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Erin Viancourt – “Won’t Die This Way” (2023) – By Trex Roads

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Qualche anno fa vagando in uno dei tanti gruppi di musica indipendente che seguo sui social, mi sono imbattuto in un pezzo che mi ha davvero conquistato.
Una di quelle canzoni che non puoi ignorare, così dolcemente retrò e dannatamente attuali e poi la voce arriva e cambia tutto. Una voce dall’intensità quasi irreale e con quel calore da cantante soul. Una di quelle che quando arrivano ti accarezzano l’anima e ti fanno sognare.

Il titolo era tutto un programma: Playin’ Old Records.
Ovviamente mi sono messo a fare ricerche, ma niente era un’esordiente e quello era il suo primo singolo. Visto che abito dall’altra parte del mondo, non potevo nemmeno cercarla in qualche locale per andare a vederla dal vivo.
Mi toccava aspettare e dopo qualche altro singolo stupendo, come Cowgirl del 2020, la voglia di ascoltare di più e di vedere come sarebbe stato il suo esordio è cresciuta esponenzialmente.
I concerti si sono susseguiti a un ritmo elevato, d’altronde chi vuole farcela negli States ha le opportunità, ma la vita di strada per un musicista non è facile, anche se penso che poi possa dare delle soddisfazioni incredibili.

Sentire l’effetto che la tua voce e le tue canzoni, quelle che hai scritto magari alle 3 di notte sdraiato sul retro di un bus sopra gli strumenti, hanno sul pubblico deve essere incredibile.
Una sensazione che Erin Viancourt deve aver provato tantissime volte, ma c’è stata una volta che le ha cambiato la vita per sempre.
Non so quando e non so dove, però la sua meravigliosa voce ha raggiunto le orecchie del “Re degli Indipendenti”, Mr. Cody Jinks e da quel giorno la carriera di Erin ha subito una svolta.
Una svolta avvenuta grazie al suo talento sopraffino di songwriter e alla sua voce incredibile, nessuno, per me, lo merita più di lei. Un talento da artista consumata, mentre è solo una giovanissima donna, dall’anima così antica da precorrere i tempi.
Andare in tour con Cody Jinks e l’all star di talenti che lo accompagnano, l’ha migliorata e le ha date l’opportunità di maturare nel sound e soprattutto di diventare la prima artista della “scuderia” del texano: la Late August Records.
Un investimento che Jinks ha probabilmente fatto senza neanche pensarci un secondo. Avrà pensato che l’avventura di diventare la casa discografica di un artista, non poteva avere una partenza migliore.

Ed è così che il primo disco di Erin Viancourt, da Cleveland, Ohio, questo meraviglioso Won’t Die This Way, è anche il primo disco (non di Jinks) della Late August Records.

Se pensate che questa ragazza ha talento dopo aver ascoltato le 13 canzoni di questo disco, ecco sappiate che ne è anche coproduttrice assieme a Kyle Dreaden e quindi è un talento a 360°gradi. La musica è sua e il sound pure, una vera indipendente d’altronde non poteva che farsi notare dal “capo banda” degli Indipendenti odierni, una coppia annunciata.
La musica che sentirete uscire dagli speaker già con la prima, Cheap Paradise, è country fuori dal tempo e dalle mode, un sound leggero e solare che la voce suadente e intensa di Erin non banalizzano ed elevano a grandissimo pezzo. Un’ode ai piaceri semplici della vita vera, quella cantata dal country indipendente.

Crazy in My Mind inizia con quel suono dal sapore honky tonk delle chitarre, un sound suadente di country d’altri tempi, una moderna versione delle grandi del passato. Erin Viancourt ha tutto per diventare, in futuro, anche lei un riferimento.

Chitarre e movimento e una voce che entra dentro l’anima e non ti molla più. Amici una delle mie preferite del lotto: la country rockeggiante Straight Down the Barrel. Da ballare, da cantare e quanto vorrei essere sotto le assi di un palco e sentirla cantare dal vivo.
L’assolo di pedal-steel una vera gemma, ma d’altronde la band che sta alle spalle di Erin è qualità assoluta: sentire le tastiere per credere e il sapore quasi soul del sound.
La ballata Pray è una vetrina per la voce pazzesca della Viancourt, dolce e intensa, il testo non è da meno è si mette in cascina un altro pezzo bellissimo.

Se però devo scegliere la canzone che dovrebbe convincere un amante della musica cantautoriale di qualità ad ascoltare questo disco, la scelta sicuramente andrebbe su Letters to Waylon.
Un pezzo country da leccarsi i baffi, semplice e mai banale e che avrebbe certamente reso orgoglioso il Waylon del titolo (Jennings, nda.). Menzione anche qui per la band: il sound è da lode. Fantastici!
La title track, scritta in collaborazione con Jinks e Kendell Marvel (in pratica due degli autori più leggendari della scena country moderna), è un piccolo capolavoro: intensa, suonata alla grande e una voce incredibilmente espressiva che ci parla della assoluta complessità del cuore umano.
Una canzone che fa trasparire anche le influenze che la Viancourt ha nel suo modo di scrivere: da Jerry Jeff Walker a Patsy Cline e lo fa sempre con personalità e un carattere che non è comune in un’artista così giovane. Per di più al suo esordio.
Un altro pezzo da consegnare ai posteri, così come lo stupendo assolo.
Il primo singolo uscito e cioè Should’ve Known Better ha un incedere quasi epico e diventa poi una splendida canzone fra country e rock americano. Il segreto è sempre la voce, sempre lei: così suadente e allo stesso tempo grintosa, come se in un barattolo di miele aveste aggiunto un peperoncino messicano.
E l’assolo amici? Rock and roll baby!
Un esordio che ho atteso per oltre 3 anni e che ha di gran lunga superato tutte le speranze che avevo di aver trovato una delle mie artiste preferite di sempre.
13 canzoni di una potenza espressiva e poetica senza tempo e cantate con una voce che non può lasciare indifferenti le vostre orecchie e le vostre anime.
Erin Viancourt è un talento come ne nascono pochi, lo si era capito subito dopo il singolo del 2019, ma oggi con questo esordio abbiamo il certificato di origine controllata, timbrato e firmato da Cody Jinks.

Signore e signori volete un album di musica di qualità? Bene non esitate e mettete sul piatto questo disco, diventerete così anche voi fan di un’artista di cui sentiremo parlare a lungo.

Erin continua a cantarci “vecchie canzoni” e non smettere mai.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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