― pubblicità ―

Dall'archivio:

‘Fascisti che non ti aspetti’. Mattia Feltri, Casa Pound e libertà (negate)

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

«Sulla legge dello Stato troneggia una legge privata, opaca e sovranazionale con cui si separano i giusti dagli ingiusti: se ne sono viste poche di robe più fasciste».

 

Mattia Feltri, che da tempo chiamiamo Feltrino, figlio di cotanto padre (Vittorio), ci è sempre dannatamente piaciuto. Ironico, tagliente, usa molto più il fioretto in luogo della clava paterna, peraltro dispensata con immensa sagacia ai fini (quelli paterni) di una identità giornalistica chiara e marcata, alla base dei tanti successi raccolti sin dai tempi in cui Feltri senior diresse Europeo, Indipendente e Giornale.

 

Lisergico, ci vien da definirlo, il Buongiorno pubblicato ieri mattina sulla Stampa, nel quale Mattia Feltri porta riflessione al solito tutt’altro che banale, nonostante in più occasioni si sia schierato apertamente contro gli influssi neofascisti presenti nella società e nella politica italiana: «dopo anni durante i quali da quelle pagine sono state diffuse idee piuttosto repellenti e al limite della legalità, almeno secondo i canoni di una stagione tremula e liberticida (la libertà d’ opinione serve a tutelare specialmente le idee cattive ché a tutelare quelle buone sono capaci tutti)». Feltri jr si chiede giustamente quale sia la colpa addossata a CasaPound e Forza Nuova, se non quella generica di «diffusori d’odio» ma va ben oltre nel ragionamento «capo d’ imputazione accettabile forse nei tribunali di Stalin e applicabile, ben oltre l’ estrema destra, a metà della popolazione attiva online. Niente, la condanna è pronunciata e inappellabile per editto del Re Sole, ossia Mark Zuckerberg, padrone dei social». Il concetto è però chiaro: siccome mister FB ha chiuso le pagine «dei brutti ceffi» nessuno se ne preoccupa e anzi viene vista come una giusta mossa: «toccherà riparlarne quando per identico capriccio si dovessero tumulare pagine più socialmente presentabili. Soprattutto si coglie, stavolta lampante, il paradosso di Facebook e Instagram, aziende private – ormai evolute a servizio pubblico per l’ uso quotidiano di partiti, sindacati, associazioni – che dichiarano inaccettabili pagine espressione di consiglieri comunali, dunque accettabili per la Repubblica».

Proviamo un po’ a rileggere: «Sulla legge dello Stato troneggia una legge privata, opaca e sovranazionale con cui si separano i giusti dagli ingiusti: se ne sono viste poche di robe più fasciste».

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi