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ESCLUSIVO Abbiategrasso/elezioni, il ciclone Luis Balocch ha deciso: ‘Mi candido, al fu par l’orgoglio biegrassin’

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

ABBIATEGRASSO – Pusse fort d’un tempural. Luis Balocch, al secolo Luigi Balocchi, biegrassin di sangue caldo e cuore dialettale temporaneamente domiciliato in Lomellina, dove spesso medita nei boschi, scende in campo. Par Biegrass. Ai elesion da l’an prosim. Decisione che ronzava nell’aria (e nella sua mente inquieta) da tempo, ma che è stata formalizzata in buona sostanza nel fine settimana, quando Balocchi ha partecipato alla presentazione del libro di Barbara De Angeli sui vecchi cortili de Bià, intervenendo a modo suo.

A bocce ferme a mente fredda, ieri il Balocch ha voluto condensare il suo attuale pensiero in uno scritto per Ticino Notizie, nel quale in pratica formalizza la sua candidatura alle Comunali del 2022. Con chi correrà, Balocchi? Qualche idea e contatto ci sono già, ancora embrionali ma ci sono.

Di certo, la sua discesa in campo avrebbe la stessa forza di un tifone. Tifone Balocch, l’è tua l’è mia l’è morta l’umbria. Oppure, come diceva il grande Luciano Prada da Corbetta, ‘se la va ben l’è una crus, se la mal, hin dòo’.

Ecco il documento integrale del Balocch. Da leggere. Anzi, var la pena legial ben.. Sa capis già mo tuscos.

F.P.

 

Sabato scorso ho partecipato, da invitato, alla presentasiòn del liber di Barbara De Angeli, presente il sindaco Cesare Nai e l’assessore Poggi, via Curioni 29. Eravamo nel cortile di quel castello simbolo del nòster biegrass. Ognuno ha dato il suo contributo al bel progetto letterario della De Angeli, ossia al tuffo della memoria in quel Biegrass di pochi decenni fa, quando Biegrass stesso aveva ancora una forte identità locale, fatta di piccole comunità di cortile, operari, contadini, artigiani, osterie. Il Biegrass dove ancora tutti parlavano il dialetto. Si era tutti lì, dunque, a fare i conti con sta memoria. Ma il futuro? Ho detto io all’atto del mio intervento. Bello il passato, bello quel mondo in cui tutti conoscevano nell’altro una parte di se stessi. Ma la nostalgia, la lacrima che spruzza il fiore appassito, beh…a mì la m’interessa pòch e nient! Di Abbiategrasso/Biegrass/Bià, non mi interessano i cinquant’anni dietro, ma i cinquanta che avremo davanti. Pochi giorni fa, a passevi sutta l’alea, e ho visto un nutrito gruppo di asiatici darsi da fare per rimettere in sesto un ristorante, credo di marchio cinese. Da buon biegrassin, che la memoria ce l’ha eccome, sapete cosa ho pensato? Ho pensato a tutte le nostre vecchie osterie, ai bar, ai negozi de Biegrass che invece hanno chiuso o lo stanno per fare! “Varda un puu…” ho pensato “la nostra Gabana, la Cantatagrilla/Cantegrja, il Circulon di vicolo Cortazza…e prima ancora la Cà di Biss, la Ciappana…e ancora quel bar in pee per miracul, quell’altro che chiude…e quel negozio e quell’altro ancora!” Per tagliarla corta: ho detto che la politica abbiatense, tutta, da destra a sinistra,  dovrebbe inventarsi qualcosa per dare una mano concreta per difendere soprattutto i luoghi di quella che io chiamo la vera cultura popolare, la vivente memoria della gente biegrassina! Ho detto che gli abbiatensi/biegrassin hanno bisogno di punti di riferimento della loro identità culturale! Ammiriamo il Castello Visconteo, Santa Maria Nuova, San Peder, la struggente armonia di Piazza Marconi, già piazza del mercaa; e dobbiamo capire che allora come oggi gli uomini, i giovani, hanno un disperato bisogno di punti di riferimento che gli facciano amare questa loro terra (la patria, l’Heimat…). E ho aggiunto che chi ad Abbiategrasso/Biegrass spaccia, si accoltella e via inscì…è un foresto sradicato, un disperato senza memoria né cultura, che, appunto perché tale, della nostra terra gli frega un bel niente. Si comporta qui a Bià come fosse in un qualsiasi suburbio della sterminata periferia milanese! E detto questo avrei voluto proseguire: ma il tempo a me concesso era finito, disemm inscì. Ho concluso dicendo che occorre darsi da fare, combattere con le armi della politica, per ridare al popolo abbiatense/biegrassin l’orgoglio (parola santa!) di popolo, l’amore verso la propria terra. E’ retorica? No, non lo è. C’è chi ha scritto: “difenderemo a tutti i costi questa terra meravigliosa!” Ecco, t’el chì. Facciamolo ora. Se non ora, quando? 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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