray è stato imposto dalla comunità internazionale senza avere né l’investitura popolare né l’appoggio dell’esercito. Haftar, che è un generale, gode della stima delle forze armate ed è riuscito a spaccare il fronte internazionale trovando l’appoggio di Francia, Russia ed Arabia Saudita.

La situazione ad oggi è chiara, il governo “legittimo” ormai controlla solo una piccola parte del territorio che va da Sirte a Tripoli, meno del 30% della superficie totale del Paese. Le milizie del generale la fanno da padrona, non solo controllano le coste della Cirenaica, ma anche tutta la parte dell’entroterra. Al Serray è circondato e l’attacco all’aeroporto di Tripoli è solo la prima mossa per un futuro colpo di stato che lo porterà, come il Colonnello nel 1969, alla guida del Paese.

 

Libia terra di conquista

Se pensiamo alla situazione libica come un contesto isolato ci sbagliamo di grosso, essa va inserita all’interno del quadro geopolitico mediterraneo ed è strettamente collegata alla situazione mediorientale.

Conte e l’Italia finalmente danno segnali di appoggio ad Aftar, il controllo della Libia è troppo importante per il nostro Paese: vi sono in primis da preservare e ritrattare gli interessi dell’ENI, successivamente il controllo delle coste libiche è fondamentale per la difesa dei nostri confini meridionali.

La Francia, come già detto prima, ha fin dagli inizi appoggiato il generale per tutelare gli interessi della Total, mentre la Gran Bretagna proverà a riottenere una propria zona d’influenza nel Mediterraneo. Proprio queste tre potenze dovrebbero agire unite e con una strategia condivisa a livello europeo, ma gli interessi nazionali la fanno da padrona e ciò indica, ancora una volta, la debolezza dell’Unione Europea a livello internazionale. Gli Stati Uniti, se rimarranno coerenti con la propria linea isolazionistica, pian piano si sfileranno dal teatro libico lasciando campo aperto alle altre potenze.

Chi sarà allora il nuovo global player della zona? Probabilmente non vi sarà una sola potenza a farla da padrona, ma sia La Cina di Xi-Jinping e la Russia di Putin hanno le risorse economiche e le tecnologie militari per stabilizzare l’area, Pechino ha bisogno di un checkpoint vicino a Suez mentre Mosca aumenterebbe la propria influenza nel Mediterraneo aumentando la pressione sugli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Infine queste due potenze godono dell’appoggio di Israele, partner fondamentale per poter agire nel mare nostrum.

Matteo Grassi

 

 

 

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