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Effetto Trump: contrasto all’aborto e scontro con l’Olanda

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The Donald toglie i soldi alle ong americane che sostengono l’aborto, l’Olanda propone un fondo internazionale per l’aborto.

Il ministro olandese per la Cooperazione allo sviluppo, Lilianne Ploumen, ha dichiarato: “L’Olanda lancerà l’iniziativa di un fondo internazionale per fornire alle donne, nei paesi in via di sviluppo, l’accesso ad una buona informazione, ai contraccettivi e all’aborto. Perché proibire l’aborto non porterà ad un minor numero di aborti, ma a più pratiche irresponsabili, in luoghi segreti, ed ad una maggiore mortalità materna. Dobbiamo compensare il colpo finanziario il più possibile, con un fondo largamente sostenuto, che possa essere finanziato da governi, aziende de organizzazioni sociali, affinché le donne possano restare padrone del proprio corpo”.

Secondo l’organizzazione Marie Stopes International, questa decisione, nei quattro anni di mandato del presidente Usa, porterebbe ad oltre 6 milioni di possibile nascite non desiderate, ad oltre 2 milioni di aborti clandestini ed alla morte di più di 20mila madri.

I presidenti americani, di parte repubblicana, non sono nuovi ad interventi simili. Questo modus operandi viene detto Mexico City Policy (perché annunciato, la prima volta, durante la Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite sulla Popolazione che si tenne a Città del Messico nel 1984). Policy introdotta da Reagan nel 1985, eliminata dal democratico Clinton nel 1993, fu ripristinata da Bush nel 2001, sa va san dire la eliminò Obama ne 2009.

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Per i democratici americani questa non è ‘la politica di città del Messico’, bensì ‘la regola del bavaglio globale’, Global gag rule, che colpisce ong che non praticano direttamente l’interruzione di gravidanza. Alcune di esse, come Pathfinder International in Massachusetts ed International Planned Parenthood Federation, che forniscono servizi di informazione, in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina, su aborto e contraccezione, nonché sulla prevenzione e trasmissione dell’HIV sono in ginocchio.

Marco Crestani

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