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Effetto Covid sulla birra italiana: persi 1.6 miliardi di euro (e 21mila posti di lavoro)

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MILANO – La pandemia con le restrizioni che ha portato con sè è stata una doccia gelata per un comparto della nostra economia che viveva una stagione felice. Parliamo dell’industria della birra, una filiera che nel 2019 ha generato quasi 10 miliardi di valore condiviso, dato lavoro a 108.338 famiglie e versato nelle casse dello Stato 4,552 miliardi di euro, e che, nei primi sei mesi del 2020, invece, ha visto crollare il valore condiviso di quasi 1,6 miliardi (rispetto alle stime di crescita sul periodo), con una perdita di circa 21.000 posti di lavoro. A scattare la fotografia al comparto è il quarto Rapporto dell’Osservatorio Birra “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys, che ha analizzato tutte le fasi della filiera della birra considerando gli effetti diretti, indiretti e indotti.

Analizzando i primi sei mesi dell’anno è immediato cogliere gli effetti generati dalla crisi sanitaria, che hanno segnato un prima e un dopo per il comparto: dopo un gennaio e un febbraio vissuti col vento in poppa (rispettivamente +7% e +12% per la produzione) tra marzo e giugno è arrivata la gelata su quella che veniva definita la “primavera della birra” con un -22% sulla produzione che ha toccato un picco del -30% tra marzo e maggio, per poi allentare la presa su luglio (+8%) e agosto (+2%). Di riflesso, anche il valore condiviso è crollato, nel primo semestre 2020, del -22,7% (circa 900 milioni di euro) rispetto al primo semestre 2019 e del -34,2% rispetto alle stime fatte sulla base del trend in crescita dei primi due mesi dell’anno. In valore assoluto la perdita è stata quantificata in quasi 1,6 miliardi di euro (1.564), scaricata soprattutto su distribuzione e logistica, con l’Ho.Re.Ca. che da sola perde 1,374 miliardi di euro, pari a 21.016 posti di lavoro in meno lungo tutta la filiera.
Quello che pesa oggi sull’industria della birra sono le forti limitazioni sul consumo fuori casa, che non compensano le vendite della Gdo. Per capire di cosa parliamo basti pensare che a fine 2019 la birra, che veniva da una crescita del 35% in 10 anni, aveva il 36,1% dei consumi concentrati nell’Ho.Re.Ca. e una quota del 63% del valore condiviso che faceva capo a bar, hotel, ristoranti e pizzerie, in virtù di un notevole valore aggiunto.
Lo scorso anno a beneficiare dei 10 miliardi di valore condiviso generato (+3% rispetto al 2018 e pari a mezzo punto percentuale di Pil per intenderci) sono state soprattutto le fasi a valle e a monte della filiera, con la distribuzione e la vendita che hanno fatto la parte del leone (7.388 milioni di euro). In crescita dell’8% rispetto a tre anni prima il contributo alle casse dello stato con 4,5 miliardi di euro tra Iva, imposte e contributi sul reddito e sul lavoro, mentre sul fronte occupazionale, sono stati distribuiti 2,698 miliardi di euro di salari e ha dato lavoro, lungo la filiera, a 108.338 famiglie (con un valore di 31,4 occupati per ogni addetto alla produzione), registrando un aumento del +18% nella capacità di dare occupazione rispetto al 2017.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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