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Francesco Prina e la nuova legge sul pane: una (piccola) rivoluzione

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

CORBETTA – Il pane è l’elemento basilare della nostra alimentazione, ancorché con una forte riduzione del suo consumo in atto ormai da anni.

Stando a una ricerca recente di Coldiretti  si è arrivati al minimo storico: ogni persona in Italia consuma in media solo 85 grammi di pane al giorno. 

Il calo – sottolinea la Coldiretti – ha avuto una accelerazione negli ultimi anni con il consumo di pane che nel 2010 era di 120 grammi a testa al giorno, nel 2000 di 180 grammi, nel 1990 a 197 grammi e nel 1980 intorno agli 230 grammi che sono valori comunque molto lontani da quelli dell’Unità d’Italia nel 1861 in cui – ricorda la Coldiretti – si mangiavano ben 1,1 chili di pane a persona al giorno. Il pane – continua la Coldiretti – ha perso addirittura il privilegio della quotidianità con quasi la metà degli italiani (46%) che mangia il pane avanzato dal giorno prima, con una crescente, positiva tendenza a contenere gli sprechi, ma si registra anche un ritorno al passato con oltre 16 milioni gli italiani che, almeno qualche volta, preparano il pane in casa.

Per questa ragione assume una grande importanza la nuova legge sul Pane e la Panificazione approvata alla Camera dei Deputati prima della fine di questa legislatura, il cui relatore è stato il deputato del Pd Francesco Prina, ex sindaco di Corbetta e già consigliere regionale.

“L’iter della legge”, ci racconta Francesco Prina,  “comincia in Commissione Agricoltura: in questa legislatura ho infatti voluto partecipare ai lavori di 2 commissioni: Agricoltura per expo (vicepresidente Parco Sud 2004-2005), poi la Commissione Infanzia e Adolescenza, una commissione interparlamentare per crescita armonica  e felice dei minori. E’ da anni, del resto, che in occasione del Natale vado al Beccaria con don Gino Rigoldi.

L’Iter della legge sul pane comincia col collega e amico deputato Giuseppe Romanini, di Collecchio (Parma), che un giorno entra nel suo abituale panificio e scopre che il pane fresco NON viene tutelato verso la grande distribuzione.

Da lì parte una lunga riflessione, si propone la legge (prima firma Romanini) ma chi fa il relatore è per norma e consuetudine un altro deputato, ossia io. Abbiamo raggiunto obiettivi importanti. Parliamo di un mercato da  7 miliardi di euro, ancora legati al commercio di vicinato che copre fetta importante. 400mila addetti e 25mila imprese. Per una questione di mutamento della nostra dieta il consumo sta calando, ma ancora tiene. La legge ha degli obiettivi, tutelare e promuovere gli artigiani del pane fresco, che si arricchiranno di due aspetti, la dizione pane fresco e della dizione forno di qualità. Passaggio al Senato manca.

Oltre al pane fresco e al forno di qualità, ci sono altre questioni importanti: abbiamo cincorso alla definizione del pane di pasta madre e con pasta madre, specie i pani Dop e Igp; in Italia ci sono 200 denominazioni, 95 nel registro del Ministero Agricoltura.

Siamo in attesa di questa legge dal 2007, ossia dalle famose lenzuolate di Bersani, che demandò la norma a un decreto mai attuato.

Tutela del consumatore e valorizzatore panificatori artigianali. Impegno è fare in modo di approvarlo in Senato, oppure di depositarlo come primo provvedimento della futura legislatura”.

Un passo importante, insomma, è stato fatto. Adesso, nella prossima legislatura, l’iter potrà ricominciare e con l’approvazione in Senato il provvedimento diverrà legge dello Stato, a tutti gli effetti.

 

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