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Francesco De Gregori: ‘Bisognerebbe creare il Ministero del Divertimento’

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“Bisognerebbe creare il Ministero del Divertimento, da affiancare all’attuale Ministero della Cultura”. Parola di Francesco De Gregori, che avanza la proposta in un intervento pubblicato oggi su ‘Affari & Finanza’ di ‘Repubblica’.
      “Quella della musica – scrive il ‘principe’ dei cantautori – è parte integrante della grande industria culturale italiana. Ma che sia ‘industria’ passa con difficoltà nel mondo della comunicazione. Questo accade anche perché manchiamo di una rappresentanza credibile. Altri settori dello spettacolo, penso al teatro, al cinema, alla musica classica, hanno associazioni di categoria che all’occorrenza possono manifestare disagi o esporre rivendicazioni ed ottenere attenzione da parte dell’opinione pubblica e della politica. Pesa anche un equivoco di fondo ed è inutile girarci intorno: noi produciamo divertimento, come ha detto Conte a suo tempo, credo senza nessuna intenzione di offendere. Altri, che pure lavorano come noi su un palcoscenico, sono più accreditati sul piano culturale. Lascio volentieri ai posteri la distinzione fra divertimento e cultura, se Shakespeare o Verdi facessero questo o quest’ altro, ma nel frattempo questa frattura incide in senso negativo sulla nostra possibilità di essere rappresentati come lavoratori facenti parte di un’industria”.
      “È come se, producendo e vendendo divertimento, tutto sommato ci divertissimo anche noi e quindi cosa vogliamo di più? Magari – suggerisce il cantautore romano – bisognerebbe creare un Ministero ad hoc, il Ministero del Divertimento, da affiancare all’attuale Ministero della Cultura, che possa occuparsi anche a noi. Da un anno sono fermi i grandi concerti ma anche i piccoli club, importanti soprattutto per i giovani artisti e per chi ama la musica. Da un anno è tutto fermo e non c’è stato molto clamore per questa mancanza. Del resto la nostra categoria non ha strepitato mai granché, siamo stati consapevoli della necessità di chiudere e non ci siamo messi a fare assembramenti fuori dai locali per richiamare l’attenzione e rivendicare riaperture a tutti i costi. Ricordo solo una civilissima e bellissima manifestazione in piazza Duomo a Milano, con i bauli disposti sul selciato a richiamare l’attenzione sui ferri del nostro mestiere. Ma vi immaginate cosa sarebbe successo se qualcuno di noi, da Vasco a Ligabue, da Sfera a Achille Lauro, si fossero messi davanti a un palazzetto a protestare pubblicamente?  Produciamo lavoro, ricchezza e reddito, siamo ottimi contribuenti a tutti i livelli. Vorrei anche aggiungere che non abbiamo grandi contributi governativi, al contrario di cinema e teatro. Lavoriamo grazie ai biglietti staccati, non grazie a sovvenzioni. E sul nostro lavoro grava un’imposizione Iva del 22%. E che un nostro concerto alimenta un indotto enorme anche se non immediatamente quantificabile.
Da chi vende bibite e panini fino agli alberghi, ai treni, da chi attacca i manifesti a chi li stampa etc etc. Più ci penso e più quella del Ministero del Divertimento mi sembra una buona idea”, conclude Francesco De Gregori.

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